Penzo+Fiore – Vetro. Disordine Rigido
La mostra si articola in una serie di lavori che tendono a utilizzare il materiale vetro forzandone la natura e l’inclinazione trasformativa.
Comunicato stampa
E’ un artista solo colui che sa creare un enigma da una soluzione. – Karl Kraus
La Fusion Art Gallery presenta VETRO / Disordine Rigido, mostra personale di Penzo+Fiore, sodalizio artistico nato nel 2009, nel veneziano, tra Andrea Penzo e Cristina Fiore.
PENZO+FIORE – Un Suggerimento
Di B. Fragogna
Artisti, curatori, scrittori, performer, equilibristi, detonatori. Penzo+Fiore sono in primis una creatura mitologica, proto-ermafrodito platonico, bicefalo piumato, una specie di semidio ermetico capace di trasformare decostruttivamente tutto in qualsiasi cosa (cose bellissime e temibili, poetici input di arguzie gravi), di sintetizzare concetti e oggetti e mutarli in discorsi e produzioni piene di senso. Senso intellettuale e sensualità fisica. Calore e ghiaccio, organismo e materia, vetro. Penzo+Fiore sono accurati, intelligenti, selvaggi. Trattano gli opposti forzandone la natura estrema e repulsiva fino a modellarli in soluzioni che ne bilanciano la contraddizione. Il loro rapporto con l’opera è intrauterino e la performance ne è il mezzo espressivo eccellente, è attraverso il corpo, l’unione, la tensione cellulare e il contatto proteso che il fiato/idea sospende e cristallizza. Il loro rapporto con l’opera è architettonico e l’installazione degli elementi nello spazio, come parole scelte in lingue dissimili ne è il pretesto per la costruzione di un discorso coerente e imprevedibile.
VETRO / Disordine Rigido
Di Penzo+Fiore
Il vetro come reperto e materiale storico. Per un muranese il vetro è una materia prima che ha la sostanza dell’immanenza. C’è, c’era, c’è sempre stato. Ha una qualità quasi primordiale e a volte può essere assimilato a qualcosa di antico. Promessa di ricchezza, passepartout per accedere alla nobiltà. Lusinga e gabbia, prigione dorata, allontanarsi dall’isola poteva costare la vita. Qui il vetro stesso, forgiato a stiletto, diventa strumento di morte.
Materiale dal sapore alchemico, contiene in sé il paradosso della trasformazione. Malleabile e liquido prima, rigido e refrattario al cambiamento nel momento in cui diventa finito. E’ trasparente come l’anima, ha la fragilità e l’ineluttabilità della morte. La trasformazione è possibile solo a precise condizioni. Se la temperatura non è giusta la trasformazione diventa rottura, e la ricomposizione diventa sutura.
La mostra si articola in una serie di lavori che tendono a utilizzare il materiale vetro forzandone la natura e l’inclinazione trasformativa. Da un lato l’utilizzo del vetro come barriera nella sua duplice accezione di protezione e di isolamento. Dall’altro la relazione/tensione che il vetro crea nell’incontro con altri materiali: è lui a trasmettere lo stato che gli altri dovranno mantenere nella relazione. Frutto della trasformazione limite diventa invece la rottura, che darà adito al processo di ricomposizione. La ricomposizione però non deve essere in alcun modo occultata, ma rimanere a memoria di ciò che è intervenuto nella storia dell’oggetto. La rottura nel vetro è caratteristica insita nella vita del materiale, è vocazione, soglia minima intravista nell’attimo dell’equilibrio precario. Da qui la partenza di un’ulteriore riflessione sui punti di bilanciamento possibili degli elementi in relazione tra loro.
La mostra sarà inaugurata il 23 giugno. Gli artisti saranno presenti.
Con il supporto di Edizioni Inaudite e Fineco.