Marco Gubellini – Filtri
Il titolo di questa mostra si riferisce, come suggerito dall’immagine che correda la locandina, all’azione dei media (e non solo), che cospargono di “polveri” la realtà, confondendone le forme e creando alternativamente l’appiattimento o l’esasperazione dei punti di vista.
Comunicato stampa
Il titolo di questa mostra si riferisce, come suggerito dall’immagine che correda la locandina, all’azione dei media (e non solo), che cospargono di “polveri” la realtà, confondendone le forme e creando alternativamente l’appiattimento o l’esasperazione dei punti di vista.
Questa patina, quasi fosse una "laccatura", forma un'immagine che richiama una delle tavole di Rorschach, utilizzate come test psicologici per l'indagine della personalità e a cui ciascuno attribuisce la propria interpretazione, “personalizzando” il dato reale, qualunque esso sia.
I dispositivi mediatici modellano le menti, che a loro volta recepiscono (e spesso distorcono) le informazioni anche sotto l’influsso di altri condizionamenti, una sorta di mise en abyme, da cui è impossibile essere immuni. La contaminazione si propaga e diventa pericolosa per tutti.
Lavori, questi, che per la loro asprezza lasciano l’amaro in bocca, ma vogliono anche offrire uno spunto di riflessione su ciò che siamo e su come interveniamo nel mondo che occupiamo, modificandolo e deformandolo con il nostro intervento o non intervento.