Nicola Maria Martino – Mare di Levante

Informazioni Evento

Luogo
ARCHIVIO MENNA/BINGA
via dei Monti di Pietralata 16, Roma, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì – 15:30-19:00 o su appuntamento

Vernissage
31/10/2020

dalle ore 17.30 (solo su prenotazione)

Artisti
Nicola Maria Martino
Curatori
Antonello Tolve
Generi
arte contemporanea, personale
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La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale, con l’Associazione FigurAzioni e con la FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori, è lieta di annunciare Mare di Levante, una importante personale di Nicola Maria Martino che si terrà nella sede romana della Fondazione.

Comunicato stampa

La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale, con l’Associazione FigurAzioni e con la FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori, è lieta di annunciare Mare di Levante, una importante personale di Nicola Maria Martino che si terrà nella sede romana della Fondazione, in via dei Monti di Pietralata 16, da sabato 31 ottobre 2020, ore 17:30.

Realizzate tutte orientativamente tra il 2010 e il primo semestre del 2020, le opere presentate da Nicola Maria Martino in questa sua nuova personale dedicata al silenzio del Mare di Levante e a un senso di nostalgia che è possibile percepire come ungarettiana allegria, tracciano un itinerario visivo in cui i colori si mostrano croccanti, aderenti a una visione mentale della pittura intesa come scavo e conquista, come ritrovamento. Angoli di colore – forse aquiloni – a margine di ampi riquadri rossi e verdi e blu, gelati adagiati a prendere il sole, isole dimenticate e torri solitarie, barchette policrome e aeroplanini che ricordano la storia del piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, aprono a un mondo metafisico e fiabesco (chiara in un’opera la citazione al de Chirico dei ritorni di Ulisse), irresistibilmente impenetrabile, che fa i conti con il ripostiglio della memoria, con il sogno ad occhi aperti e senza fili della pittura, con la carovana del tempo dove è possibile scorgere gli incanti di un bambino (non c’è mai figura umana in questi lavori, anche se se ne percepisce la traccia) che sogna ancora di essere trascinato dalle nuvole o anche le promesse di meraviglie future arate dalla dolcezza della malinconia. Un polittico composto da sei moduli verticali (80x20cm), dove tutto è cancellato, spazzato via dalla mano lunga dell’artista, e non resta altro che una scala musicale di colori. Ad aprire il percorso è un testo (riportato di seguito integralmente) scritto appositamente dall’artista in occasione della mostra.

«Aeroplani nel cielo terso raccontano di acrobati sull'aria dello Ionio, arrivano da Levante, portano suoni d'arpa, sanno di Odisseo e di antichi guerrieri macedoni. L’acqua sciapa del lago intorno a rovi di gelso rubini... Ritorno a casa tardi. Portami un fiore, portami l’ombrello, portami ancora storie. Ti offrirò del vino di Tikves e penserò a colori nuovi. Azzurri e rossi, rosa, stormi silenti. Cadeva una goccia sul pruno. Un caldo mattino giocammo seguendo la marcia dei tamburi... mi nascosi tra i fiori gialli, all'alba ci aspettavano al porto di Vlora con abiti scuri... parlavano in lingua straniera. E di lì raggiungere Ocrida, e poi riposerai. Ci offrivano piatti di Koran. Suoni orientali, arpe e mandole gareggiano nel vento e si festeggia. Si celebrano il pesco fiorito e i freschi fiori d’aprile. Con te imparerò a danzare, insieme, nel colore».
Nicola Maria Martino (12 settembre 2020).

