Opere mai esposte
Scoprire o riconoscere i luoghi della Roma dei giochi popolari, ammirare la teatralità delle cerimonie religiose, rivivere l’atmosfera inebriante delle sfarzose feste barocche, tutto questo è possibile al Museo di Roma Palazzo Braschi, grazie all’esposizione di circa settanta opere finora custodite nei depositi e mai esibite prima.
Comunicato stampa
Scoprire o riconoscere i luoghi della Roma dei giochi popolari, ammirare la teatralità delle cerimonie religiose, rivivere l’atmosfera inebriante delle sfarzose feste barocche, tutto questo è possibile al Museo di Roma Palazzo Braschi, grazie all’esposizione di circa settanta opere finora custodite nei depositi e mai esibite prima. Un evento promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali, a cura della Direzione del Museo di Roma.
Dipinti, disegni, incisioni e bozzetti, evocano la Roma dei ludi e delle cerimonie religiose tra XVII e XVIII secolo, in continuità con i temi dell’esposizione permanente del museo, lungo un percorso giocato su rimandi e corrispondenze che raccontano la città, la sua storia ed i luoghi più suggestivi.
Tra le vedute si spazia da quelle fantastiche di Jean Lemaire e di Bartholomeus Breemberg, a quelle di Gaspar Van Wittel, dove coesistono verosimiglianza prospettica e attenzione per il quotidiano.
L’arredo barocco per eccellenza, la Fontana dei Fiumi del Bernini, può essere ammirata in una tela dalle grandi dimensioni di Filippo Gagliardi che la immortala durante una visita informale di Papa Innocenzo X, committente dell’opera.
Il Campidoglio e Piazza Navona, inedite scenografie di affollati mercati, sono riprodotti in dipinti che offrono alcune delle rappresentazioni cittadine più movimentate e coinvolgenti; vengono ritratti, inoltre, il Gianicolo, teatro del gioco delle bocce e Testaccio, luogo deputato ai ludi successivi al Giovedì grasso. Il Teatro di Strada in Piazza Pasquino racconta la diffusione degli spettacoli all’aperto tra Cinquecento e Seicento e ci consegna intatto il fascino di questi luoghi così diversi oggi, nella nostra quotidianità.
Teatralità e liturgia si mescolano nei disegni che ritraggono le cerimonie religiose, i maestosi spettacoli, le coreografie collettive interpretate da tutta la città come i solenni cortei del Corpus Domini, le consegne della Chinea, la celebrazione dell’Anno Santo e, soprattutto, i cortei per il “Possesso” del Papa a seguito dell’elezione.
Le opere che raccontano questi momenti ci descrivono meglio di ogni altra cosa l’importanza dell’elemento spettacolare, del cerimoniale fastoso nell’esercizio del potere temporale. L’esibizione del potere, la sua celebrazione, la temporalità nella spiritualità.
Ad impreziosire ulteriormente l’esposizione il grande cartone preparatorio – con Salomone e Betsabea - realizzato dal Domenichino per uno degli affreschi nella cappella Bandini in San Silvestro al Quirinale; ed ancora i bozzetti in terracotta di angeli e santi realizzati poi in marmo nelle chiese romane ad opera dei grandi scultori dell’epoca come Melchiorre Caffà, Pietro Le Gros, Gian Lorenzo Bernini. Infine la preziosa pergamena con Atena Pallade, opera di Joseph Werner, testimonianza dell’influenza dell’ambiente romano sulla sua produzione artistica intorno alla metà del Seicento.