Morena Antonucci – L’Abruzzo nell’anima

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO MEDIEVALE
Largo Belvedere, Gamberale, Italia
Date
Dal al

10,00 – 12,30 17,30 – 21,00

Vernissage
05/08/2012

ore 17.30

Biglietti

ingresso libero

Patrocini

Comune di Gamberale (Ch)

Artisti
Morena Antonucci
Curatori
Daniela Madonna
Generi
arte contemporanea, personale
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Opere attinenti all’esperienza artistica ed esistenziale dell’artista Morena Antonucci nel Parco Nazionale della Majella: “Definita da Mons. Bruno Forte Artista al servizio della bellezza e dell’Amore” (Fara San Martino 16 settembre 2011).

Comunicato stampa

MORENA ANTONUCCI: testo di presentazione critica di Daniela Madonna

L’Abruzzo nell’anima

Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, quelli di Morena Antonucci riflettono la luce del percorso interiore sinora compiuto con sorprendente vivacità. Mentre le sue parole ricalcano le tappe salienti delle evoluzioni artistiche degli ultimi anni, un guizzo di entusiasmo inafferrabile ne abita lo sguardo diffondendo all’intorno l’intimità di un sorriso che chiede solo di essere condiviso. Del resto la pittura, per Morena, da sempre coniuga la manifestazione della bellezza con l’impellenza di mostrarne le sfumature al mondo, attraverso fioriture cromatiche e forme rivelatrici che emergono dal magma pudico del nascondimento per assumere eloquenti consistenze concrete.
L’esposizione ospitata dai suggestivi ambienti del Castello di Gamberale vuole essere, complice l’amenità del luogo custodita dai silenzi montani, lo scrigno di un racconto iconico che racchiude i nuclei più significativi dell’iter espressivo affrontato dalla pittrice dal 2004 ad oggi. Un tratto di strada che traduce in incantamento visivo la pregnanza di un’indimenticabile tranche de vie segnata dall’incontro con l’Abruzzo verde dei Parchi e azzurro dei bagliori adriatici, terra vergine in cui le nenie di paese ancora si fondono, nelle notti stellate, con gli ululati ferini rivolti alla luna.
Originaria di Latina, dal 2004 l’artista ha appunto scelto di vivere con la propria famiglia nella provincia di Chieti, conquistata dalla possibilità di assaporare e trasfondere sulla tela le impressioni di una quotidianità resa speciale dal contatto diretto con la natura.
All’inizio dell’avventura abruzzese si colloca l’impatto con la grazia intatta di Colledimacine, piccolo borgo-gioiello da cui si colgono le sinuosità materne della Majella e, in lontananza, inattesi orizzonti marini. Morena, avvezza ai paesaggi pianeggianti dell’Agro Pontino e già sensibile al fascino nordico di quelli irlandesi, trova nella nuova realtà abitativa una dimensione di pace atta a dare voce al proprio palpitante slancio vitale. La verticalità della montagna, la quiete sacrale dei boschi, la vista dell’impavido lupo appenninico incrociato fortuitamente, la genuina accoglienza delle persone, fanno avvertire all’artista la sensazione di aver raggiunto l’equilibrio perfetto tra le esigenze dello spirito e lo spazio geografico di riferimento.
Da una pittura in cui predomina l’esuberanza delle tinte e le figure emergono dalla materia lucente come larve sbozzate (si veda l’opera Rifugi del 2003, dal ciclo Colore come energia), testimoni efficaci del vigore femminile e dell’alchimia diadica tra uomo e donna, l’autrice passa all’uso di una tavolozza più pacata: l’urlo caldo e contrastato dei toni mediterranei si stempera in cromie attenuate che celebrano una comunione profonda con il creato, tempio che tutti abitiamo e mistero reso tangibile dal riscoperto legame con l’universo naturale. L’affinità spontanea con Clemente Di Leo, poeta di Colledimacine prematuramente scomparso nel 1970, porta alla nascita di una comunicazione ideale tra arte pittorica e versi nel progetto Proiezioni sostenibili, cui appartengono i dipinti in mostra Incontri e Afflato, entrambi del 2006. Riconosciutasi deglobalized artist, la Antonucci si impegna a raccontare la tipicità del proprio territorio d’adozione, filtrata dall’ispirazione personale e dall’interesse filantropico, in numerose esposizioni nazionali e internazionali.
Il passo successivo del percorso è ben configurato dalla tela Sintonia d’Abruzzo, datata 2010. Nella composizione l’emblematico lupo di Maja si accompagna agli agili pesci della costa, a rappresentare i due volti della Regione che convivono nel cuore della pittrice dopo il trasferimento a Fossacesia, nel 2008, insieme al marito e alle figlie. La sua riflessione si apre, in questo periodo, alle suggestioni della meccanica quantistica applicate alle dinamiche creative, confluendo nella visione che genera la serie di opere denominata Complesse sintonie.
I più recenti sviluppi della ricerca artistica di Morena evidenziano un’ascesi che conduce le vibrazioni della materia entro l’apparente incorporeità della luce, per poi tradurle in un’armonia superiore in cui le opposizioni si dissolvono in musicalità coloristica di stupefacente delicatezza. L’aspetto fisico della natura, lungi dall’essere posto in secondo piano, viene piuttosto nobilitato dal richiamo della spiritualità, che lo riassorbe in un atavico senso di completezza e di abbandono. Il misticismo sfocia nella contemplazione del divino in opere come Dialogo e Il Cristo sul monte, del 2011. La prima, che nasce dalla meditazione sulla lettera pastorale dell’Arcivescovo Bruno Forte I colori dell’amore, è stata assunta come logo per il Convegno dell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto Il dialogo come stile ecclesiale e l’evangelizzazione, tenutosi a Fara San Martino lo scorso anno. La seconda, in una prospettiva svettante verso l’alto, incarna la compenetrazione tra la sacralità rivelata e le radici caduche dell’esistenza. Il costato del Figlio crocifisso è lacerato da una lama di roccia, segno della portata universale dolore, ma al suo fianco la mano del Padre si stende misericordiosa sulle creature, elargendo il perdono e la speranza fondata sulla sconfitta certa della morte.
La tela Mater temporis, dipinta anch’essa nel 2011, colloca il confronto dialogico tra natura e cultura d’Abruzzo nelle trame del canovaccio temporale che fagocita tanto i grandi eventi quanto l’umile respiro della sopravvivenza. In un’aura inviolabile il simbolo della storia locale individua il proprio parallelo nella tenerezza del lupo, presenza irrinunciabile nell’immaginario dell’artista e compagno fedele nel viaggio ancora in fieri. Nella terra d’elezione e altrove, per tutti i giorni che verranno.

Daniela Madonna

FINE Ufficio Stampa
Dott. Vittorio Di Salvatore