Pagine (in)definite

Pagine (in)definite riunisce artiste e artisti che lavorano con la pagina come spazio attivo, instabile, mai neutro.
Comunicato stampa
PAGINE (iN)DEFINITE
Opere di:
Davide Catania - Elisa Cella - Andrea Cerquiglini - Culomiao - Mahnaz Ekhtiary - Angelo Flaccavento - Nicola Frangione - Serena Giorgi - Anna Giuntini - La Porta Nera (Carlo Oberti) - Obsolete Shit - Enrico Pantani - René Pascal - Stefano W Pasquini - Enrica Passoni - Pratiche dello Yaje (Paolo Cabrini) - Pulcinoelefante (Alberto Casiraghy) - Quaderni di Orfeo (Roberto Dossi) - Arianna Scubla - Betty Zola
A cura di Andrea Meregalli e Monica Villa
Inaugurazione venerdì 13 giugno 2025 dalle ore 18
La mostra proseguirà fino all’11 luglio
La galleria è aperta da martedì a venerdì dalle ore 17.30 alle 20; sabato dalle ore 15 alle 19
(altri orari su appuntamento)
“Voltare pagina”, “scrivere una nuova pagina della propria vita”, “rimanere alla prima”, “essere su tutte le pagine”, “scrivere a margine”, “finire nel libro nero”:
il linguaggio quotidiano ha trasformato la pagina (e il libro) in metafora morale.
Come se bastasse cambiare foglio per cambiare storia.
Pagine (in)definite riunisce artiste e artisti che lavorano con la pagina come spazio attivo, instabile, mai neutro.
Qui le pagine non sono solo supporto e i libri non sono contenitori: sono gesto, pensiero e azione. Vengono piegate, stampate, strappate, moltiplicate, rilegate, scolpite, forate, trasformate, scritte, mai dimenticate.
Non sono più (solo) parte di un libro, ma frammento scultoreo, segno grafico, superficie vivente.
Ci sono libri d’artista, opere autonome, finite e coerenti nella loro struttura di pezzo unico, altre assumono forme ibride, curate o esplosive.
Microedizioni di poche pagine, realizzate con estremo rigore progettuale in tirature limitate, formati preziosi e materiali inusuali. Ogni dettaglio - dalla scelta della carta alla rilegatura - è pensato per valorizzare il contenuto e l'oggetto libro in sé.
Fanzine irregolari, mutate a ogni numero, senza periodicità né impaginazione costante: anarchie cartacee che sopravvivono solo grazie all’urgenza di resistere. Oggetti vivi, esposti non per essere letti, ma attraversati.
Poi ci sono opere che non sono libri, ma nascono dalle pagine: fogli smembrati, ricuciti, inglobati, montati come materia prima in lavori plastici, installativi, a volte effimeri.
E poi ci sono tutte le pagine mancanti, le orfane, gli spazi tra una e l’altra, la “404 Page Not Found”. Alcuni artisti tagliano e rileggono i libri altrui. Altri li sabotano.
C’è chi disegna scrivendo e chi stampa errori. In questi casi la pagina smette di parlare e comincia a sporcarsi, diventando carne, rovina, eco.
A questo punto torna in mente una frase di Ford Madox Ford:
“Solo due tipi di libri piacciono a tutti: gli ottimi e i pessimi.”
I lavori in mostra non cercano di piacere.
Necessari, fuori target, a volte fuori luogo, sono cura. Vogliono restare.
Pagine (in)definite non è una semplice raccolta di opere su carta.
È un’esplorazione di ciò che la pagina può ancora essere: corpo, campo, mappa, cicatrice, frattura, sogno, dove l’editoria smette di essere industria e torna gesto poetico.
Una mostra di pagine che non chiedono di essere voltate, ma guardate dritte in faccia.