Medardo Rosso – Opere scelte

Informazioni Evento

Luogo
AMEDEO PORRO
Corso Monforte 23, Milano, Italia
Date
Dal al

da lunedì a venerdì 9.30/13.30 e 15.30/19.30. Sabato solo su appuntamento. Chiuso domenica.

Vernissage
05/05/2011
Biglietti

ingresso libero

Editori
SKIRA
Artisti
Medardo Rosso
Curatori
Paola Mola
Uffici stampa
STUDIO LUCIA CRESPI, IRMA BIANCHI
Generi
arte contemporanea, personale
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Per la prima volta è esposta al pubblico una selezione di sculture in cera, bronzo e gesso, fino ad oggi visibili solo sul Catalogo ragionato, cui si affiancano fotografie, lettere e disegni inediti di Medardo Rosso.

Comunicato stampa

Per la prima volta è esposta al pubblico una selezione di sculture in cera, bronzo e gesso, fino ad oggi visibili solo sul Catalogo ragionato, cui si affiancano fotografie, lettere e disegni inediti di Medardo Rosso.

Personalità tra le più significative e originali del panorama internazionale della scultura del secolo scorso, Rosso è il protagonista della mostra “Rosso.Opere scelte” alla Amedeo Porro arte moderna e contemporanea di Milano dal 5 maggio al 29 luglio 2011 a cura di Paola Mola.

La curatrice, a seguito di numerose ricerche e pubblicazioni, propone una nuova lettura di Rosso mettendo in risalto la sua figura di artista sperimentale.

La mostra è l’occasione per ammirare un nucleo di straordinarie opere dello scultore: alcune da poco ritrovate, altre provenienti da importanti collezioni private italiane, che coprono un arco temporale che va dal 1887 al 1927.

Si tratta, inoltre, della prima personale di Rosso in una galleria privata italiana dopo quella organizzata nel 1946 alla Galleria Santo Spirito di Milano.

Fulcro dell’esposizione è la bellissima Femme à la voilette (1895), capolavoro di Rosso, già nella collezione Luigi Bergamo. La rarissima opera modellata in cera – ne esistono solo sei esemplari, tre dei quali esposti nei Musei italiani di Brera a Milano, Cà Pesaro a Venezia, Galleria Nazionale a Roma – è uno dei due lavori ancora in collezione privata. La scultura ritrae la fuggevole immagine di una donna velata nell’atto di scendere la scalinata di una chiesa di sera, a Parigi, sotto la pioggia.

Di grandissimo valore anche il ritrovamento dell’unico esemplare conosciuto in bronzo della Petite Rieuse. La scultura, esposta una sola volta nel 1902 al Museum der Bildenden Kϋnste di Lipsia, si riteneva perduta: dopo la mostra, l’opera non tornò a Parigi nello studio dello scultore e se ne persero le tracce. In via del tutto eccezionale la Petite Rieuse è oggi presentata per la prima volta – dopo oltre un secolo – nello spazio di Amedeo Porro che ricompone così un importante tassello del percorso espressivo dell’artista.

Straordinario è Il Sagrestano (conosciuto anche come Lo Scaccino o Se la fuss grapa), databile intorno 1887, della collezione Ajna. In gesso cavo, dipinto di nero, si presenta come un capolavoro di tecnica, poesia e leggerezza: “una forma senza paragoni – commenta la curatrice – comprensibile forse solo oggi attraverso Giacometti e le terrecotte di Fontana”.

Degno di un’esposizione museale, il nucleo dei tre gessi provenienti dalla celebre collezione di Mario Vianello-Chiodo, amico veneziano di Rosso dal tempo del suo rientro in Italia, nel 1920. Nell’autunno del 1927 (poco prima della morte dell’artista avvenuta nel marzo 1928), lo scultore donò all’amico alcune casse contenenti un gruppo di 7 opere in gesso: i tre gessi esposti fanno parte di quel nucleo. L’Enfant à la Bouchée de pain, eseguito nel 1897, è un’opera in gesso patinato, probabilmente il primo, pieno di inclusioni e tormentate aggiunte. La Portinaia, è uno strano caso di un gesso che nasce come opera finita e patinata e diventa poi un modello per le fusioni con l’aggiunta del piano di portata. Il terzo gesso presentato è Il Sagrestano, esempio di un modello, un gesso-strumento di lavoro.

