Masi Simonetti 1969-1919. Montagne e montanari

Informazioni Evento

Luogo
MAGNIFICA COMUNITA' DI CADORE
piazza Tiziano, 2 32044, Pieve di Cadore , Italia
Date
Dal al

Pieve di Cadore| Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore
3 agosto - 14 settembre 2019
Giorni e orari di apertura: tutti i giorni 10:00 / 12:30; 15:00 / 18:00
Zoppè di Cadore| Sala delle esposizioni
4 agosto - 14 settembre 2019
Giorni e orari di apertura: 15:00 / 18:30

Vernissage
03/08/2019
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Masi Simonetti
Generi
arte moderna
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L’esposizione sarà visitabile al Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore a Pieve di Cadore e nella Sala delle esposizioni di Zoppé di Cadore, paese natale dell’artista.

Comunicato stampa

MASI SIMONETTI (1969 - 2019). MONTAGNE E MONTANARI: CON UNA GRANDE MOSTRA DIFFUSA IL CADORE CELEBRA IL PITTORE, PROFETA DELLE DOLOMITI UNESCO
L’esposizione, che dal 3 agosto al 15 settembre sarà visitabile al Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore a Pieve di Cadore e nella Sala delle esposizioni di Zoppé di Cadore, paese natale dell’artista, coglie due importanti anniversari, il cinquantenario dalla morte di Simonetti, tra i più importanti del Novecento bellunese e attento interprete del cambiamento del rapporto tra uomo e montagna, e il decennale dell’inserimento della catena montuosa nel patrimonio mondiale dell’umanità.
Le opere esposte nelle due sedi saranno 68, provenienti da collezioni di Musei, Comuni e privati: in esse si potrà seguire il racconto del processo di cambiamento del paesaggio e degli stili di vita del montanaro avvenuto drasticamente nel secolo scorso.

A cinquant’anni dalla morte del pittore Masi Simonetti (Zoppè di Cadore, Belluno, 1903 - Parigi, 1969) sarà compito della Magnifica Comunità di Cadore e del Comune di Zoppè di Cadore rinnovare il suo messaggio attraverso le due esposizioni Masi Simonetti (1969 - 2019). Montagne e montanari dal 3 agosto al 15 settembre, una nel paese natale di Zoppè nella Sala delle esposizioni e una a Pieve di Cadore nel Palazzo della Magnifica Comunità, con il preciso compito di analizzare il suo messaggio in relazione all’ambiente montano e alla gente delle Dolomiti.
A ciò si lega un’altra importante ricorrenza, il decennale del riconoscimento delle Dolomiti, amate montagne di Simonetti, come patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. Questo amore permea l’intera carriera pittorica dell’artista, tuttavia nell’ultimo periodo, tra il 1953 e il 1965, quando egli soggiorna più a lungo a Zoppè di Cadore e torna alla figurazione dopo l’astrattismo, nelle sue opere riscopre il paesaggio, le scene di genere, l'uomo, le maschere, i Cristi e attraverso esse denuncia la perdita dei valori della tradizione da parte dei montanari, la tragica rottura del rapporto profondo con la natura circostante e anticipa la necessità di tutela del patrimonio montano.
Simonetti è stato sempre profondamente legato alle proprie origini montanare, esprimendo nelle sue opere narrazioni di vita rurale fin dagli esordi, negli anni Venti. Con il passare del tempo, affinando la qualità
pittorica, ha realizzato una serie di opere critiche sul mutamento del rapporto uomo – montagna a seguito
della modernità che aveva portato profonde trasformazioni sulla tradizione locale. Le esposizioni consentono di conoscere un’ampia produzione artistica, in cui sono inserite anche alcune opere inedite, approfondendo la qualità grafica del pittore e le dinamiche sociali del Novecento che hanno trasformato la realtà locale.

