Mimmo Paladino – Non avrà titolo

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO PARASI
Via Giovanola Lago Maggiore, Cannobio, Italia
Date
Dal al

Mercoledì 16.30 - 18.30 - Giovedì 10.00 -13.00
Venerdì - Sabato 10.00-13.00 | 16.30-18.30 Domenica 10.00-13.00
Dal 1 settembre Giovedì 10.30 - 12.30
Venerdì - Sabato 10.30-12.30 | 16.30-18.30
Domenica 10.30-12.30

Vernissage
24/06/2023

ore 17

Artisti
Mimmo Paladino
Curatori
Lorenzo Madaro
Generi
arte contemporanea, personale
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Il progetto espositivo, dedicato a Mimmo Paladino, uno dei maestri della storia dell’arte italiana e internazionale, si concentra sulla produzione pittorica degli ultimi quindici anni e oltre di lavoro, con dipinti di grande e medio formato.

Comunicato stampa

Il progetto espositivo, dedicato a Mimmo Paladino, uno dei maestri della storia dell’arte italiana e internazionale, si concentra sulla produzione pittorica degli ultimi quindici anni e oltre di lavoro, con dipinti di grande e medio formato. A Cannobio saranno altresì presenti alcune opere concepite negli ultimi mesi, a conferma dell’estrema vitalità della ricerca di Paladino e della sua capacità estrema di costruire immagini rimanendo sempre fedele al proprio lessico, ma allo stesso tempo di tracciare nuovi itinerari e cambiare pelle. Il titolo della mostra – che riecheggia una delle sue opere storiche – intende proprio rivelare l’idea di presente e di futuro custodita nei suoi lavori, in cui teste, tracce, segni arcaici si stratificano e cambiano direzione ritornando costantemente nonostante siano oggetto di persistenti metamorfosi e riflessioni. Le sue sono icone di un tempo dilatato di cui non si possono rintracciare gli estremi cronologici o geografici, ma sono riconoscibili a tutti, poiché sono universali, appartenendo a un discorso sulla pittura che Paladino traccia in particolar modo dagli anni Settanta.
Dipingere per Mimmo Paladino vuol dire, dopo oltre cinquant’anni di ricerca, praticare un comportamento prima ancora che imbastire una specifica narrazione; la sua infatti è una pittura che si concentra sullo spazio, lo attraversa, lo penetra, lo trasforma; altre volte lo stravolge e poi lo ricompone con un ordine nuovo in cui tanti elementi affiancati e poi ridisegnati riescono a concepire un discorso che vive di combinazioni di linguaggi che l’artista ha sempre concepito come una pratica in grado di assorbire tutto: disegno, scultura, spazio, materia, metamorfosi vuoto, gesto, anche assenza come l’opera scelta dall’artista e dal curatore come immagine guida di questa mostra, quasi una sinopia, che ci ribadisce quanto per l’artista la pittura sia un fatto mentale.
Questa mostra di Mimmo Paladino, con una selezione ragionata di opere scelte, riconferma la grande capacità dell’artista di essere un pensatore aperto, e che per lui la pittura sia il grado zero della riflessione sulle immagini, in grado poi di generare opere che transitano dalle arti visive al teatro, al cinema, perché frutto di un linguaggio personale e di una libertà formale in cui i limiti vengono di volta in volta ripensati con assoluta libertà.
Sul lungo lago sarà inoltre presente un grande Cavallo dell’artista, scultura di formato monumentale. Immobile e concentrato nella sua arcaica staticità, sorveglierà lo spazio urbano circostante e i nostri sguardi. Il cavallo Senza titolo di Mimmo Paladino ci indica che la storia e la storia dell’arte sono spazi dilatati di pensiero, echi che sussultano nelle nostre vite in un tempo inatteso. Il cavallo per Paladino è parte di un intimo alfabeto visivo che elabora e ricompone da lunghi anni nei propri territori della scultura, della pittura e del disegno. Scarno, essenziale, rigoroso nelle sue forme che rimangono in ogni caso mediterranee, il cavallo di Paladino sarà un baluardo da osservare, una sorta di nuova meridiana che potrà scandire i passi e il tempo di chi sarà in transito in quell’area della città. L’arte torna ad essere uno spazio di connessione tra la dimensione del sogno e quella della riflessione sulla storia. E l’uomo, il possibile cavaliere assente, è ancora una volta interprete di un nomadismo intellettuale.

