Maria Adele Del Vecchio – Personne

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA TIZIANA DI CARO
Piazzetta Nilo, 7 80134 , Napoli, Italia
Date
Dal al

da lunedì a venerdì, dalle 14:00 alle 19:00 e su appuntamento

Vernissage
06/06/2019

ore 19,30

Artisti
Maria Adele Vecchio
Generi
arte contemporanea, personale
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La galleria Tiziana Di Caro presenta la seconda personale di Maria Adele Del Vecchio, dal titolo Personne.

Comunicato stampa

La galleria Tiziana Di Caro presenta la seconda personale di Maria Adele Del Vecchio, dal titolo Personne. La mostra si inaugura mercoledì 5 giugno 2019 alle 19:30 (Piazzetta Nilo, 7 – Napoli) e include opere prodotte in esclusiva per gli spazi della galleria. Il lavoro di Maria Adele Del Vecchio si caratterizza per una produzione composita: i temi che tratta vanno dalla politica alla letteratura, dalla storia alla filosofia. Questa eterogeneità è, allo stesso tempo, contraddetta da un eterno ritorno dei motivi e dei concetti che, pur ripresentandosi di volta in volta sotto forma di frammenti diversificati, creano un discorso infine unitario. Il titolo, Personne, fa riferimento alla riflessione costante dell'artista sull'identità: la propria, quella dell'altro e quella dell'oggetto proposto. Il termine, che in francese significa nessuno, si contrappone per assonanza all’italiano persona (person in inglese), ossia qualcuno. Poche lettere che rimandano all’assenza quanto alla presenza. La parola, nella sua natura linguistica prima ancora che segnica, è il mezzo creativo privilegiato dall'artista, la cui volontà è quella di sottolineare l'impossibilità di rinunciare ad essa, così come alla sua negazione, al linguaggio in quanto strumento di libertà ed identificazione culturale, politica e sociale. Drowning (2011) è un autoritratto fotografico che apre il percorso espositivo. Una piscina in primo piano, vuota e trascurata, polverosa e sbiadita, rimanda al divenire, all'inesorabile scorrere del tempo in cui l'essere rischia di annegare. In lontananza compare, come una sagoma sfuocata, la figura dell'artista. Nella stessa stanza, la fotografia dialoga con Sedicente (2006), uno specchio che mette in dubbio, in un esercizio cartesiano, la veridicità del riconoscere la propria immagine riflessa. L'interrogativo che opprime è allo stesso tempo ciò che libera l'uomo dal mero narcisismo e da ogni compito predeterminato. II cuore della mostra è costituito dal ciclo di lavori inediti Il fuoco e il racconto (2019) che rende omaggio all'omonima raccolta di saggi del filosofo Giorgio Agamben, non soltanto nel titolo, ma nell'espressione concettuale e creativa. L'idea di creazione - appunto - qui viene sovvertita: essa nasce dalla possibilità di non essere, dalla sua non-potenza. Si racconta in funzione di un bisogno, di qualcosa che manca e l'atto mancante è la chiave di volta per la lettura dei tre testi critici e poetici di cui l'opera si compone, incentrati su tre diverse figure femminili e i cui rispettivi titoli sono Una madre, Una peripatetica, Una strega. Memorie di donne, di madri e figlie, in uno scambio costante di ruoli e identità. Papapaparola (2012- oggi) approfondisce la narrazione attraverso l'azione ripetuta del ritagliare da un libro particolarmente significativo per l'artista, i termini parola e parole, per poi creare un collage che lascia visibile solo la sillaba iniziale pa, fino all'ultimo ritaglio che va a comporre il vocabolo per esteso. L'opera palesa innanzitutto la sua dimensione fonetica, illustrando il processo di articolazione del suono; dal primo, quello ripetuto, emesso dal bambino, fino alla sua compiuta evoluzione nell'uso della lingua, evidenziando il passaggio dell'essere umano dallo stato di natura a quello di cultura. A seguire Untitled (2004), una pistola sulla quale poggia una candela consumata, costruisce una vera e propria scultura narrativa, ispirata ad eventi di cronaca. L'installazione al neon, Personne (2019), che riproduce il titolo della mostra, ne indica anche la fine, sottolineando quanto la parola sia qui non solo strumento di comunicazione, ma anche oggetto, opera a sé. L'intero lavoro testimonia la complessità del rapporto dell'artista con la scrittura: una relazione svelata nella sua sottrazione o, quantomeno, nella difficoltà della sua decodificazione, poiché è solo nell'in-potenza, nell'apertura alle sue infinite possibilità, che l'opera diventa atto.

Maria Adele Del Vecchio è nata a Caserta nel 1976. Vive e lavora a Roma. Ha frequentato la Staedelschule di Francoforte (2005-06) sotto la guida di Mark Leckey. Nel 2017/2018 ha lavorato al progetto-scultura sociale BEAT MEIEREI. Principali mostre personali: Within, rather than above, Galleria Tiziana Di Caro, Napoli (2015);Tonite let's all make love in London, Supportico Lopez, Berlino (2014); Qui sembra ancora possibile, a cura di Maria Rosa Sossai, Parco del Pineto, Roma (2011); No end is limited, a cura di Stefania Palumbo, Galleria Enrico Fornello, Prato (2008). Mostre collettive: Viaggio al termine della parola/ Journey to the end of the word, a cura di Antonello Tolve, Galleria Tiziana Di Caro, Salerno (2014); Se il dubbio nello spazio è dello spazio, a cura di Maria Adele Del Vecchio e Nemanja Cvijanovic, Museo MACRO, Roma (2014); Die Dritte Dimension, Frutta Gallery, Roma (2013); Door to Door, a cura di Maura Picciau, centro cittadino, Salerno (2012); Badtime Stories, Bedtime stories, Supportico Lopez, Berlino (2011); Classroom #1, a cura di Salvatore Lacagnina, Museo MADRE, Napoli (2008); Sistema Binario, a cura di Adriana Rispoli e Eugenio Viola, stazione di Mergellina, Napoli (2008); A long time ago, last night, a cura di Francesca Boenzi, Galerjia Kortil, Rijeka, Croazia (2008); Falansterio, Supportico Lopez, Napoli (2006); Luogo/non-luogo = nuovo luogo, visiting professor Richard Nonas, Fondazione Antonio Ratti, Como (2003).

La stessa sera, allo spazio TARSIA (via Tarsia 52) inaugura Supervulcanos, mostra collettiva di Irina Lotarevich, Leena Lübbe, Andrea Kvas e Anna Schachinger.