Pietro Chevalier – Vedute di Padova e del Veneto nell’Ottocento

Informazioni Evento

Luogo
MUSEI CIVICI AGLI EREMITANI
Piazza Eremitani 8, Padova, Italia
Date
Dal al

Orario 9-19, chiuso i lunedì non festivi, 25 e 26 dicembre, 1 gennaio

Vernissage
29/10/2016

ore 11.30 su invito

Biglietti

solo Musei intero € 10; ridotto € 8, ridotto speciale € 6, scuole € 5 049 8204551

Editori
SKIRA
Artisti
Pietro Chevalier
Uffici stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Generi
arte antica
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Disegnatore, incisore, giornalista e scrittore d’arte, attivo tra Venezia, Padova e Trieste, PIETRO CHEVALIER- spirito innovatore e anticonformista –
testimonia con le sue “guide turistiche” realtà urbane in evoluzione ma anche nuove mode e nuovi riti nel passaggio dal Grand Tour al turismo moderno.

Comunicato stampa

È nel passaggio dal Grand Tour settecentesco, riservato alla giovane élite europea, alle prime forme di un “turismo” più diffuso, che s’inserisce la figura di
Pietro Chevalier (Corfù 1795 - Padova 1864), disegnatore, incisore, giornalista e scrittore d’arte attivo tra Venezia, Padova e Trieste.

Egli fu partecipe di una nuova sensibilità nella rappresentazione dell’immagine urbana, legata certamente a una visione romantica,
ma anche a rinnovate dinamiche sociali, a nuovi modi di visita e di conoscenza delle città e a un mercato editoriale in evoluzione.

Come afferma l'Assessore alla Cultura Matteo Cavatton, “l’acquisto operato nel 1978 dal Comune di Padova di un nucleo consistente di disegni e stampe
di Chevalier, grazie al determinante contributo dell’allora Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, permette di ricostruire – in una bella mostra
ai Musei Civici agli Eremitani, dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 – il processo creativo dell'artista, offrendo nel contempo un'interessante testimonianza dei principali monumenti e delle trasformazioni di Padova e di molte altre città venete nel XIX secolo”.

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Partecipe di un fenomeno ben più vasto italiano ed europeo, fatto di disegnatori, vedutisti e illustratori che andavano incontro alle esigenze di mercato,
Chevalier nei suoi lavori diede spazio al romanticismo, al gusto popolare, allo storicismo, alla ripresa del Medioevo, ma fu attratto anche dall’esotismo, donandoci uno spaccato unico di realtà urbane in evoluzione e di un mondo che stava rapidamente cambiando. Il gusto orientalista, insieme allo spirito risorgimentale,
può richiamare alla memoria la più famosa esperienza di Ippolito Caffi.

Tra i discepoli prediletti di Giannanatonio Selva – titolare della cattedra di Architettura all’Accademia di Belle Arti a Venezia – Chevalier collaborò alla
realizzazione de Le fabbriche più cospicue di Venezia, che uscì nel 1815-1820 a cura dello stesso stesso Selva, di Leopoldo Cicognara e di Antonio Diedo.

Nei fogli che riproducono le vedute veneziane più note, pur cercando spunti personali,
appaiono ancora evidenti il richiamo alla tradizione e il debito del giovane nei confronti soprattutto di Luca Carlevarijs e Francesco Guardi.

Tuttavia il legame di Chevalier con la città lagunare si ripresenta in modo più originale in imprese come Porto franco. Città di Venezia
presumibilmente del 1831, Panorama di Venezia del 1836 (ristampa di Ricordi su Venezia del 1834), Annali urbani di Venezia di Mutinelli (1838) e Siti storici e monumentali (1838), in cui suggerirà al suo editore di dar conto al pubblico di luoghi meno noti e alternativi rispetto a quelli più famosi e conosciuti.

Negli anni venti, a Padova, Chevalier prestò la sua opera per gli editori Gamba – che dall’ottobre del 1811 avevano aperto una libreria in Piazza delle Erbe –
per i quali disegnò, incise e scrisse; è allora che iniziarono a emergere la modernità del suo ruolo e la complessità della sua personalità artistica.

La raccolta Di alcuni principali edificj e situazioni delle provincie venete, pubblicata a Padova nel 1828 -
Cittadella, Oliero, Possagno, Vicenza, la Rotonda di Palladio, Venezia, Verona e Padova sono alcuni dei luoghi rappresentati - ci mostra l’artista
sotto un profilo inedito di illustratore e di autore dei testi che accompagnano le immagini.