L’ARTISTA

Domenico Paladino nasce a Paduli (BN) nel 1948.
Negli anni ’60, affascinato dal clima culturale dell’epoca tra arte concettuale e Pop Art americana, si avvicina all’arte e dalle iniziali sperimentazioni concettuali l’artista trasferisce la propria attenzione sulla pittura figurativa. Nel 1978 compie il suo primo viaggio a New York, dove due anni dopo inaugura due mostre personali alla Marian Goodman Gallery e alla Annina Nosei Gallery. Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione Aperto ’80, dove viene ufficialmente presentata da Achille Bonito Oliva la Transavanguardia. Nel corso degli anni ’80 la sua iconografia poetica prende forma, su tele di grandi dimensioni ricche di figure allegoriche, l’artista raffigura maschere inespressive, animali, simboli ricchi di evocazioni rituali primitive. L’artista non si rivolge solo alla pittura ma utilizza diverse tecniche: dal disegno all’incisione, all’inserimento nelle tele di elementi tridimensionali ed è costante e serrato il profondo dialogo con la scultura. Nel 1982 allo Zeitgeist di Berlino espone la sua prima scultura in bronzo policromo Giardino Chiuso, che diventerà evento espositivo alla Galleria Mazzoli l’anno seguente. Nel 1988 Paladino è invitato alla XLIII Biennale di Venezia, dove espone, nei giardini e all’ingresso del Padiglione Italia, una grande installazione con una porta di bronzo di sette metri e i primi Testimoni in pietra. L’attività espositiva estera iniziata negli anni ’80 si intensifica negli anni ’90: nel 1994 è primo tra gli artisti italiani contemporanei ad esporre alla Galleria Nazionale di Belle Arti di Pechino. È negli anni ’90 che comincia a realizzare importanti installazioni e interventi sugli spazi urbani come la installazione permanente Hortus Conclusus nel chiostro di San Domenico a Benevento (1992). Nel 1995 Napoli gli dedica una mostra alle Scuderie di Palazzo Reale, a villa Pignatelli Cortes e in Piazza Plebiscito dove installa la Montagna di Sale. Nel 1999 una grande mostra alla South London Gallery include 20 Testimoni, e nello stesso anno presenta l’installazione I Dormienti nel sotterraneo della Roundhouse di Londra, opera che dialoga con gli interventi sonori di Brian Eno. Lo stesso anno la Royal Accademy di Londra lo insignisce del titolo di Membro Onorario. In questi anni realizza anche numerose scenografie teatrali, attività che perdura tutt’ora e che gli vale nel 2004 il premio UBU per la migliore scenografia teatrale. Il Centro d'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, nel 2002, gli dedica una importante mostra retrospettiva a cura di Bruno Corà. Nel 2003 Paladino viene scelto come rappresentante dell'arte italiana durante la presidenza italiana a Bruxelles: la scultura equestre Zenith è installata nella piazza della sede del Parlamento Europeo, dello stesso anno è la mostra Transavanguardia 1979-1985 al Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli, a cura di Ida Gianelli. Nel 2005 il Museo di Capodimonte di Napoli presenta una importante mostra dedicata a Don Chisciotte che prelude Quijote, il lungometraggio che dirigerà l’anno successivo presentato poi con grande successo al Festival del Cinema di Venezia. Nel 2008 tiene una mostra al Museo dell’Ara Pacis di Roma con l’apporto del musicista Brian Eno e realizza l’importante installazione Porta di Lampedusa - Porta d'Europa sull'isola di Lampedusa per commemorare i migranti deceduti in mare.

Nel 2009 espone una serie di sculture en plain air che riempiono le strade, le piazze e i palazzi del paese di Orta S. Giulio, sul Lago d'Orta, curata da Flavio Arensi. Nel 2011 la città di Milano gli dedica una grande retrospettiva a Palazzo Reale, davanti al quale viene installata la monumentale Montagna di sale. Nel 2012 il Mic di Faenza espone le sue ceramiche e viene nominato Membro Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti in Vaticano da parte di Papa Benedetto XVI. Nel 2015 partecipa alla LVI Biennale di Venezia, e nel 2016 tiene una personale alla Galleria Christian Stein a Milano. Del 2017 è la personale Ouverture, con la collocazione di oltre 40 opere a Brescia, sia nel museo che presso gli spazi aperti pubblici della città; dell’anno successivo è la mostra Pane e oro con la Fondazione Made In Cloister di Napoli, evento che ha fatto da prologo per il progetto di mensa sociale in collaborazione con lo chef Massimo Bottura; nel 2019 tiene la mostra personale La Regola di Piero, ad Arezzo, dove l'artista dialoga con l'opera di Piero della Francesca. Nello stesso anno ha realizzato un’opera scultorea di grandi dimensioni, installazione permanente nel Parco Archeologico di Paestum. Tra le ultime installazioni ricordiamo nel 2020 l'opera PaladinoPiacenza, costituita da 18 cavalli monumentali in vetroresina posizionati in Piazza Cavalli a Piacenza. Nel 2021 gli viene conferita la Laurea Honoris Causa in Arti Visive presso la prestigiosa Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Quest’anno l’artista ha presentato il suo secondo lungometraggio dal titolo La Divina Cometa, liberamente ispirato alla Commedia dantesca.

LO SPAZIO

L’esposizione si iscrive nel quadro delle mostre pensate per valorizzare una storica costruzione risalente al XIII secolo adibita per tanti anni a luogo di giustizia e di governo. Il Palazzo della Ragione, meglio conosciuto come Palazzo Parasi, è stato accuratamente restaurato dall’Amministrazione Comunale, di concerto e sotto l’alta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della regione Piemonte. Si tratta di un imponente edificio che sorge a ridosso della Torre Comunale del XII secolo. Al piano terra è presente un portico coperto con volte a botte che conserva lapidi, stemmi e rilievi del XIV secolo e due tombe romane. Ai piani superiori sono state realizzate due aree destinate a spazio espositivo, una delle quali particolarmente interessante per il diretto contatto con le antiche capriate