Monk / Nannucci
Un progetto speciale appositamente pensato per l’opening durante l’art week di Artissima, dagli artisti Jonathan Monk e Maurizio Nannucci.
Comunicato stampa
Sabato 8 novembre 2014 alle ore 19.00 QUARTZ STUDIO ha il piacere di presentare la mostra
MONK/NANNUCCI
8 novembre 2014 / 24 gennaio 2015
Sabato 8 novembre 2014 alle ore 19.00 QUARTZ STUDIO ha il piacere di presentare la mostra MONK/NANNUCCI, un progetto speciale appositamente pensato per l'opening durante l'art week di Artissima, dagli artisti Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) e Maurizio Nannucci (Firenze, 1939).
Il titolo della mostra contiene i simboli ‘maggiore’ e ‘minore’ che sono sia un efficace segno visivo tra i cognomi degli artisti che un modo sintetico per segnalare vicinanza e comunicare un interscambio. La distanza generazionale che separa i due artisti si riduce al grado zero in quella sorta di rispecchiamento riflessivo che, attraverso il loro lavoro, entrambi fanno sulla storia dell’arte. Minimale, rigoroso, ma anche poetico, quello di Nannucci, ironico, giocoso, ma a tratti inaspettatamente caustico quello di Monk. Come gli stessi artisti hanno dichiarato, le loro ricerche sono per molti aspetti parallele, ma contengono interessanti punti di intersezione. Uno su tutti è il riferimento a figure chiave dell’arte del Novecento come Alighiero Boetti. Nel lavoro di Jonathan Monk Boetti torna come riferimento più o meno esplicito diverse volte. Le tante mappe di Monk sono una versione contemporanea degli originali boettiani, ma anche le sue automisurazioni in fondo sono figlie di quell’approccio ironico e classificatorio spesso utilizzato da Boetti, per non parlare del progetto Untitled and Unfinished (Afghanistan) del 2004, per il quale Monk ha realizzato una spedizione in Afghanistan, presso i laghi di Band-E-Amir, sulle cui acque Boetti avrebbe voluto che le sue ceneri venissero disperse dopo la sua morte.
Per quanto riguarda Maurizio Nannucci, attingendo al suo incredibile archivio, che non è solo fatto di memorie personali, bensì di documenti unici legati al proprio percorso artistico, l’artista a proposito di Boetti ha dichiarato - Con Alighiero i riferimenti erano coevi e molte volte noi stessi ci siamo sorpresi della loro vicinanza e affinità intuitiva. Le enunciazioni di Maurizio Nannucci sono sempre installate in edifici straordinari dal punto di vista storico, culturale e paesaggistico come la Biblioteca del Parlamento tedesco (2003), l’Altes Museum di Berlino (2005), la Triennale di Milano (2006), l’Hubbrücke, storico ponte di Magdeburgo (2008) o l’incantevole villa medicea La Magia a Quarrata (2009) solo per fare qualche esempio. La relazione dell’opera con l’architettura, intesa in senso ampio cioè come condensazione di segni culturali oltre che strutturali, è dunque per Nannucci imprescindibile, elemento caratterizzante del suo approccio al lavoro, del suo modo di progettare. Le sue enunciazioni sono semanticamente aperte, ma si impongono come degli statement universali la cui ricezione è mentale ed emozionale insieme, grazie alla combinazione di messaggio, carattere, dimensioni e colore attentamente studiati dall’artista per la fruizione dell’opera in relazione al contesto. Il risultato è che testo e contesto si rafforzano vicendevolmente. L’ultima personale di Maurizio Nannucci a Torino risale al 1974 quando inaugurò nella galleria di Christian Stein allora in piazza Vittorio, poi dal 1999 la frase All art has been contemporary, che campeggia in blu sull’ingresso della GAM di Torino, ha stabilito un legame permanente tra Nannucci e la città. Da parte sua lo scozzese Monk a Torino può dirsi di casa, vista la sua collaborazione, a partire dal 2000 con la gallerista Sonia Rosso. Nel 2009, su suo invito, Monk ha realizzato il LIRA HOTEL (uno dei nomi a cui aveva pensato Alighiero Boetti per il suo ONE HOTEL di Kabul), in cui dormire diventa un’esperienza immersiva nel lavoro di Monk che per il progetto ha ‘arredato’ un mini appartamento in via Giulia di Barolo 11.