La mostra di Pieve di Cadore. L’esposizione sarà incentrata sulle opere legate alla montagna e al suo contesto, dagli esordi giovanili fino alle ultime creazioni, in cui il pittore dimostra un accurato studio delle Dolomiti bellunesi e del paesaggio, dal fondovalle fino alle creste dei monti. La montagna per Masi è sintesi
delle qualità fisiche, naturali e spirituali, un elemento che lo lega alle radici sociali e culturali studiato
ripetutamente sotto diverse angolazioni e con stili differenti. Le opere esposte sono 35 e sono rappresentative di tutta la produzione del pittore, dal 1920 al 1968.
La mostra di Zoppè di Cadore. Masi Simonetti, animo attento e sensibile, percepisce il drastico cambiamento degli usi e dei costumi degli abitanti della montagna nel corso del Novecento. L’avvento della modernità determina una rivoluzione nella percezione della montagna e ciò innesca la sfida tra cultura e natura, vede gli alpinisti inglesi portare la trasgressione nell’area, rimuovendo i tabù e conquistando le vette. Da qui parte un processo di cambiamento del paesaggio e degli stili di vita del montanaro: al turismo degli scalatori seguirà l’epoca degli alberghi di lusso, fino alla diffusione popolare degli sport sulla neve. Nel mezzo si inseriscono gli esodi in cerca di fortuna, l’elettrificazione, l’abbandono o l’estremo ridimensionamento dell’agricoltura e della pastorizia alpina. Simonetti vive questi cambiamenti attraverso i propri occhi: nei quadri d’esordio realizza diapositive del tempo, con i pastori di Zoppè immortalati nelle attività tradizionali, tuttavia successivamente, acquisite le capacità tecniche, coglie lo stravolgimento dei valori dell’uomo di montagna, l’abbandono della tradizione e delle peculiarità culturali. L’artista muove una critica feroce a questo cambiamento e lo si può cogliere nelle 33 opere esposte.
L’artista. Masi Simonetti nasce nel 1903 a Zoppè di Cadore e, orfano di entrambi i genitori, cresce con lo zio. La passione per la pittura si manifesta presto, quando ancora ragazzo si esercita copiando un quadro attribuito a Tiziano. Nel 1919 si trasferisce a Pavia dove intraprende l’attività di decoratore e poi a Parigi, dove termina il suo apprendistato e si aggiorna sulle ultime tendenze dell'arte contemporanea. Riprende l'attività di decoratore e nel contempo si impegna in una ricerca pittorica che lo porta a sperimentare stili diversi: Impressionismo (1920 - 34) Art Déco, Espressionismo (1934 - 43) Cubismo (1943 - 45). Nel frattempo dal 1930 al 1947 espone al Salon des Indépendants e realizza le prime personali alla Galerie Carmine nel 1937, alla Galerie Le Niveau nel 1943 e alla Galerie Carpentier nel 1944. Si accosta all'Astrattismo orfico di Robert Delaunay e frequenta dal 1945 al 1948 il circolo artistico della pittrice Sonia Delaunay. Quando nel 1949 ritorna alla figurazione, si sente arricchito da questa esperienza che gli ha fornito “dei nuovi mezzi”. Dal 1946 al 1953 partecipa a varie esposizioni al Salon des Réalités Nouvelles, accanto a nomi celebri come Kandinskij, Arp, Kupka, Mondrian e Delaunay. Nel 1950 fa un viaggio in Italia con l'amico pittore Orazi, per studiare da vicino la grande lezione del Rinascimento. Nel 1952 allestisce una personale alla Galerie Raub di Brest e un'altra nel 1953 alla Galerie Creuze di Parigi. Persuaso definitivamente della necessità del figurativo, dal 1953 in poi soggiorna sempre più a lungo a Zoppè e riscopre il paesaggio, le scene di genere, l'uomo, le maschere,
i Cristi. L'impegno tematico si coniuga con un ricerca formale frutto tanto di un arrovellamento
continuo quanto di una consumata esperienza. Ancora due personali, al Museo Civico di Belluno nel
1963 e al Circolo Artistico di Cortina nel 1965, poi la malattia e la morte a Parigi il 21 febbraio del 1969.