Nello Petrucci – Profili

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO CONTARINI DEL BOVOLO
San Marco 4303, Corte Contarini del Bovolo 30124, Venezia, Italia
Date
Dal al

Tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 18.00
Biglietto intero: € 8,00
Biglietto ridotto: € 6,00 (12-26 anni, over 65, Soci FAI, Touring Club Italiano e GIST)
Biglietto gratuito (0-11 anni, guide turistiche autorizzate, residenti, dipendenti IRE e Fondazione Venezia Servizi alla
Persona)

Vernissage
16/06/2022

ore 17 su invito

Artisti
Nello Petrucci
Curatori
Chiara Canali
Generi
arte contemporanea, personale
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mostra personale PROFILI dell’artista pompeiano NELLO PETRUCCI, a cura di Chiara Canali e con
presentazione critica di Luca Beatrice.

Comunicato stampa

Palazzo Contarini del Bovolo, recentemente restaurato e riaperto al pubblico, è lieto di presentare la
mostra personale PROFILI dell’artista pompeiano NELLO PETRUCCI, a cura di Chiara Canali e con
presentazione critica di Luca Beatrice.
L’esposizione, promossa da Contemply Art & Investiment e in concomitanza della 59. Biennale Arte,
è ospitata all’interno della Sala del Tintoretto al secondo piano, con accesso da Scala Contarini del
Bovolo di Venezia, e sarà visibile dal 17 giugno al 26 agosto 2022, con preview il 16 giugno alle ore
17.
Personalità già riconosciuta nel panorama artistico italiano e internazionale, Nello Petrucci è un
autore e film maker italiano che lavora utilizzando diverse tecniche espressive (dalla pittura al
collage, dalla stampa fotografica halftone alla serigrafia) e intervenendo all’interno di diversi campi
mediali e linguistici (dal cinema all’arte contemporanea, dalla street art all’arte pubblica).
Nelle opere a collage e décollage, Nello Petrucci parte da una azione di ritrovamento, raccolta,
riproduzione di frammenti di reale scomposto ed estraniato (i pezzi di locandine e affiches
cinematografiche) che sottopone all’attenzione della coscienza dello spettatore, associati ai ritratti in
primo piano di personaggi della sfera della storia, della musica o del cinema, affinché la coscienza ne
possa liberamente disporre.
Sia per quanto riguarda i profili recuperati dalla classicità che per i soggetti provenienti dal cinema,
Petrucci ha volutamente individuato e scelto la tecnica dell’halftone proprio per questa sua
caratteristica di essere a “bassa definizione”, opaca, discontinua, perché fornendo poche
informazioni visive all’osservatore, gli richiede un maggior coinvolgimento, una maggior
partecipazione per completare ciò che è soltanto suggerito dalla maglia a mosaico dei puntini.
Questo procedimento dell’halftone viene estremizzato e diventa soggetto a tutto campo negli
interventi di Street Art ideati e realizzati da Petrucci per il contesto urbano e posizionati in forma
estemporanea in diverse città italiane e del mondo.
Considerata come immagine in “bassa definizione”, in cui i punti del retino fotografico diventano
visibili ed esibiscono i vuoti e le lacune che li separano, l’immagine fotografica halftone si presta a
essere presa come modello per una visione alternativa della storia e della realtà: una visione mira a
scomporre il presente in frammenti e a rimontarlo in nuove configurazioni secondo il principio
operativo del “montaggio” cinematografico. Ecco che quindi la formazione e l’attitudine del regista
di Nello Petrucci ritorna anche nella poetica dello street artist.

