Maria Lai – Pagine

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO STEFANIA MISCETTI
via delle Mantellate, 14 - 00165 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato – dalle 16 alle 20

Vernissage
18/01/2018

ore 18

Artisti
Maria Lai
Generi
arte contemporanea, personale

Pagine, mostra personale di Maria Lai, una delle più importanti artiste italiane del secondo Novecento, la cui produzione è stata recentemente celebrata nella 57° Biennale di Venezia e a Documenta 14, sia nell’edizione ateniese sia in quella di Kassel.

Comunicato stampa

STUDIO STEFANIA MISCETTI è lieto di presentare Pagine, mostra personale di Maria Lai, una delle più importanti artiste italiane del secondo Novecento, la cui produzione è stata recentemente celebrata nella 57° Biennale di Venezia e a Documenta 14,
sia nell’edizione ateniese sia in quella di Kassel.

Pagine è la quarta personale di Maria Lai in questa sede, preceduta dalla performance-installazione del 1991, La leggenda di Maria Pietra
e dalle personali Una fiaba infinita del 1994 e A portata di mano del 2005, nonché da una lunga serie di incontri e presentazioni.
Più che un’antologica, Pagine vuole essere un omaggio a un’artista instancabile e poliedrica, alla quale la storia dello Studio Stefania Miscetti è indissolubilmente legata.

L’esposizione, realizzata grazie alla collaborazione dell’Archivio Maria Lai, racchiude circa quaranta opere realizzate tra gli anni Cinquanta e gli anni Duemila, tra interventi su tavola e su carta, ceramiche, libri e teli cuciti. Le pagine, alle quali il titolo allude, sono letteralmente quelle appartenenti alle opere esposte e metaforicamente quelle attinenti alla storia dell’artista. Ognuna di essa è immagine emblematica di un incontenibile e vitale percorso di ricerca, che fin dagli anni dell’Accademia ha toccato materiali e tecniche differenti:
dal disegno e la pittura degli anni Cinquanta e Sessanta ai lavori cuciti, ai telai, ai pani e alle terrecotte degli anni Settanta, fino alle performances e gli interventi ambientali realizzati a partire dagli anni Ottanta, tra cui la seminale azione collettiva Legarsi alla montagna del 1982; dal teatro
e dalle operazioni sul territorio degli anni Novanta all’impegno con le scuole, sua priorità durante gli anni Duemila.

A completare questa panoramica, saranno proiettati quattro documentari dedicati a Maria Lai – Legare collegare di Tonino Casula, Le fiabe di Maria Lai di Francesco Casu, Ansia d’infinito di Clarita di Giovanni, Maremuro. Appunti per un dialogo realmeraviglioso di Massimiliano Bomba e Gianluca Scarpellino – e sarà possibile prendere visione di materiale fotografico e documenti relativi alle passate collaborazioni dell’artista con lo Studio.

Stefania Miscetti desidera ringraziare Chiara Manca, Maria Sofia Pisu e Francesco Proia per il loro prezioso contributo alla mostra.

Maria Lai nasce ad Ulassai, in provincia di Nuoro, nel 1919.
Dopo aver conseguito il diploma magistrale, si trasferisce a Roma per studiare al liceo artistico e dal 1943 al 1945 è allieva di Arturo Martini presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Durante gli anni Cinquanta e Sessanta, anni in cui fondamentale è il legame con la letteratura, in particolare con Salvatore Cambosu e Giuseppe Dessì che la introducono al mondo delle leggende e delle tradizioni popolari, si dedica prevalentemente al disegno a matita e alla pittura di soggetti legati all’universo sardo e inizia a lavorare alle sculture di pane.
Questa sperimentazione di materiali e tecniche procede negli anni Settanta e culmina nell’invenzione di telai, geografie e libri, tra cui ricordiamo il Libro scalpo presentato a Venezia nel 1978.
Durante gli anni Ottanta, oltre a realizzare le geografie e le cosmogonie più importanti, si dedica a interventi e performances sul territorio sardo, tra cui, oltre alla già citata Legarsi alla montagna, ricordiamo il recupero del lavatoio di Ulassai del 1988, attuato grazie alla collaborazione di Costantino Nivola, Guido Strazza e Luigi Veronesi.
Agli anni Novanta risalgono progetti come Su barca di carta m’imbarco (Atelier sul mare di Messina, 1993), Il tempo dell’arte (Su Logu de s’Iscultura di Tortolì, 1997) e Olio di parole (Museo dell’Olio della Sabina, 1999).
Negli anni successivi, oltre a proseguire la sua ricerca con l’uso di ceramica, legno, ferro, cemento e materiali sintetici, si occupa di teatro, scrive saggi sul ruolo dell’artista e sulla lettura delle opere d’arte e collabora con il mondo della scuola.
Nel 2004 ha ricevuto la laurea honoris causa in Lettere, conferitale dall’Università degli Studi di Cagliari e nel 2011 ha vinto il Premio Camera dei Deputati.

Tra le esposizioni alle quali ha partecipato, ricordiamo: la prima personale di disegni a cura di Marcello Venturoli presso la Galleria dell’Obelisco (1957); la prima mostra di telai presso la Galleria Schneider (1977); Materializzazione del linguaggio (nel contesto della Biennale di Venezia, 1978) su invito
di Mirella Bentivoglio; A matita (Galleria Comunale di Cagliari, 1988); Inventare altri spazi (Scuderie di Palazzo Ruspoli, 1994); La natura dell’artificio
(AAM, 1994); Come un gioco (MAN, 2002); I libri di Maria Lai (Gnam, 2003); Italics. Arte italiana tra tradizione e rivoluzione 1968-2008 (Palazzo Grassi, 2003 e Museum of Contemporary Art di Chicago, 2008); L’arte ci prende per mano. 100 opere di Maria Lai dal 1942 al 2011 (MUSMA, 2014); Ricucire il Mondo (Nuoro, Cagliari e Ulassai, 2014),

La più ampia collezione di lavori di Maria Lai è conservata presso gli spazi della Stazione dell’Arte, fondazione inaugurata dalla stessa artista nel 2005.
Le sue opere sono state acquisite da collezioni italiane ed estere come i Musei Civici e la Pinacoteca Nazionale Cagliari, il Museo d'Arte Provincia di Nuoro, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e la Quadriennale di Roma, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, il Museo della Scultura Contemporanea di Matera, la Pinacoteca di Ancona, la Biblioteca Nazionale di Firenze, il Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli,
il Centre Pompidou di Parigi, la collezione Olnick-Spanu di New York.