Nicola Maria Martino. Mare di Levante
a cura di Nicolas Martino e Antonello Tolve
31 ottobre 2020 / 15 gennaio 2021
Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Via dei Monti di Pietralata 16 - Roma
info | www.fondazionemenna.it - +39 349 5813002
orari di apertura | dal lunedì al venerdì – 15:30-19:00 o su appuntamento

* In ottemperanza alle norme il pubblico è vivamente invitato a indossare la mascherina, utilizzare il disinfettante per le mani all’ingresso della mostra e mantenere la distanza sociale di almeno un metro.
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA

Nato a Lesina il 5 ottobre 1946, studia all’Accademia di Belle Arti con Sante Monachesi (nel 1968 firma il manifesto AGRÀ) di cui diventa discepolo e amico. Nel 1970 si laurea con una tesi – il relatore è Maurizio Calvesi – sul concetto di cancellatura per teorizzare la necessaria tabula rasa che uno studente deve eseguire nei confronti dell’apprendistato accademico. Nel 1972 è nominato assistente a Roma e nel 1984 titolare della cattedra di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Torino. Dal 1993 al 2010 è Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, successivamente è Commissario con funzioni di Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Torino. Dal 2018 è Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Foggia.

La sua partecipazione attiva sulla scena artistica comincia nei primi anni Settanta, durante i quali realizza interventi e azioni concettuali-comportamentali – tra i suoi compagni di strada, in questo periodo, ci sono Mimmo Germanà e Gino De Dominicis – la cui logica è quella di scardinare il sistema precostituito e di depurare il mondo dell’arte dai batteri del mercato. A metà decennio abbandona i procedimenti analitici e la smaterializzazione del concettualismo, anticipando temi e tecniche del ritorno alla pittura nell'ambito del postmoderno. A questo periodo appartengono la serie dei reggiseni (1974) e Colore Dolore (1976) che è, per l'artista, il manifesto di una riapparizione, di una comparsa, di un ritorno nostalgico ai labirinti della pittura: «Lo stupore è tanto nel pensare che uomini ancora dipingono quadri», suggerisce l’artista in un testo di poetica. Dal 1976 si dedica completamente alla pratica della pittura come ricerca di una mitologia nel senso di memoria universale e personale che si definisce in una espressività contenuta, solare e insieme umbratile, dispiegata in ampie distese cromatiche percorse da segni e figure liriche e inquiete, citazioni elaborate intellettualmente con rimandi a de Chirico, Chagall, Kandinsky, Licini.

Nel 1980 Cesare Vivaldi lo segnala sul Bolaffi e lo presenta alla Galleria NRA di Parigi. Nello stesso anno è invitato alla Biennale di Venezia e da questo momento si contano numerose le partecipazioni dell'artista a collettive e personali in Italia e all'estero. Nelle opere di questo periodo si rivela una maturità artistica piena e consapevole espressa da un linguaggio pittorico sensibile e originale che ne fa uno dei protagonisti di quella rinascita della pittura che caratterizza il decennio. Dalla metà degli anni ’80 la pittura di Martino dall’affabulazione emozionata si decanta in termini di sintesi luminosa e spaziale, in termini di un'intensa, sensibile essenzialità espressa in un blu profondo e simbolico. Dopo le tappe più significative della sua pittura rappresentate da Illusioni folli, Nemesis, Panta rei e Grande mare, l’artista passa ai cicli Ferdinandea e Isole (opere silenziose, pervase da malinconia, più riflessive) con un linguaggio in bilico tra astrazione e figurazione che culmina nei piani frammentati e slittanti di Modernissimo. Il ciclo iniziato nel 1997 è costituito da piccole tele dove Martino ritrova una dimensione più intima, sempre intensamente mediterranea, come la memoria di quelle incantate apparizioni di Ritorno a casa del 1993 che sfocia nell’equilibrio di campi cromatici luminosi e intensi, intessuti di incidenti poetici e tracce di vissuto degli ultimi lavori.

Nel suo lungo itinerario intellettuale Martino ha esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero e sue opere sono presenti in prestigiose collezioni internazionali. Di lui hanno scritto, tra gli altri, Luca Beatrice, Antonio Bisaccia, Cecilia Casorati, Maurizio Coccia, Guido Curto, Franco Fanelli, Giuseppe Gatt, Guglielmo Gigliotti, Giovanni Iovane, Filiberto Menna, Italo Mussa, Massimo Onofri, Ida Panicelli, Giancarlo Politi, Lucia Spadano, Cesare Vivaldi, Antonello Tolve.