Completa l’esposizione delle sculture, un bronzo della Ruffiana, fuso da un gesso originale firmato.

Accanto alle opere plastiche si ammirano tre straordinari disegni inediti su carta, provenienti dalla collezione di Angelo Sommaruga, grande editore milanese della fine dell’Ottocento, vissuto poi a Parigi e divenuto uno dei maggiori collezionisti dell’opera grafica di Rosso.

Il primo intitolato Uomo allo specchio è una grafite su carta dal tratto rapido e scarno, fa parte di una serie che riprende un uomo davanti a uno specchio, in un camera d’albergo, che si pettina, apre un cassetto, s’affaccenda in un baule: come nella sequenza di un film preso di spalle.

Gli altri due disegni, Figure su una strada e Donna di spalle, possono essere considerati come una coppia delle stesse dimensioni, sulla stessa carta, fatti uno dopo l’altro con la stessa matita litografica, simmetrici persino nella sigla. Li unisce, inoltre, il tratto pesante, materico: ritraggono con grande potenza espressiva due figure in un esterno, il primo e una donna in un interno, il secondo, a confermare che Rosso lavorava su un’impressione conservata nella mente.

Sin dall’inizio della sua attività Rosso si è dedicato alla fotografia con esiti sorprendenti. Faceva innumerevoli scatti alle sue sculture – bronzo, cera – per poi ritagliare e rielaborare in fase di stampa e rifotografare ancora il lavoro così ottenuto alla ricerca di nuovi effetti formali e cromatici. Ad illustrare questo aspetto poco noto ma molto significativo del suo lavoro, la mostra presenta due fotografie ed un assemblaggio fotografico esposto una sola volta nel 2007 alla mostra “Rosso. La forma instabile” curata da Paola Mola al Guggenheim di Venezia.

L’idea su cui si costruisce l’evento espositivo nasce dal Catalogo ragionato dell’opera dell’artista, realizzato da Paola Mola nel 2009 con la collaborazione di Fabio Vittucci. Dopo la pubblicazione, la studiosa ha compiuto altre significative scoperte che hanno riportato all’attenzione del mondo dell’arte alcuni lavori di Rosso, ritenuti sino ad oggi scomparsi e di attribuzione incerta. La mostra, quindi, si presenta agli appassionati come un importante aggiornamento ed un completamento del Catalogo ragionato.

La mostra porta all’attenzione del pubblico la straordinaria arte di Rosso che asseriva “nulla è materiale nello spazio”. Rosso si allontana dalla scultura tradizionale che rappresenta le cose come oggetti ed esprimendosi attraverso la tecnica del ‘non finito’, cerca di far dimenticare la materia, così che la scultura diventa un’immagine fluida e imprendibile. Le sue opere sono forme incerte che vivono grazie a un gioco di ombre e luci e si modificano cambiando il punto di vista. Le superfici non sono levigate ma sembrano flussi di materia viva, nel quale è impresso il gesto dell’artista.

Una particolare nota va al catalogo della mostra, edito da Skira con testo di Paola Mola: oltre ad alcune revisioni critiche e aggiornamenti storici, il volume riesamina la profonda amicizia con Mario Vianello Chiodo testimoniata da cinque lettere inedite, quattro di Rosso ed una di suo figlio, presenti in mostra. Arricchisce il catalogo una sezione dedicata ai restauri delle opere con analisi chimiche e indagini tomografiche che costituiscono un importante contributo agli studi storici su Rosso.