Paola Serino – Circus crew
Le fotografie che compongono il lavoro non vengono impregnate di enfatizzazione alcuna: dalla luce - sempre molto omogenea - alle posture in cui vengono colti gli artisti circensi, tutto è assorbito da una presa del reale ordinata e ben calibrata.

Informazioni
- Luogo: AOCF58 GALLERIA BRUNO LISI
- Indirizzo: Via Flaminia 58 - Roma - Lazio
- Quando: dal 31/03/2014 - al 18/04/2014
- Vernissage: 31/03/2014 ore 18,30
- Curatori: Francesca Orsi
- Generi: fotografia, personale
- Orari: dal lunedì al venerdì ore 17.00 –19.30 (chiuso sabato e festivi)
Comunicato stampa
Circus crew di Paola Serino ci permette di osservare la realtà del circo da una prospettiva diversa da quella dei riflettori dello chapiteau.
Le fotografie che compongono il lavoro non vengono impregnate di enfatizzazione alcuna: dalla luce - sempre molto omogenea - alle posture in cui vengono colti gli artisti circensi, tutto è assorbito da una presa del reale ordinata e ben calibrata.
Circus crew si focalizza sulla realtà dei “circhi minori” in Italia e in particolar modo sui volti che li abitano, su quegli artisti che hanno deciso di fare dell'arte circense la propria professione
Pur trattandosi di una tematica che, generalmente, viene permeata di onirico quello che emerge da Circus crew è invece una realtà che assorbe la scena, dove il contesto – che sia esso l'interno di una roulotte, all'aperto o dentro un tendone – ha una parte importante nella resa dell'immagine. Il clown ha il suo trucco sul volto - il bianco gli alza l'arcata delle sopracciglia e gli espande le labbra - creando quell'espressione con cui poi, sul palcoscenico, comparirà al pubblico, ma le roulotte che gli si stagliano dietro, i fili e i tubi che serpeggiano per terra - su un terreno fatto di ramoscelli e di ciuffi d'erba - annullano quella che solitamente compare come una “maschera”. La fotografia della bambina che fa gli esercizi con il cerchio mostra isolatamente degli elementi che la connotano come “acrobata”, ma il costume e il tendone rosso alle spalle perdono la loro intrinseca valenza “di scena”, perdono i loro “lustrini” che brillano sotto i riflettori, per essere normalizzati in un momento di vita quotidiana.
