Patrizio Serra – Notturni

Informazioni Evento

Luogo
LA FINESTRA SUL LAGO
Via al Porto 3 , San Maurizio d’Opaglio , Italia
Date
Dal al
Vernissage
14/08/2012
Contatti
Email: patrizio.serra@yahoo.it
Sito web: http://www.patrizioserra.com
Biglietti

ingresso libero

Patrocini

promossa dalla Finestra sul Lago e curata dall’artista.

Artisti
Patrizio Serra
Generi
arte contemporanea, personale
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Si tratta di una ventina di lavori ad olio su tela che tendono all’astrattismo, pur rimanendo ancorati al figurativo, dove il paesaggio avvolto dalle tenebre prende forma dalle mille luci artificiali che lo illuminano.

Comunicato stampa

In occasione del festival musicale Un Paese a Sei Corde (in programma fino al 15 settembre), l’associazione La Finestra sul Lago ospita nella sua sede di San Maurizio d’Opaglio (Via al Porto 3 – NO) martedì 14 e mercoledì 15 agosto la mostra “Notturni” di Patrizio Serra, artista e scenografo torinese. L’esposizione, a ingresso libero, è promossa dalla Finestra sul Lago e curata dall’artista.

Si tratta di una ventina di lavori ad olio su tela che tendono all’astrattismo, pur rimanendo ancorati al figurativo, dove il paesaggio avvolto dalle tenebre prende forma dalle mille luci artificiali che lo illuminano. Prendendo in prestito la tecnica a sgocciolamento (dripping) dell’artista Jackson Pollock, gli smalti e le vernici vengono sparsi sulla tela che giace a terra e raccoglie così il colore che le piove addosso dalla mano veloce e sicura dell’artista. Ecco allora che sul predominante colore del blu vanno a posarsi gocce di vernice, pennellate, macchie e strisce dai mille colori, sia chiari sia scuri, che, visti con uno sforzo di fantasia, diventano colline, lune, città, palazzi, lampioni, sagome di persone, automobili. Sono tele autobiografiche, che portano impresse quei ricordi vaghi e non bene definiti di sovrapposti paesaggi notturni, incontrati dall’artista durante le tournée teatrali in giro per l’Italia, nel corso del suo lavoro di scenografo e tecnico di spettacolo. È un viaggio dal sapore un po’ magico quello che sembrano proporre queste tele. Un viaggio anche familiare e riconoscibile, in cui le immagini proposte somigliano ai ricordi sbiaditi dei viaggi notturni che lo spettatore ha compiuto almeno una volta.

«Sapevo che fin dalla prima goccia di colore, dall’iniziale colpo di pennello, il lavoro dedicato alla serie dei notturni non sarebbe finito. Realizzai la prima serie nel 1999, cui seguì una mostra in una galleria torinese nel 2001, (nove tele a smalto di medio formato e circa trenta acquarelli). Le motivazioni che allora mi spinsero, e tuttora in continuo fermento, sono le suggestive e affascinanti atmosfere che caratterizzano il paesaggio notturno, le implicazioni della natura artificiale ormai radicata nel tessuto biologico del paesaggio e le sue relazioni spaziali nel tempo.
Artisti di altre epoche e ismi hanno analizzato il paesaggio seguendo una linea temporale legata al loro periodo storico. Sebbene io sia relativamente conforme a questa corrente di pensiero, nei Notturni non esiste l’iperrealismo della veduta, non è importante la rappresentazione o la testimonianza storica di un luogo preciso, definito dalle coordinate nello spazio/tempo. Esiste invece una probabile località, un presunto luogo indefinito del pianeta (luogo finito), dove è possibile riconoscere in modo soggettivo l’immagine del paesaggio. Ciò presuppone un’atemporalità della veduta stessa, nel senso che posso riconoscere oggettivamente il luogo, la catena montuosa ad esempio, una città o le coste di un golfo o un isola, ma non determinare se ciò che vedo è qui e ora; so che esiste e mi riconosco in questo, ma…
Le strade, le strutture artificiali, gli oggetti, i manufatti stessi immersi nel contesto naturale sono soggetti al mutamento più rapidamente che la natura stessa ed esistono a prescindere dall’osservatore e dai differenti punti di vista.
Nell’istante dell’osservazione nasce un tramite, un ponte tra chi guarda e il quadro, che si protrae nel tempo, una successione di immagini e momenti visivi legati alla sfera metafisica. Se il momento primo coincide con l’immagine – il quadro stesso –, questa ne diventa la causa. E l’effetto non è nient’altro che lo svilupparsi del paesaggio nell’immaginario dell’osservatore. Nei Notturni cerco di dare all’osservatore una posizione di rilievo, cioè la possibilità di immaginare e creare da un pattern comune come è o come sarà il paesaggio nel tempo e dal suo punto di osservazione.
La ricerca di un ordine seppur espressivo all’interno del luogo rappresentato è la consapevolezza topologica del paesaggio reale in un dato istante, che si sovrappone al caotico paesaggio metafisico, una sorta di layers o livelli di paradigma interscambiabili. Questo mi offre la libertà di vagare ad ampio raggio, di analizzare e completare il quadro in modo che l’entropia delle immagini mentali si uniscano con le immagini reali del paesaggio. Un determinismo esasperato nell’istante artistico, forse, ma ha la forza e l’immediatezza del gesto pittorico e la ricerca formale per una nuova estetica della veduta paesaggistica». Patrizio Serra