People have the Power #1

Informazioni Evento

Luogo
ANTI GALLERY
Piazza degli Zingari, 3 , Roma, Italia
Date
Vernissage
20/07/2023
Curatori
Barbara Martusciello
Generi
fotografia, collettiva
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Mostra fotografica a cura di Barbara Martusciello in collaborazione con Takeawaygallery.

Comunicato stampa

People have the Power – scrive la curatrice – “è un brano, che fa parte del disco del 1988 Dream of life, scritto da Patti Smith e dall’allora marito Fred Sonic Smith. È una canzone di protesta che, partendo dallo spirito anni ’60, dichiara ottimisticamente la forza positiva dell’unione tra le persone che può fare la differenza nel mondo, portandovi il predominio di un potere buono, capace di infondere valori di giustizia, uguaglianza, pace: <<…una visione più pura…>>, che può <<…capovolgere il mondo…, trasformare la rivoluzione della terra >>.

I singoli soggetti e le comunità ritratte da Fabrizio Borelli, Fabio De Benedettis, Riccardo De Massimi, Stefano Esposito, Fabio Gasparri, Franz Gustincich sono molto differenti per resa, espressività e linguaggio fotografici e compongono una panoramica tra identità e collettività del genere umano inteso come <<popolo>> che ha un suo <<potere>> pur non avendone spesso contezza: è il <<potere>> dell’unicità, dell’umanità, della laboriosità, della resilienza e dell’esistenza e in questo essere nel mondo, ed essere mondo risiede la sua grandezza e la sua forza, soprattutto se e quando dall’uno si rivela e si sa fare moltitudine.”

Questo è il concetto alla base di questa mostra, indicata come prima mappatura sul tema.

Prosegue Martusciello, nel suo testo critico: “Così, ecco la bellezza e la misura dei singoli protagonisti di uno spettacolo di redenzione: Fabrizio Borelli dettaglia le prove della pièce Gli stranieri realizzato nell'ambito del Corso di pedagogia teatrale al Teatro della Casa Circondariale di Terni. Gli attori, da individui, si fanno compagnia su palcoscenico, assumono un’altezza quasi epica in questo impegno corale che dal palco può scendere (o meglio: tornare) nella vita vissuta fuori.

Ecco i ragazzini che si tuffano, e gente che passeggia al tramonto e nello spettacolare controluce di Sunset at Galway in cui semplici attività ricreative e vacanziere, immortalate da Fabio De Benedettis si innalzano a occupazioni esemplari perché paiono citare e rimandarci una intera Storia della Fotografia sul tema, in cui paesaggio e umanità brillano di uno specialissimo bagliore proprio.

Ecco le donne, i bimbi e i popoli coloratissimi di Riccardo De Massimi, eternati fotograficamente con uno sguardo non da turista ma da viaggiatore mosso dal desiderio della conoscenza: empaticamente praticata. Qui l’appartenenza – perché Appartenenze è il titolo della serie in mostra –, che è certamente a determinati nuclei nazionali e ai luoghi, si rivela più ampia, antropologica, etica e persino spirituale: alla Natura, al genere umano che di essa fa parte.

Stefano Carsetti Esposito ha fotografato in Valnerina, nei primi anni Ottanta, un apparente quadretto familiare, vita rurale e senilità serena di una coppia locale che sappiamo nascondere – ma poi svelare – la testimonianza di una saggezza antica e un atto di resistenza in pieno stile People have the Power. Attraverso quello scatto, Carsetti Esposito ci narra tutto ciò, tramite il racconto di una storia vera: <<un giorno giunsero due tizi della Soprintendenza di Perugia che volevano rimuovere quel capitello, fuori la porta in cui erano seduti marito e moglie che abitavano lì. Ebbene: il vecchio entrò dentro casa, imbracciò il fucile e disse loro: ''questo sta qui da 1000 anni!''. I due funzionari, capita l’antifona, salutarono e se ne andarono. Fine>>.

Fabio Gasparri, in un singolo scatto che richiama atmosfere e persino memorabilia vintage, rende la passeggiata di un uomo, sotto un colonnato a Milano, senza tempo. Elegantemente abbigliato, con il giornale aperto in mano mentre avanza, sembrerebbe, con passo deciso, nella prospettiva segnata dal porticato meneghino, sembra un interprete d’altri tempi: un signore tra business ma anche solitudine, un singolo nella moltitudine urbana che normalizza e schiaccia ma in cui riuscire – grazie allo sguardo del fotografo – a ritagliarsi un ruolo rilevante e a restare nella memoria collettiva anche solo attraverso le immagini di un autore – Gasparri, appunto – e nel lasso di tempo di una mostra.

Per ultimo ma non ultimo, Franz Gustincich moltiplica lo sguardo attraverso la riflessione delle persone, delle cose e delle azioni nelle vetrate (finestre delle case a piano terra, vetrine): foto quasi rubate, che sanno mutare quel certo sguardo voyeuristico tipico delle spinte fotoreportagistiche e street-fotografiche in necessità di comprendere e mostrare uno spaccato di vita quotidiana in cui le persone siano eroiche interpreti del proprio destino, anche se meno esemplare e più normale.”

La mostra è la n. 19 della rassegna FotograficaMonti, dal 2019, curata da Barbara Martusciello