Paolo Cassarà – Fetish Fashion

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA VIK MILANO
210 Gallery, Via Silvio Pellico 8 , Milano, Italia
Date
Dal al
Vernissage
25/11/2021
Artisti
Paolo Cassarà
Curatori
Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci
Generi
arte contemporanea, personale
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Siciliano d’origine, milanese d’adozione, Paolo Cassarà (1968) lavora con la scultura policroma in resina e terracotta nel ritrarre, con divertita ironia, i cambiamenti del gusto e del costume della società contemporeanea.

Comunicato stampa

PAOLO CASSARA’
Fetish Fashion

a cura di GEL – Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci

25 novembre 2021 - 9 gennaio 2022

Galleria Vik Milano
210 Gallery

opening: 25 novembre dalle ore 18 alle 21
alle h. 19.00 e alle h. 20.00

performance di CATERINA BIANCHI
ballerina solista del Teatro alla Scala

per celebrare la
GIORNATA MONDIALE
CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Siciliano d’origine, milanese d’adozione, Paolo Cassarà (1968) lavora con la scultura
policroma in resina e terracotta nel ritrarre, con divertita ironia, i cambiamenti del gusto e
del costume della società contemporeanea, con un lavoro di raffinata ripresa dei modi, degli
stilemi e dei tratti caratteristici dei protagonisti della società dei consumi e dell’impero ormai
incontrastato del “Fashion System”: modelle, attrici, starlettes, signore bene, dj, ragazze da
discoteca, fanatiche yoghiste, manager rampanti e cocainomani, donne in carriera dalle cui
borsette spuntano, assai eloquentemente, confezioni di antidepressivi, sono le protagoniste
delle sue sculture, quasi a rappresentare i modelli di riferimento di un'estetica diffusa e
pervasiva, in continua trasformazione qual è quella della moda e delll’appiattimento
iperconsumistico della società contemporanea.
Ma non mancano anche le giovani mamme con la testa tra le nuvole che, immerse negli
schermi dei loro telefonini, rischiano di lasciare affogare i loro figli nella vasca da bagno
(“Chatta con me”), o le donne islamiche intabarrate nei loro niqab, che però vanno a fare la
spesa al supermercato ad acquistare verdura, carta igienica e tampax, proprio come le loro
omologhe occidentali (“Happy Shopping Day”). Tutte, in qualche modo, insieme figlie e
vittime di quell’impero della moda e della griffe che ormai imperversa in tutto il globo,
unendo oriente ed occidente, nord e sud.
"Cassarà", scrive la curatrice della mostra, Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, "non demonizza
né demolisce il conclamato potenziale comunicativo del fashion system, piuttosto ne rivela
l’uso improprio del fruitore, l’effetto massivo e distorto che impatta sulle vite fino a
ridiscutere la scala di valori, o per meglio dire disvalori".
A dieci anni dalla sua ultima mostra nel capoluogo lombardo, Paolo Cassarà torna così, con
una sua personale alla 210 Gallery, la galleria d’arte inserita all’interno della Galleria Vik
Milano (il luxury hotel affacciato nel cuore della Galleria Vittorio Emanuele), con una
selezione di alcune tra le sue più rappresentative sculture “storiche” (come la celebre
“Valentina”, del 2013, creata in collaborazione con gli eredi di Guido Crepax ed esposta a
Palazzo Reale), assieme a un corpus di nuove sculture e altorilievi che della moda e della
società dello spettacolo tracciano il volto più fetish e disturbante: dalla gigantesca immagine
di una ballerina, la cui bocca è serrata da un disturbante tappo rosso, a imitazione di un
innocuo sex toy, che richiama però i silenzi sulle differenze di genere presenti ancora nella
società contemporanea, alle fetish-cubiste in tuta di lattice. Chiudono la mostra una serie di
scarpe da donna di diverse fogge e colori, pezzi unici a dimensione reale, a imitazione dei
modelli che affollano le vetrine dei negozi e le cabine armadio delle fashion victim più
intransigenti.
La mostra, inaugurata simbolicamente nella Giornata mondiale contro la violenza sulle
donne (il cui simbolo è una scarpa rossa, proprio come i modelli in terracotta policroma
realizzati dall’artista), sarà accompagnata da una performance di Caterina Bianchi, ballerina
solista del Teatro alla Scala, che sfiderà gli stereotipi di genere tracciando una danza con
una simbolica fascia rossa a coprirle le labbra, richiamo ai troppi non detti e ai silenzi sul
tema della violenza di genere.