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Come afferma Chiara Canali, “Assieme alla tecnica dell’halftone l’artista utilizza una sorta di
montaggio scenico che gli consente di far migrare le immagini da un supporto all’altro, da un
contesto all’altro e da una tempo storico all’altro, ma ne evidenzia anche gli slittamenti di senso, le
distorsioni e le anacronie prodotte da tali migrazioni. Questo gli consente di intervenire in modo
acuto e vibrante su alcune scottanti questioni della nostra attualità, per risvegliare la partecipazione
percettiva, cognitiva e sociale dell’osservatore su alcuni temi come il diritto di voto, il sistema
giudiziario, la sorveglianza sanitaria, l’abusivismo, la speculazione finanziaria, le contraddizioni della
guerra”.
L’ultima opera monumentale, appositamente studiata per la personale a Palazzo Contarini del
Bovolo, si intitola Hell e nasce in dialogo con il bozzetto di Jacopo Tintoretto, lì conservato, relativo
al grande telero del Paradiso di Palazzo Ducale. In contrapposizione al Paradiso del Robusti, che
aveva inteso ricostruire, in una sfera celeste, la perfezione gerarchica del governo veneziano,
Petrucci rilegge una drammatica immagine di Inferno terreno, scattata in Ucraina nel momento in cui
una statua di Cristo è stata rimossa dalla Cattedrale armena di Leopoli e portata in un bunker per
essere protetta dai bombardamenti russi. Ancora una volta, le incoerenze e antinomie della guerra si
ritrovano nel fardello appeso alle mani di Cristo, che riporta la scritta “Leo”, allusione a una
indiscriminata produzione di armi riscontrabile anche nell’industria italiana.
“Un’avventura, quella con Petrucci, iniziata ormai diversi anni fa, che ci ha portato reciprocamente a
crescere e migliorare costantemente. Partendo da una base di duro lavoro e saldi valori siamo riusciti
a raggiungere grandi obiettivi, primo tra tutti The essence of lightness, il murale permanente presso
3 World Trade Center a New York, di 15x3,5 m, realizzato nell’ambito del progetto Masterpiece in the
sky promosso dal magnate Larry Silverstein. Questo è stato solo il trampolino di lancio per
innumerevoli altri successi, tra cui la mostra Over the Sky presso l’ambasciata americana di Roma e
Pompei e i misteri dell’eterna bellezza, personale all’interno della Casa del Criptoportico, Parco
Archeologico di Pompei e ancora le varie installazioni site- specific come la spettacolare scultura
intitolata Trame che è entrata a far parte della prestigiosa collezione permanente di Thetis Spa e
ancora Margine, posizionata nello scenario di Torre Fossa lo Papa”, dichiara Giovanni Boccia, CEO
Contemply Art & Investment.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo di 144 pagine e 100 immagini a colori, edito da Silvana
Editoriale, con testi di Luca Beatrice, Giovanni Boccia, Chiara Canali, Luigi Giordano.
BIOGRAFIA
Nello Petrucci (1981-) è un artista e film-maker italiano, vive e lavora tra Pompei e New York.
Ha studiato cinematografia a Roma presso la N.U.C.T; laureato all’Accademia di Belle Arti di Napoli in Scenografia. Ha
lavorato con registi come: Martin Scorsese, Ari Taub, Manetti Bros, Antonio Capuano. Le opere di Petrucci sono
fortemente influenzate dal cinema, in particolare dalle locandine cinematografiche che vengono rivisitate dall’artista
come lasciti di memoria storica in cui passato e presente convivono.
E’il primo artista italiano a esporre al Word Trade Center di New York con l’opera permanente “The essence of
Lightness” (2018) insieme a street artisti di fama mondiale come Ron English, WhlsBe, Lauren YS, Layercake ecc…
Sensibile alle tematiche ambientali e sociali cui ha dedicato lavori come: “Plastic River” un’installazione pubblica
raffigurante una balena colma di rifiuti.
Ha esposto al Palazzo Gravina di Napoli, all’Archivio Centrale di Stato di Roma, al Parco archeologico degli scavi
di Pompei, all’Ambasciata Americana di Roma nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore Napoli e in
diverse gallerie in Italia e New York. Una sua opera è presente al Museo del Enslallido social a Santiago del Cile.Ha
realizzato diverse sculture open air di cui: “Margine”, a Torre Fossa Lo Papa, Punta Campanella. Trame”, nell’ Arsenale di
Venezia, inserendosi nella prestigiosa collezione dello “Spazio Tethis” insieme a Michelangelo Pitoletto, Jean Fabre,
Beverly Pepper ecc. Ha realizzato vari progetti cinematografici indipendenti, da cortometraggi a videoarte, ricevendo
numerosi premi. Con il suo ultimo lavoro: “L’ultimo whisky con il cappellaio matto” (2020) ottiene la nomination al

