Paolo Simonazzi – La Terra, l’Emilia, la Luna

Informazioni Evento

Luogo
ROMBERG ARTE CONTEMPORANEA
Viale Le Corbusier , Latina, Italia
Date
Dal al

Lun - Sab 16 - 19:30 | Mattine su appuntamento

Vernissage
15/02/2020

ore 17

Artisti
Paolo Simonazzi
Curatori
Gaia Conti
Generi
fotografia, personale
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Mostra personale.

Comunicato stampa

“Là in quella fetta di terra grassa e piatta che sta tra il fiume e il monte, fra il Po e l’Appennino.”, così come dice Guareschi, là nella Bassa sono ambientate le immagini fotografiche che Paolo Simonazzi presenta alla Romberg Arte Contemporanea di Latina in occasione della mostra “La terra, l’Emilia, la luna”, a cura di Gaia Conti. L’esposizione, che inaugura sabato 15 febbraio 2020, è inserita nell’ambito della rassegna “Carte d’identità” ideata dal gallerista Italo Bergantini e dal critico Gianluca Marziani.
Negli spazi della galleria una selezione di scatti che è a tutti gli effetti una summa di un lavoro corale e didascalico nell’accezione più consistente del termine: uno spaccato visivo di un mondo legato a doppio filo al passato, che ne conserva segni palesi e sbiaditi ricordi.
Un grande affresco, quello di Simonazzi, che abbraccia un arco di tempo lungo diversi anni e che coglie gesti e atmosfere, immortalandole all’interno del riquadro fotografico. Gli emiliani, persone semplici dai modi apparentemente un po' sbrigativi, li racconta nella loro complessità umana e culturale per rimando, attraverso i luoghi, le piazze, i portici, le case, i mestieri, i muri, i paesaggi.
Il titolo della mostra prende liberamente spunto da una canzone di qualche anno fa del progetto musicale del cantautore Vasco Brondi - Le luci della centrale elettrica - nato a Ferrara nel 2007. Insomma, di Emilia se ne respira parecchia. Tutto il fascino di una terra protetta dalla nebbia e dal gelo in inverno e invasa da una fiacca afa in estate; la provincia emiliana, i suoi tempi e ritmi dilatati, la sua commistione di culture e tradizioni distanti molti chilometri tra loro. Sono luoghi persi nell’anonimato, ma pieni d’identità, ambigui, per certi versi, ma aperti a molteplici interpretazioni, e dannatamente veri.
Come piccole incursioni nel racconto d’insieme Bell’Italia, Cose Ritrovate, Mondo Piccolo, Tra la via Emilia e il West, So near so far, Circo Bidone, si snodano nello spazio in un percorso lineare ed elegante composto da quattro immagini per ciascuna serie. L’accento si fa acuto e l’allestimento differente nel caso delle Icons of Liscio, che con il loro magnetico senso del kitsch, si guadagnano un’intera parete per descrivere nel dettaglio il paradigma musicale del piccolo mondo antico che ammicca curioso a una dimensione artistica riconquistata.
A chiudere il percorso, un lavoro che all’Emilia è legato con un fil-rouge di vita vera: Mantua Cuba, un’incursione, con tre cammei fotografici, nella piccola cittadina caraibica di Mantua fondata, secondo i racconti della tradizione orale, da un gruppo di marinai italiani che hanno ricostruito lì il ricordo della patria.
Ogni sequenza, con la sua peculiarità, riesce a delineare con estrema precisione una sfaccettatura insolita grazie ad un acume che difficilmente si riscontra in molti lavori fotografici. L’Italia è raccontata nel riflesso della sua provincia, una visione autentica, originata dall’io più intimo di un occhio fraterno che mette a fuoco la centralità sentimentale degli spazi. Un genere di fotografia che indaga il reale andando oltre la mera cronaca e ponendo grande attenzione alla scena, all’atmosfera, all’anima che si rivela con un ritmo rilassato e sornione.
Lo spazio narrativo di Paolo è il risultato della combinazione di elementi concreti a costruire la strada di una reminiscenza personale, una testimonianza che si definisce con l’infittirsi della nebbia tra i filari della Bassa. La cornice della storia è la storia stessa, una testimonianza fresca e malinconica al contempo che penetra nella profondità del vissuto e delle tradizioni della sua terra.
Guardando questi scatti sento levarsi una ballata evocativa e suggestiva, e quasi mistica, “tra una chiesa, un castello e una strada sterrata” - citando il testo della canzone che ci ha guidato per la mostra - una ritmica sotterranea che scomoda gli astri… e la luna, si sa, fa fare strani sogni.