Mauro Di Berardino
The Urban Box a partire da sabato 11 luglio, riapre il suo spazio espositivo con una mostra personale dell’artista teatino classe ’78 Mauro Di Beratdo.
Comunicato stampa
The Urban Box a partire da sabato 11 luglio, riapre il suo spazio espositivo con una mostra personale dell'artista teatino classe '78 Mauro Di Beratdo.
Mauro si forma inizialmente come autodidatta , in seguito inizia a frequentare il
mondo dell’arte. Stringe amicizia con artisti affermati dai quali trova nuovi stimoli
che lo portano a scoprire altre tecniche.
Tendenzialmente dipinge su tela o carta telata con acrilici,inchiostro e pastelli ad olio,
quest’ultimo lo utilizza principalmente per lasciarsi andare sulla tela , libero come una cascata.
Nella sua fase iniziale i soggetti delle sue opere sono principalmente gli occhi, dedica la maggior parte
del tempo a realizzare lo sguardo, che secondo lui deve trasportare chi lo osserva.
La pittura è una professione da cieco. Uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che
sente, ciò che dice a sé stesso riguardo a ciò che ha visto.
“La mia ebbrezza nell’Arte sono gli occhi. Lo sguardo ritratto su un supporto
bidimensionale, artefatto, ma che nel contempo riesca a ipnotizzarti, rapirti, come
uno sguardo vero, reale. Se gli occhi sono lo specchio dell’anima io mi inebrio con
la presunzione di metterlo su carta”
Dipingere è uscire da sé , dimenticare sé stessi, preferire l’anonimato a ogni cosa e
rischiare talvolta di non essere in accordo con il proprio secolo e con i
contemporanei. È un atto di aprirsi un passaggio attraverso un muro di ferro
invisibile che sembra trovarsi tra ciò che si sente e che si può.
Nella Seconda fase che inizia dopo una contaminazione di Twombly e Basquiat decide di smettere di dipingere gli occhi e rendere l’intera opera come un’anima che si trova in fondo allo sguardo. Si distacca dallo stile figurativo per abbracciare il NeoEspressionismo dove riesce ad esprimersi pienamente, qui ha il salto di qualità. I suoi quadri vengono venduti ovunque, i musei d’arte moderna lo invitano, parteciperà anche al guinness dei primati della galleria Montez.
Gli esperti d’arte iniziano a notarlo con critiche molto entusiasta:
– Dipinge come i migliori 4 artisti americani
– I suoi quadri sembrano vivi
-Sembra il figlio di Jean Michel Basquiat, un misto di tribalismo arcaico e graffitismo esoterico i cui codici non sono tutti intelligibili come d’altronde la semiologia vuole. Un’opera d’erte è un’esternazione, un’urgenza del nostro conscio e inconscio, di sensi e controsensi come la personalità di chi la esegue complessa e sfaccettata…. sono senza dubbio di forte impatto e prediligono più l’emotività che l’estetica.