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“globo d’oro” come miglior cortometraggio.Più che alla componente estetica dell’opera Petrucci guarda al valore etico
che essa comunica, per un’arte che sia espressione di una rivoluzione interiore e impegno sociale, utilizzando proprio la
strada come veicolo. Spesso il suo nome viene associato alla street art.Fra i lavori di street art sparsi un po’ per il mondo
ricordiamo: “Sweet home” (2020), considerata tra le nove opere più significative al mondo nel periodo della pandemia.
“La mano de Dios”, “Red Zone”, “Maschere” “Restiamo Umani”, “Imago” a Castellammare di Stabia, “Sad Generation”
Venezia, Distant Destination” a Barcellona. “Attese” il suo ultimo lavoro a Miami dedicato a Chico Forti.La sua tecnica si
basa sulla stampa (halftone su carta) i lavori di Petrucci sono scenografici ed impattanti nel pieno rispetto dell’eco
sostenibilità e della tutela delle location scelte per i suoi interventi, definito “lo streetartist gentile”.E’ il direttore artistico
del Pompei Street festival, e Stabiae Street (festival internazionali di arte urbana) invitando a Pompei artisti della street
art da tutto il mondo, da C215 a MCity, Francisco Bosoletti, Ledania, Gianpiero, MrKas ecc. Il suo impegno nel sociale
porta una nuova sfida interessante: “Social Vision” un progetto che comprende diversi interventi per la comunità, e con
la comunità, inserendo l’arte come unico denominatore … L’arte come forma di cambiamento ed evoluzione
sociale.“Credo fortemente nel potere dell’arte, e di ciò che può fare attraverso la connessione di persone…”
PALAZZO CONTARINI DEL BOVOLO
La Scala Contarini del Bovolo è una singolare scala a chiocciola (bòvolo in dialetto veneziano) che caratterizza
esternamente l’omonimo palazzo tardo gotico. Nella sua lunga esistenza il Palazzo, le cui vicende attraversano cinque
secoli di storia veneziana, ha conosciuto diversi proprietari.
Verso la fine del Quattrocento il Palazzo si arricchisce di una “bizzarra e leggiadra” scala a chiocciola voluta da Pietro
Contarini, rampollo appartenente alla potente famiglia Contarini del ramo di San Paternian che nel Trecento si era potuta
fregiare dell’alto onore di aver dato un doge, Andrea Contarini, alla Serenissima Repubblica. Ed è proprio nel XIV secolo
che si collocherebbe la costruzione originaria dell’edificio.
La scala venne progettata dall’architetto Giovanni Candi ed è alta 26 metri. Dà accesso alle attigue logge presenti in tutti
e quattro i piani del palazzo. Dalla sua cima si può godere di una stupenda vista panoramica sulla città.
Questo insieme di interventi sono la testimonianza del lento diffondersi in Laguna di un più spiccato gusto
rinascimentale, “innestato” in città per il tramite di artisti e maestranze toscane approdate a Venezia. La sequenza di
logge sovrapposte risolve l’elemento di raccordo fra la torre e l’adiacente palazzo che si sviluppa su quattro piani – oltre
al piano terreno – ed è il risultato della fusione di due corpi edilizi: un blocco trapezoidale costruito attorno a una corte
centrale (il nucleo più antico), cui venne aggregato un corpo a pianta rettangolare.