Il concetto di autorialità, molto forte in Nannucci e spesso messo in discussione da Monk in una serie di lavori in cui rielabora con ironia opere altrui, è alla base dello scambio avvenuto tra i due artisti. Per Quartz Studio Monk e Nannucci hanno realizzato due neon, modalità espressiva privilegiata da Nannucci, ma utilizzata anche da Monk. Entrambe le opere, SOME WORDS WRITTEN BY SOMEONE ELSE FOR SOMEONE ELSE di Nannucci e Untitled (Via Luigi Santini, Roma) di Monk, prodotte in due tonalità di blu differenti, fanno riferimento, con parole e segni, a qualcuno ‘altro’ da loro. In questa volontà di scambio, dunque, la dinamica attivata dai due artisti non si limita alle loro identità, ma si apre ad altri soggetti e forme di condivisione, in un consapevole processo di rielaborazione artistica che include il passato ed il presente di artisti conosciuti, ma anche, paradossalmente, l’identità che sta dietro ad un anonimo graffito di strada. Rientra in questa progettualità osmotica messa in atto per Quartz Studio anche la riedizione di Manifesto (Poster), un lavoro di Alighiero Boetti del 1967 in cui i cognomi degli amici originariamente elencati dall’artista torinese, sono stati sostituiti dalle scelte personali di Monk e Nannucci, affiancate da altri ed altrettanto criptici simboli.
Maurizio Nannucci (Firenze, 1939), Maurizio Nannucci sin dalla metà degli anni Sessanta, è tra i protagonisti delle sperimentazioni artistiche internazionali nell’ambito della poesia concreta, fluxus e concettuale. Dal 1967 (“Alfabetofonetico”) Nannucci elabora una vasta antologia di testi in neon che creano un repertorio linguistico in cui una dimensione più varia di significati e una nuova percezione dello spazio instaurano un forte legame ambientale sia con l’architettura sia con il paesaggio urbano. Sempre dalla metà degli anni Sessanta, Nannucci esplora le complesse relazioni tra arte, linguaggio e immagine, una riflessione che lo ha portato a creare inedite proposte concettuali, caratterizzate dall’utilizzo di media diversi: neon, fotografia, video, suono, edizioni e libri d’artista. La componente spaziale e la forza espressiva della sua ricerca, basata sulla riflessione su temi quali la luce, il tempo, lo spazio, la parola, lo ha portato a collaborare con Renzo Piano (“Polifonia” per l’Auditorium di Roma, 2002), Stephan Braunfels (“Blauer Ring” per la Biblioteca del Parlamento Tedesco di Berlino, 2003), Massimiliano Fuksas, Nicholas Grimshaw, Mario Botta, Claudio Silvestrin. Ha tenuto oltre trecento mostre in musei e gallerie, ha partecipato numerose volte alla Biennale di Venezia, a Documenta Kassel, oltre alle biennali di Sao Paolo, Sydney, Istanbul, Valencia. Tra le sue installazioni pubbliche: “Art”, 1988, Carpenter Center della Harvard University di Cambridge; “You can imagine the opposite”, 1991, Lenbachhaus, München; “Let’s talk about art, maybe”, 1993, Bank Building, Edinburgo; “Transit, a light journey”, 2000, Biennale di Architettura, Venezia; “All art has been contemporary”,1998 Gam Torino; “What to see what not to see”, 2003, Biennale di Valencia; “Changing place…”, 2004, Fondazione Peggy Guggenheim, Venezia; “Index”, 2005, Enssib, Università di Lione; Museum Der Moderne, Salzburg, 2008; Hubbrücke, Magdeburg, 2008; Galleria degli Uffizi, Firenze, 2010; Museum of Fine Arts, Boston, 2011; Stazione Leopolda, Firenze, 2013.
Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) spesso si appropria di idee, opere e strategie di artisti concettuali e minimalisti degli anni Sessanta e Settanta. Con fotografie, sculture, video installazioni e performances le sue opere rielaborano e ricontestualizzano queste citazioni, spesso mescolando la storia personale di Monk e la cultura di una famiglia della working-class. Questo aspetto conferisce un carattere più umano e terreno alle idee utopiche ed al concetto di genio artistico dei lavori originali. Le estensioni e le reinterpretazioni da parte di Monk di opere di John Baldessari, Ed Ruscha e Sol LeWitt, tra gli altri, contestano il concetto di autenticità, paternità e valore nell’arte con umorismo ed arguzia. Numerose le mostre personali di Jonathan Monk, tra le tante segnaliamo: W139, Amsterdam; ArtPace, San Antonio; Palais de Tokyo, Parigi; CCA - Centre for Contemporary Arts, Glasgow; Centre d'Art Contemporain, Neuchatel; Museum Kunst Palast, Dusseldorf; Institute of Contemporary Art, Londra e Kunstverein, Hannover. Le mostre collettive sono altrettanto numerose e comprendono la Biennale di Taipei, la Biennale di Berlino, la Biennale di Venezia, la Whitney Biennal, la Biennale di Praga e la Biennale di Panama. Nel 2012 Monk è stato premiato con il Prix du Quartier des Bains a Ginevra. Le sue opere sono esposte in numerosi musei e collezioni internazionali tra cui: Los Angeles County Museum of Art, LACMA, Los Angeles, CA; Moderna Museet, Stockholm, Sweden; MMK Museum für Moderne Kunst, Frankfurt am Main, Germany; Museum of Modern Art, New York, NY; Norton Collection, Santa Monica, CA; Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY; Statens Museum für Kunst, Copenhagen, Denmark; Tate Modern, London, England.
On Saturday, November 8, 2014 at 7:00 pm, Quartz Studio is pleased to present the exhibition
MONK/NANNUCCI
November 8, 2014 — January 24, 2015
On Saturday, November 8, 2014 at 7:00 pm, Quartz Studio is delighted to present the exhibition Monk/Nannucci, a special project conceived specifically for the studio’s opening during the week of the Artissima art fair, with artists Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) and Maurizio Nannucci (Florence, Italy, 1939).
The exhibition's title includes the symbols for 'greater than' and 'less than,' which effectively visually connect the artists' last names, concisely mark their closeness and convey a sense of mutual exchange. The distance between the two artists' generation is reduced to nothing in the thoughtful reflection that each artist makes about the history of art through their work. Where Nannucci is minimal, precise, yet poetic, Monk is wry, witty, and sometimes unexpectedly caustic. As the artists themselves have noted, though their explorations run parallel in many aspects, they have interesting points of intersection. One such intersection is their referencing key figures of twentieth-century art like Alighiero Boetti. Boetti has come up as in Monk's work many times, sometimes explicitly or sometimes less so. Monk's many maps are a contemporary version of Boetti's original maps; his "self measurements" are, in essence, the offspring of the witty, classifying approach often seen in Boetti. And then there is Untitled and Unfinished (Afghanistan) from 2004,for which Monk made an expedition to the Band-e-Amir lakes in Afghanistan, where Boetti would have liked his ashes to have been scattered after his death.
As for Nannucci — from his incredible archives, containing personal memoirs as well as unique documents tracing his artistic path — he has said of Boetti, "With Alighiero, our references came from the same time, and we often surprised ourselves in how close they were and their intuitive similarities.” Nannucci's 'statements' are always mounted in structures that are extraordinary in historic, cultural and landscape senses, such as the Library of the German Parliament (2003), the Altes Museum in Berlin (2005), the Milan Triennale (2006), the historic Hubbrücke bridge in Magdeburg (2008), and the entrancing Medici villa La Magia in Quarrata (2009), just to name a few. In Nannucci's work, the relationship between the work of art and architecture — in the broadest sense of condensing cultural and structural marks — is an essential starting point, the distinguishing feature of his approach to his work and his mode of designing. His statements are always semantically open, while establishing themselves as universal and understood both mentally and emotionally by combining the message, font, size and color, all carefully devised by Nannucci for experiencing the art work in relationship to its context. The result is text and context that mutually reinforce each other. Nannucci's last solo show in Turin was in 1974 when he showed in Christian Stein's gallery, then in Piazza Vittorio. Since 1999, the sentence “All art has been contemporary” is proclaimed in blue at the entrance to GAM in Turin, forging a permanent bond between Nannucci and Turin. And Monk — who is from Britain— can consider himself at home in Turin too, as he has been collaborating since 2000 with gallerist Sonia Rosso. In 2009, on her invitation, Monk created the Lira Hotel (one of the names Alighiero Boetti had considered for his One Hotel in Kabul) where sleeping becomes an experience of full immersion in Monk's work as he 'decorated' a mini-apartment for the project at Via Giulia di Barolo 11.