“Scrive in un nuovo modo attento anche alle esigenze turistiche – spiega Davide Banzato, curatore della mostra insieme a Elisabetta Gastaldi e a
Vincenza Cinzia Donvito – e dalle sue righe traspaiono conoscenze storiche adeguate a mettere a punto notizie sintetiche ma precise,
spesso arricchite da non banali pareri personali”.

Nell’introduzione della raccolta, gli editori – ma è Chevalier che scrive per loro – individuano anche il “target” al quale l’opera
è rivolta nel “colto pubblico” straniero o “amatore delle cose patrie” a cui si vuole offrire uno strumento agile, di pronta consultazione, senza ampie digressioni
ma con testo succinto: è l’alta borghesia, quella che favorirà la nascita del turismo moderno.

A Padova Chevalier ebbe modo di addentrarsi in un terreno figurativamente molto meno indagato rispetto alla città lagunare, sottolineando
soprattutto il richiamo romantico all’antico: scorrono davanti ai nostri occhi la Tomba di Antenore, il Santo, gli Eremitani, le porte cinquecentesche ecc.
Non manca l'orgoglio per le realizzazioni più recenti, poste su un piano non certo inferiore a quelle antiche
nello sviluppo del tessuto abitato: Ospedale, Macello, Pedrocchi.

Il successivo Memorie architettoniche sui principali edificj della città di Padova, edito nel 1831, è strutturato in itinerari
come una guida vera e propria e le immagini ne costituiscono il corredo.

Qui, come in N. 16 principali vedute della città di Padova pubblicate ancora prima sempre dai fratelli Gamba e nelle più tarde Vedute di Padova
disegnate per Prosperini – in cui si possono apprezzare i progressi tecnici ed espressivi legati al nuovo strumento della litografia – Chevalier percorre
una strada personale nell'intento di far conoscere l'unicità di Padova a un più vasto pubblico di nuovi viaggiatori colti e sensibili.

Veduta reale e veduta ideata ormai si mescolano, così come non mancano espedienti rappresentativi alla ricerca di grandiosità pur nella ridotta dimensione.
Chevalier è ormai consapevole dell’importanza del rapporto stretto tra figura e ambiente (le sue vedute sono spesso animate dalla fitta presenza di un’umanità variegata, intenta nelle più svariate attività) e del dialogo tra gli aspetti naturalistici e quelli monumentali.
Un approccio presente anche nella descrizione di altri luoghi del territorio del Veneto e dell'Italia del Nord, dove ebbe modo di viaggiare e risiedere, come nel caso di Trieste.

Nella città giuliana Pietro si trasferì nel 1840 e vi rimase fino al 1852 per poi fare ritorno a Padova. Erano anni inquieti
dal punto di vista politico e Chevalier non era tipo facile ai compromessi. A Trieste sviluppò soprattutto un’intensa attività editoriale,
collaborando con numerose riviste e fondandone egli stesso di nuove, spesso usando lo pseudonimo Luca de Zaba.

Carattere non sempre conciliante con la politica o le lobby artistiche –
come dimostra l'episodio in cui si rifiutò di modificare le bozze di una sua orazione (presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia)
che non era piaciuta alla consorteria che allora teneva il dominio delle arti – Chevalier vivrà gli ultimi anni in difficoltà.

Dell'attività del periodo padovano ricordiamo Un viaggetto da Venezia a Possagno per Padova, Vicenza, Bassano e ritorno per Treviso pubblicato nel 1860 dai Fratelli Gamba e Il territorio padovano illustrato di Andrea Gloria, primo direttore del Museo Civico di Padova, edito da Prosperini.
Molte delle tavole dell’opera, pur non firmate, grazie ai disegni esposti per la prima volta in questa mostra, possono essere infatti attribuite con certezza a Chevalier, dando conto della ormai sapiente simbiosi tra figura e scenografia: pensiamo alla Porta di Cittadella, a Montagnana, al Catajo, al Palazzo Vescovile di Luvigliano ecc.

Ancora una volta è Padova al centro delle sue attenzioni, la città di cui seppe, meglio di chiunque altro, interpretare l’anima
traducendo in bianco e nero l’unicità del suo passato. Concentrandosi sui luoghi della memoria ne alimentò e interpretò il mito,
legandolo nel modo più compiuto alla realtà quotidiana.

L’esposizione, promossa dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura, è accompagnato da catalogo Skira
e si svolge in contemporanea con la mostra” DOMENIO CERATO- Architettura a Padova nel secolo dei Lumi” allestita invece a Palazzo Zuckermann.