Motus – Nella tempesta

Informazioni Evento

Luogo
TEATRO CANTIERE FLORIDA
via Pisana 111/R – 50143, Firenze, Italia
Date
Dal al
Vernissage
27/02/2015

ore 21

Biglietti

15€ intero 12€ ridotto. Riduzioni: Cral Convenzionati, Unicoop Firenze, Feltrinelli Card, Tessera Arci, Soci Aci, Over 65, Under 26, CTS, Università dell'Età Libera

Artisti
Motus
Generi
teatro
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“Nella tempesta” dei Motus, uno dei gruppi di ricerca italiani contemporanei più rappresentativi nel panorama nazionale e internazionale.

Comunicato stampa

MOTUS presenta

NELLA TEMPESTA
2011 > 2068 Animale Politico Project

uno spettacolo di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni, Glen Çaçi, Ilenia Caleo, Fortunato Leccese, Paola Stella Minni

drammaturgia Daniela Nicolò
assistente alla regia e traduzioni Nerina Cocchi

direzione tecnica e suono Andrea Gallo
moving-head design Alessio Spirli
riprese e montaggio video Enrico Casagrande e Daniela Nicolò

una produzione Motus con Festival TransAmériques, Montréal + Théâtre National de Bretagne, Rennes + Parc de la Villette, Parigi + La Comédie de Reims – Scène d’Europe, Reims + Kunstencentrum Vooruit vzw, Gent + La Filature, Scène Nationale, Mulhouse + Festival delle Colline Torinesi, Torino + Associazione dello Scompiglio, Vorno + Centrale Fies – Drodesera Festival, Dro + L’Arboreto – Teatro Dimora, Mondaino
con il sostegno di ERT (Emilia Romagna Teatro Fondazione) + AMAT + La Mama, New York + Provincia di Rimini + Regione Emilia-Romagna + MiBAC
in collaborazione con M.A.C.A.O, Milano + Teatro Valle Occupato, Roma + Angelo Mai Occupato, Roma + S.a.L.E. Docks, Venezia

La nostra immaginazione utopica si è talmente atrofizzata nell’atmosfera asfissiante
di una predicazione apocalittica, che sembra molto più facile immaginare
un mondo morente che un mondo migliore.
Ma è giustamente quando l’utopia diviene inimmaginabile che è necessaria.
(“Les Sentiers de l’Utopie”, Isabelle Fremeaux e John Jordan, La Découverte, Parigi 2011)

Comunicato stampa

La stagione di prosa al Teatro Cantiere Florida prosegue venerdì 27 e sabato 28 febbraio con uno spettacolo molto atteso: “Nella tempesta” dei Motus, uno dei gruppi di ricerca italiani contemporanei più rappresentativi nel panorama nazionale e internazionale. Questo nuovo spettacolo di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, con Silvia Calderoni, Glen Çaçi, Ilenia Caleo, Fortunato Leccese, Paola Stella Minni, parte dal testo scespiriano per indagare un Mediterraneo che, attraverso gli ultimi cinquecento anni di sfruttamento coloniale, ha inclinato il proprio orizzonte. Non unisce, separa: è un mare in salita. Cementato da controlli alle frontiere, polizie internazionali, gestione selvaggia dei confini, omertà e silenzi. Un “mare nostrum” divenuto un cimitero a cielo aperto, che protegge le sue coste e annega i suoi naviganti.

“Nella tempesta” rientra nel progetto “Animale Politico 2011/2068”, un fronte allargato e visionario di osservazione articolato in diverse azioni performative e laboratori-residenze (Mucchio Misto Workshop) in varie città europee e nordamericane. Il lungo percorso di “Atti pubblici” inaugurato nel 2011 da “The plot is the revolution”, il confronto/dialogo fra Silvia Calderoni e Judith Malina del Living Theatre, continua con la storia di una riappropriazione e di una presa di coscienza, sia degli spazi che dell’esperienza in sé, nella “temporaneità” dell’evento scenico. Un’immersione “Nella tempesta” scespiriana dove non s’inscena un mondo che finisce, ma un mondo che comincia, uno spazio in cui rinegoziare le esistenze individuali e collettive.

I Motus si sono così gettati “Nella Tempesta” e hanno intrapreso il viaggio: “Siamo andati a Cartagine, da dove sono partite le navi della tempesta di Shakespeare e da lì è iniziato il viaggio, inseguendo una delle possibili rotte dei migranti che – come scrive Adriano Sofri – “Non chiamo disperati, perché occorre sperare forte per mettersi in viaggi come questi”. Poi da Tunisi a Lampedusa, da molti studiosi identificata come “possibile isola” scespiriana. Lì ci siamo messi all’ascolto: racconti di viaggi lunghissimi, cominciati in Africa subsahariana, segnati da perdite e indicibili umiliazioni, sino alla disumana detenzione in Libia… Di sogni e speranze verso un “Mondo Nuovo” che poi in Italia si è rivelato circoscritto al recinto di un CIE, o al terribile Palazzo Salaam di Roma –ultima tappa del nostro viaggio – dove vengono “depositati” i richiedenti asilo politico “proprio come animali”. Dall’affondo in queste realtà deriva anche la scelta dei Motus di non usare altra scenografia per lo spettacolo che una serie di coperte, donate dagli spettatori a ogni replica: la coperta è infatti il primo rifugio possibile per un corpo indifeso dopo un uragano, un naufragio o un conflitto bellico. Non una scena da abitare, ma semplici oggetti quotidiani da trasfigurare, per poi essere redistribuiti ad associazioni per assistenza ai migranti o ai senzatetto.

Tutti gli attori in scena entrano nell’opera attraversando le proprie tempeste personali. Per Glen Çaçi, tempesta è avere dieci anni e vedere un crollo, un incendio, un camion che sfonda i muri di un’ambasciata in Albania… Tempesta è scegliere se partire o rimanere. E Glen ha scelto di partire, per l’Italia, da clandestino. Tempesta è anche riascoltare la voce di Judith Malina del Living Theatre che parla della necessità dello scatenare tempeste, non di proteggersi, proprio mentre l’uragano Sandy si abbatte su New York. Tempesta è un contro-testo drammaturgico, la rabbiosa poesia del martinicano Aimé Césaire, che, con Une tempête, sposta il baricentro in Africa e da voce al fiero desiderio di rivalsa di Calibano: la relazione di dipendenza “reciproca” che la dinamica colonizzatore-colonizzato genera si acuisce, sempre sul crinale dell’antica controversia fra violenza e non violenza.

Tempesta è rompere l’ordine quotidiano, come trascinare un albero per le strade… Ed è ciò che decide Silvia Calderoni/Ariel, quando sceglie l’indipendenza e diserta, abbandona il palcoscenico e il suo Maestro per gettarsi nel Rumore della Realtà... Calibano comincia una rivolta solitaria, rivendicando la sua isola, la sua libertà. Ma quale libertà? Il testo è tradito. Lo spettacolo si spacca. L'attore che simula Prospero abbandona il mantello. Il grande Panopticon del palco, dove “ciascuno al suo posto è visto, ma non vede” si svuota. Resta solo una domanda e la timida esortazione di Miranda, al pubblico. Nel silenzio.