The concept of authorship — a major force in Nannucci's work and often interrogated by Monk in a number of pieces wryly reworking works of others — is a basis for the dialogue between the two artists. For Quartz Studio, Monk and Nannucci created two neon works — Nannucci's preferred mode of expression and often used by Monk too. Both works, SOME WORDS WRITTEN BY SOMEONE ELSE FOR SOMEONE ELSE by Nannucci and Untitled (Via Luigi Santini, Roma) by Monk, are made in two different shades of blues and refer both in words and symbols to someone 'other' than themselves. In this intent to dialogue, the dynamic the two artists deploy is not limited merely to their identities; it opens to other subjects and forms of sharing, in a careful process of artistic reworking including the past and the present of eminent artists they knew, and the paradoxical identity behind anonymous street graffiti. Part of the osmotic design approach they implemented for Quartz Studio is the reworking of Manifesto (Poster), an Alighiero Boetti work from 1967 in which the last names of friends that Boetti had listed in the original are replaced by those chosen by Monk and Nannucci themselves, paired with other cryptic symbols.
Maurizio Nannucci (Florence, Italy, 1939) Since the mid 1960s, Nannucci has been a major figure in international experimental art in concrete poetry, Fluxus, and conceptual art. Since 1967 (with "Alfabetofonetico"), Nannucci has created an extensive anthology of neon light texts, forming a linguistic repertoire in which varied meanings and a fresh perception of the space forge powerful connections to the work's surroundings, both the architecture and the urban landscape. Also starting in the mid 1960s, Nannucci started to explore the complex relationships between art, language and images, spurring him to create original conceptual work, adopting diverse media, including neon, photography, video, sound, publications and artist books. His work's spatial component and expressive power are based on ideas about light, time, space and words, leading to collaborations with Renzo Piano (“Polifonia” for the Auditorium of Rome, 2002), Stephan Braunfels (“Blauer Ring” for the Library of the German Parliament in Berlin, 2003), Massimiliano Fuksas, Nicholas Grimshaw, Mario Botta, and Claudio Silvestrin.
He has had over three hundred shows in museums and galleries, has been featured at the Venice Bienniale several times and has taken part in Documenta Kassel as well as the Sao Paolo, Sydney, Istanbul, and Valencia biennials. His public installations include: “Art,” 1988, Carpenter Center at Harvard University in Cambridge; “You can imagine the opposite,” 1991, Lenbachhaus, München; “Let’s talk about art, maybe,” 1993, Bank Building, Edinburgh; “Transit, a light journey,” 2000, Architecture Biennale, Venice; “All art has been contemporary,” 1998, Gam Turin; “What to see what not to see,” 2003, Valencia Biennial; “Changing place…,” 2004, Peggy Guggenheim Foundation, Venice; “Index,” 2005, Enssib, University of Lyon; Museum Der Moderne, Salzburg, 2008; Hubbrücke, Magdeburg, 2008; the Uffizi, Florence, 2010; Museum of Fine Arts, Boston, 2011; Stazione Leopolda, Florence, 2013.
Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) often appropriates ideas, works, and strategies from Conceptualist and Minimalist artists of the '60s and '70s. With photographs, sculpture, film, installation, and performance, his works recontextualize and rework these quotations, often infusing them with Monk's personal history and working-class family upbringing. These aspects add a humanizing and down-to-earth sensibility to the original works' utopian ideals and notions of artistic genius. Monk's extensions and reinterpretations of seminal works by John Baldessari, Ed Ruscha, and Sol LeWitt, among others, challenge authenticity, authorship, and value in art with quirky humor and wit. Monk’s work has been exhibited extensively throughout the world, including in solo shows at CAC Malagá, W139 in Amsterdam, Artpace in San Antonio, the Palais de Tokyo in Paris, Tramway in Glasgow, Centre for Contemporary Arts in Glasgow, Centre d'Art Contemporain in Neuchatel, Museum Kunst Palast in Dusseldorf, Institute of Contemporary Art in London, and Kunstverein Hannover. Group exhibitions are numerous and include the Taipei Biennial, Berlin Biennale, Venice Biennale, Whitney Biennial, Prague Biennale, and Panama Biennial. In 2012, Monk was honored with the Prix du Quartier des Bains in Geneva. His works have been exhibited in many museums and international collections, including Los Angeles County Museum of Art, LACMA, Los Angeles, CA; Moderna Museet, Stockholm, Sweden; MMK Museum für Moderne Kunst, Frankfurt am Main, Germany; Museum of Modern Art, New York, NY; Norton Collection, Santa Monica, CA; Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY; Statens Museum für Kunst, Copenhagen, Denmark, and Tate Modern, London, England.
We would like to thank Sonia Rosso for her invaluable contribution.