Navid Azimi Sajadi – Oriente e Occidente. Allegorie e simboli nella tradizione mediterranea

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO DELLA ZISA
piazza Zisa, 1 (ingresso via Normanni), Palermo, Italia
Date
Dal al

dal martedì al sabato dalle 9.00 alle 19.00; domenica dalle 9.00 alle 13.30
Sede: Castello della Zisa, Palermo, Santa Maria Nuova, Monreale , +39 091 7489995

Vernissage
23/10/2021
Artisti
Navid Azimi Sajadi
Generi
arte contemporanea, personale
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Diffusa in tre diverse location del complesso di Monreale la prima tappa della mostra ha coinvolto il Chiostro, il Museo Diocesano e la Cattedrale.

Comunicato stampa

Un solo grande concetto unisce diverse mostre che hanno preso vita in posti simbolo della città di Palermo: il Complesso Monumentale di Santa Maria Nuova di Monreale e la Zisa. Più mostre diverse eppure incastrate tra loro, come punti da congiungere su una mappa, hanno costellato in diversi momenti questi spazi, dall’autunno del 2020 all’autunno 2021
Quale momento, nella storia contemporanea, più appropriato di questo per interrogarsi su differenze e similitudini culturali, tradizionali e di valori fondanti tra Occidente e Oriente, ora che il divario sembra essere diventato politicamente incolmabile, le divergenze troppo evidenti per essere appianate e la frattura si è ormai cristallizzata. Eppure fuori dai movimenti di egemonia, fuori dalle scranne del potere di entrambe le fazioni, i progetti allestitivi di Navid Azimi Sajadi evidenziano senza nessuna fatica il filo comune che passa nelle allegorie che altro non sono se non la descrizione sintetica di una comune società del mediterraneo.
IL PROGETTO

La mostra è organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo, in collaborazione con l'Arcidiocesi di Monreale e MondoMostre, mette in relazione due straordinarie opere monumentali dell'arte arabo-normanna siciliana, patrimonio dell'UNESCO, il complesso monumentale del Duomo di Monreale e la Zisa. La mostra è curata da Alessandro Carlino, raccoglie storie e simboli scolpiti sui capitelli del Chiostro Benedettino e delle cappelle del Duomo. Sigillum invece, la parte finale del progetto è a cura di Ashkan Zahraei e Giuseppe Moscatello per Castello della Zisa ed è stato presentato ad Art Dubai 2020.

I TEMI E I MODI DELLA RICERCA DI UNA COMUNITÀ

La ricerca portata avanti dall’artista iraniano in tutta la sua carriera, e in questo progetto costruita in due momenti e due luoghi diversi a Palermo, affronta simboli e tracce culturali di una vera e propria comunità mediterranea, l’operazione prende corpo con grande fluidità nella mescolanza di temi comuni, ma anche di tecniche condivise. Le ceramiche che compongono molta parte dell’installazione segnano già il primo anello di congiunzione tra i due mondi, mescolando tecniche prese dalla romanità alla smaltatura persiana. Così le immagini, che richiamano alla simbologia della cattedrale (mitra, pavone, fenice) si rispecchiano nei tratti e nelle figure provenienti dal Medio Oriente, altrettanto fanno le figure di serafini stilizzati che, caduti e peccatori, appoggiano i loro capi minimalisti sul pavimento della chiesa che li ospita. Un aneddoto curioso emerso da una chiacchierata con l’artista, racconta di un gruppo di visitatori che si complimentavano con lui per la varietà di simboli esotici che ere riuscito a ben amalgamare nel conteso palermitano, e ai quali con un po’ di imbarazzo aveva dovuto confidare che quei simboli non erano frutto del suo luogo di provenienza, l’Iran, ma erano figure e allegorie prese dalla stessa cattedrale di Monreale. Questo ci dice non solo che è spesso indistinguibile il confine nell’immaginario dei popoli mediterranei, ma quanto poco conosciamo la nostra stessa cultura e quanto questa ignoranza storicizzata è il primo ostacolo alla cooperazione e nella comprensione di quel che ormai abbiamo imparato ad etichettare come contesto avulso dalla ‘occidentale’ matrice di provenienza.
LA MOSTRA A SANTA MARIA NUOVA DI MONREALE

Diffusa in tre diverse location del complesso di Monreale la prima tappa della mostra ha coinvolto il Chiostro, il Museo Diocesano e la Cattedrale. Come in una rarefazione che dall’esterno porta via via verso la sacralità dell’interno della cattedrale, il chiostro è occupato da uno ziggurat, ancestrale ed evocativo pianta i piedi del visitatore nella terra calda dei nostri avi, portandolo al grado zero della comprensione. Tutto è sensazione.
Nel museo diocesano arriva invece la fase della comprensione. La raffinatezza delle ceramiche che richiamano le maschere funerarie della Grecia antica raccontano di una presa di consapevolezza di una umanità in ascesa.
Arrivato alla Cattedrale l’allestimento diventa quasi severo, rarefatto, minimale. Le forme nere dei serafini a testa in giù amplificano la ricchezza e molteplicità di senso, ma allo stesso tempo la difficoltà a leggere questi segni in modo elementare, immediato; è un po’ come se la grande varietà di immagini colorate distribuite gioiosamente in forma di costellazione, di mappa da seguire per ritrovarsi, delle prime installazioni si concentrassero nel nero profondo della fase finale, creando una massa densa nella quale solo con la sensibilità e scevri dai pregiudizi possiamo riuscire a riconoscerci tutti.

SIGILLUM E IL CASTELLO DELLA ZISA

Una esplosione di ceramiche di varie forme crea un cielo stellato alla Zisa, con le parole di Navid Azimi Sajadi «Ho immaginato l'installazione finale come un astrolabio che indica il percorso della mia navigazione. In questo viaggio immaginario, elementi dell'esoterismo della cultura mediterranea e mediorientale si fondono e si consolidano, mostrando un contrasto e, allo stesso tempo, una fusione armonica».
In questo viaggio immaginario, che è il viaggio dell’artista, ma in potenza quello di tutti gli spettatori al di qua e al di là dell’impalpabile eppure pesantissimo confine che divide est e ovest del mondo, elementi dell'esoterismo della cultura mediterranea e mediorientale finiscono per scrivere una rotta comune sulle tracce della quale l’artista e l’uomo trovano una direzione convergente.

Ofelia Sisca

Immagini: ph Gianluca Baronchelli