Pietro Corraini – Da Bonvini 1909 a Milano

Mostra personale.
Comunicato stampa
Che fossero disegni sulle pareti delle grotte di Lascaux, incisioni rupestri sui monti della Val
Camonica o tatuaggi come quelli sul corpo di Ötzi, la decorazione ha sempre accompagnato
l’umanità. Possiamo definirla una necessità primordiale più che primitiva. La forza della
decorazione sta nella de-anonimizzazione degli oggetti e degli spazi. Attraverso gli ornamenti
prendiamo possesso delle cose, rendendole degne di attenzione e cariche di identità.
Durante il ’900 si è insinuata un’idea negativa e inappellabile del decoro, una sorta di
ornamentoclastia truffaldina e fuorviante. L’assenza di decorazione diventa uno status symbol per
certe fasce della popolazione, con appartamenti minimali e ambienti senza orpelli, mentre le case
normali si riempiono, come sempre, di soprammobili, oggettini inutili, frambalà, pizzi e merletti.
Ai giorni nostri la standardizzazione dei progetti riporta le persone alla necessità primordiale
del decoro: i nostri cellulari iper-minimali si vestono di cover leopardate e pendagli gommosi e gli
strumenti tecnologici vengono usati per decorare spazi altrimenti anonimi. Le chincaglierie
tecnologiche convivono con noi, assumendo la stessa funzione dei soprammobili: quella del decoro,
del riempimento, dell’empatia. La tecnologia è in molti casi inutile, spesso un vezzo rinunciabile.
La tecnologia è un decoro. Un essenziale ornamento inutile. Immaginiamo una serie di
soprammobili che si ibridano con la tecnologia. Giochiamo a immaginare suppellettili inutili che
“fanno cose” altrettanto inutili e gioiose. Disegnamo ninnoli robotici che ricordino più i
coloratissimi e pacchiani carretti siciliani che la scocca di un computer! La tecnologia è un decoro
e il decoro è divertimento.
In mostra più di sessanta disegni e nove sculture realizzate in collaborazione con Ceramica
Gatti 1928, Massimo Lunardon, TheFabLab.
L’AUTORE
Pietro Corraini è un designer italiano che vive e lavora a Milano. Per lavoro si occupa di
smontare e rimontare progetti di comunicazione visiva e design. Tiene workshop e seminari presso
librerie, festival e spazi museali e dirige il magazine “Un Sedicesimo”. Usa grafica, design, arte e
tutto quello che gli si trova intorno per indagare con ironia definizioni e confini. Ha disegnato agende
che sparano, carri armati che soffiano bolle, stelle colorate, ha usato tubi, manifesti, libri, coriandoli
e fantasia.