Nostalgia dell’eterno

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA SAN FEDELE
Via Ulrico Hoepli 3A-B, Milano, Italia
Date
Dal al
Vernissage
10/12/2012

ore 18

Generi
arte antica
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La seconda mostra dedicata al ciclo di Andrej Tarkovskij, comprende alcune icone russe antiche, collocate tra i sec. XV e XVII, ottenute grazie alla Galleria Carlo Teardo.

Comunicato stampa

NOSTALGIA DELL’ETERNO
Rassegna di antiche icone russe

La seconda mostra dedicata al ciclo di Andrej Tarkovskij, comprende alcune icone russe antiche, collocate tra i sec. XV e XVII, ottenute grazie alla Galleria Carlo Teardo.
In modo particolare, sono presenti due icone tipiche delle tradizione bizantina, riprese dal monaco Andrej Rublëv, vissuto tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV. Due icone di cui si conoscono gli originali del monaco ortodosso: l’Icona della Trinità (1410 ca) e quella della Natività (1420 ca). I principali motivi teologici di alcune icone in mostra sono chiaramente elaborati dalle tavole del monaco.
Se in quella della Trinità compaiono gli angeli che raffigurano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, con al centro la quercia di Mamre e sulla destra la raffigurazione simbolica della Chiesa e del Monte Tabor, in quella della Natività, il bambino Gesù, in fasce, è deposto in una culla simile a un sepolcro, in prossimità di una grotta oscura. Davanti a lui, Maria è distesa su di un lungo drappo rosso. Tuttavia, al di là del complesso simbolismo che caratterizza il mondo teologico dell’icona, emergono due aspetti fondamentali per comprendere la spiritualità orientale in cui il regista russo è immerso: la luce e la prospettiva rovesciata.
L’uno è strettamente legato all’altro. Se il mondo dell’icona rappresenta infatti l’eterno che discende nel qui e ora della nostra storia,
accompagnandoci con la sua luce – e nell’icona si parla infatti di prospettiva rovesciata, a significare che non siamo noi i soggetti della visione ma Dio, diversamente dalla prospettiva rinascimentale in cui è l’uomo il soggetto del vedere, anche per Tarkovskij la luce si pone
come un elemento centrale.
Le immagini del regista non si presentano forse come visioni, apparizioni che ci parlano del divino, verso il quale tende in maniera insopprimibile il desiderio ogni uomo?