MAshRome Film Fest 2013
Pur essendo soltanto alla sua seconda edizione, il MashRome Film Fest vanta già una risposta da parte degli artisti veramente cospicua e variegata; basti solo considerare le quasi mille opere giunte in concorso da ogni parte del mondo e suddivise nelle sette categorie proposte quest’anno.
Comunicato stampa
MEMORIA, EROTISMO E DIGITALE: UNA BREVE PANORAMICA SULLA SELEZIONE 2013
Pur essendo soltanto alla sua seconda edizione, il MashRome Film Fest vanta già una risposta da parte degli artisti veramente cospicua e variegata; basti solo considerare le quasi mille opere giunte in concorso da ogni parte del mondo e suddivise nelle sette categorie proposte quest’anno (MASHPRIME, EXPERIMENTAL, REMIX, DOCUMENTARY, MUSIC, ANIMATION, LYRICAL).
Ciò, per ovvie ragioni, rende ancora più difficile il compito di dover riassumere in poche parole la molteplicità dei contenuti offerti dalla valanga di film che, per così dire, ci ha piacevolmente travolti. Tuttavia, il tentativo è proprio quello di tracciare una breve mappa delle tematiche che nostro avviso sono emerse in maniera più prepotente delle altre; considerandole infine, soprattutto nell’ottica di una necessità interna da parte dei registi di dire, raccontare e, in qualche caso, persino denunciare l’universo che li circonda.
Se da un lato si evince una grande esigenza di manifestare la solitudine e lo smarrimento individuale di fronte ad una società come quella attuale sempre più globalizzata e vorace nel divorare fatti e situazioni, in cui le mode a volte durano lo spazio di una notte e anche i sentimenti sono precari, dall’altro, si coglie un senso di appartenenza comune nell’affrontare problematiche come quelle legate all’ambiente, al malsano sfruttamento delle risorse naturali e ai conflitti mai sopiti sulla spinta di fondamentalismi religiosi, etnici e sociali, fino poi ad arrivare ai possibili scenari apocalittici da essi scaturiti.
Andando più a fondo, si assiste poi ad un curioso e quanto mai realistico campionario di risposte più o meno patologiche a questo quadro fatto di crisi esistenziali, morali e ambientali; ecco allora che in molti film emergono temi come quelli della malattia mentale e della pornografia, resa oggi ancora più accessibile grazie all’avvento del web, fino a sfociare in immagini sadiche, le quali tuttavia, non sono sempre espressione di malessere, ma piuttosto un modo alquanto esplicito di provocare e affermare una sempre maggiore voglia di emancipazione sessuale da certi dogmi e credenze secolari.
Soprattutto si percepisce una voglia di affrontare le questioni “di petto” , senza false ipocrisie; per cui, anche grazie a delle soluzioni artistiche originali, molti autori si sono dimostrati capaci di portare alla luce nodi scabrosi e situazioni scottanti che spesso non hanno modo di emergere attraverso altri media, come i giornali di stampo più popolare e le Tv generaliste, piuttosto che nei grandi circuiti cinematografici ufficiali.
Infine, un altro tema presente in modo massiccio nei film arrivati in concorso è certamente quello della memoria personale e collettiva. Migliaia di immagini quindi permeate di bianco e nero che attingono ai ricordi sia come modalità di riflessione sul passato che si ripercuote sul presente, sia come forma di denuncia di fatti ancora poco conosciuti a livello mondiale perché legati a piccole realtà locali; le quali trovano proprio attraverso il cinema un efficace veicolo di comunicazione e quello spazio che meritano, uno spazio che altrimenti sarebbe loro precluso, sfidando a volte persino la censura ancora molto presente in alcuni Paesi.
Tuttavia c’è da sottolineare come sia, molto probabilmente, la formula stessa del festival a favorire tutto questo. Infatti, l’idea di poter progettare un ‘opera rielaborando, remixando e recuperando materiale realizzato da altri – sia esso frutto di scarto (come nel caso del “found footage”), o appartenente al patrimonio collettivo del cinema del passato, piuttosto che ritrovato scavando nelle soffitte e negli scantinati casa – essa spinge, specialmente i cineasti delle nuove generazioni, a ricorrere a piene mani a queste fonti potendo, oltretutto, abbattere gli esosi costi solitamente legati alla lavorazione di un film.
In effetti, l’originalità e la principale peculiarità del festival consiste proprio nel favorire queste nuove modalità di realizzazione che ormai trovano sempre più di frequente un’importante appoggio finanziario attraverso il “crowdfunding” (o “crowdsourcing” che dir si voglia), e che si distinguono rispetto al passato per quell’innovazione stilistica e di linguaggio che riflette perfettamente cosa significhi oggi essere figli dell’era del digitale.
Di conseguenza, i nostri criteri di selezione non possono che attestarsi su questi binari di cambiamento andando a cercare tutte quei progetti che dimostrano di saper interpretare l’attualità fornendo un risultato sempre ibrido e fluido, una contaminazione tra le arti dove i confini sono labili, ma coerenti; delle “opere aperte” che possano essere oggetto di implementazione nel tempo e persino nello spazio, grazie anche e soprattutto alle infinite possibilità offerte della rete globale.
A cura di Elda Grossi