Nemanja Cvijanović / Giovanni Morbin – Linea di principio

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE BERENGO
San Marco 2847 | Campo Santo Stefano 30124 , Venezia, Italia
Date
Dal al

da giovedì a sabato ore 14-18
o su appuntamento

Vernissage
08/12/2018

ore 18

Artisti
Giovanni Morbin, Nemanja Cvijanovic
Curatori
Daniele Capra
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Linea di principio indaga l’importanza del concetto di linea nella pratica di due artisti come Cvijanović e Morbin la cui ricerca è caratterizzata dall’analisi formale e politica e dalle modalità in cui i due campi di indagine reciprocamente si condizionano.

Comunicato stampa

Fondazione Berengo è lieta di presentare la mostra Linea di principio, con opere di Nemanja Cvijanović e Giovanni Morbin. Il progetto, curato da Daniele Capra, è il primo evento del ciclo Radical, messo a punto da Penzo+Fiore, che mira a proporre delle mostre che si propongono di andare oltre alla ricerca sul vetro storicamente portata avanti dalla Fondazione. Linea di principio indaga l’importanza del concetto di linea nella pratica di due artisti come Cvijanović e Morbin la cui ricerca è caratterizzata dall’analisi formale e politica e dalle modalità in cui i due campi di indagine reciprocamente si condizionano. Le opere presentate sono inedite e sono state realizzate dagli artisti specificatamente per lo spazio veneziano.

Linea di principio mette a confronto due autori sulla linea come elemento generativo politico, fisico, concettuale e spaziale. La linea è metafora dell’inizio di un processo, della semplicità e dell’intelligibilità, ma anche della consapevolezza e del prendere posizione rispetto agli eventi cui assistiamo. La linea è infatti sia l’elemento primario che dà inizio ad un disegno (sia esso fisico che mentale) che un dispositivo che agisce simbolicamente per definire una scelta, uno stato, un confine, un’appartenenza. O un limite che si vuole o si deve superare.

In particolare per Nemanja Cvijanović la linea è invece una posizione di principio, la direzione che segna un universo di riferimento o il limite, troppo frequentemente valicato, tra le scelte del nostro presente e la nefasta ideologia di predominio del nostro sistema economico. Una delle sue nuove opere nasce proprio a partire dall’osservazione casuale di una scritta malamente cancellata sul muro esterno della chiesa di Santo Stefano, che sta sull’omonimo campo su cui è affacciato Palazzo Cavalli-Franchetti. Quelle parole, di difficile decifrazione, hanno spinto l’artista ad immaginarne una proiezione ortogonale che sorpassa le distanze e valica sorprendentemente i muri del palazzo, ed è in grado di ridare forza e vitalità ad un pensiero il cui contenuto, anche nella nostra testa, non si può cancellare.

Per Giovanni Morbin la linea è elemento corporeo che si manifesta nella postura, nel comportamento, nell’agire e muoversi consapevolmente in una determinata direzione: è traccia corporea, proiezione, ingombro, spazio di attraversamento.
Poeticamente fedele alla linea della body art che fa del corpo l’elemento generativo dell’opera, Morbin ha realizzato un’installazione site specific nello spazio centrale della Fondazione impiegando una parte di sé come materiale. In questo modo l’artista varca la linea di confine che definisce la propria fisicità, espandendone un intimo contenuto all’esterno. Si compie così una forma singolare, sconcertante, di traslazione/proiezione spaziale dei propri tessuti (e del proprio volume corporeo) negli spazi del palazzo.

Giovanni Morbin, Il confine è ortogonale al transito, 2014, still da video, courtesy of the artist