Marco Bagnoli / Per Barclay

Informazioni Evento

Luogo
GIORGIO PERSANO
Palazzo Scaglia di Verrua | Via Stampatori 4, Torino, Italia
Date
Dal al
Vernissage
11/04/2024

ore 17

Artisti
Per Barclay, Marco Bagnoli
Generi
arte contemporanea
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VOLUCELLE la mostra che Marco Bagnoli ha pensato per lo spazio di Torino di via Stampatori, mentre nel giardino interno di Palazzo Scaglia di Verrua, c’è una serie di lavori fotografici di Per Barclay.

Comunicato stampa

MARCO BAGNOLI
VOLUCELLE
10.4 – 28.06.2024
opening 10.04.2024 | h. 17 – 20
La Galleria Giorgio Persano è lieta di presentare VOLUCELLE la mostra che Marco Bagnoli ha pensato per lo spazio di
Torino di via Stampatori.
L’artista torna in galleria dopo la grande esposizione EMA KHAM SUM del 2006 in via Principessa Clotilde.
Il titolo della mostra è VOLUCELLE. Tratto da un quadro di Picabia e scritto di suo pugno. La scritta contiene la parola
luce che è il filo conduttore della personale di Bagnoli e dà titolo anche alla scacchiera in alabastro con la forma degli
scacchi che rimanda sia alla figura del danzatore di Harappa – custodito nel museo archeologico di Delhi – sia per
allusione all’ultima partita di Marcel Duchamp. Dove gli scacchi occupano ormai tutto lo spazio e non è più possibile

alcun movimento.
Lo spazio della galleria è dominato dunque da questa immobilità che solo la luce può attraversare.
Una grande “libreria” occupa la sala centrale, uno spazioxtempo che si fa contenitore – e incorpora oggetti – quasi ad
indicare come nel fondamento della poetica di Bagnoli possano essere accolte molte opzioni comprese in un'unità.
Un gioco di rimandi favorito dalle pedine della scacchiera che proiettano le loro ombre dove è dipinto il logo di Atelier
Marco Bagnoli: la parola io x te e la parola sanscrita.
Sulla libreria prendono posto anche i prototipi lignei della scacchiera, a sottolineare che:
“A contare, nelle sue proposte,
è il dialogo, che fa risuonare tra loro, mediante il ricorso a colori e oggetti, a luci e ombre, il fisico e il mentale, l’emotivo
e il logico.” – come ebbe a scrivere Germano Celant nella monografia dedicata all’artista.
In mostra anche una mongolfiera in acciaio,
Senza titolo (Fontana), 2002, contenente una parabola in vetro smaltata in
rame al terzo fuoco e
Nel Paesaggio di Xvarnah una cartella di grafiche che riproducono un intervento pittorico
dell’artista su sette miniature persiane fotografate a Istanbul e che rappresentano un paesaggio dell’origine in una luce
senza ombra alcuna.
A completare il percorso:
log 0 = ̶ ∞
(Banda Rossa x parabola ∞
), 19 febbraio 2014, una serie di 8 fotografie in cui
riflessi cangianti della banda sono testimoni di luce nel concavo di una parabola di rame.
Banda e Parabola – due opere simboliche di Bagnoli – che si fondono per dar vita a un inedito lavoro.
Immagini poste in dialogo con un pilastro di pietra,
Luce su pietra serena, 2010, che aprono e chiudono la mostra.
Un'opera unica che evoca un percorso di trasmutazione che da pietra si fa luce.

4 via stampatori - 10122 torino – italia – tel. +39 011 835527/011 4378178
[email protected] www.giorgiopersano.org
Marco Bagnoli, di formazione scientifica e con una laurea in chimica, è una presenza significativa nel panorama artistico
internazionale. Basti pensare alle sue partecipazioni alla Biennale di Venezia (1982, 1986, 1997), a documenta di Kassel (1982, 1992)
e al Sonsbeek di Arnhem (1986); alle sue personali presso prestigiose istituzioni artistiche quali De Appel, Amsterdam (1980 e 1984),
Centre d’Art Contemporain Genève (1985), Musée Saint-Pierre Art contemporain, Lyon (1987), Magasin, Centre National d’Art
Contemporain, Grenoble (1991), Castello di Rivoli (1992), Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (1995), IVAM, Centre del
Carme, Valencia (2000), České Muzeum Výtvarných Umění, Praha (2009), Civico Planetario Ulrico Hoepli, Milano (2011), Madre,
Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli (2015), Museo del Novecento, Milano (2022); ai suoi passaggi in grandi musei,
dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma al Centre Georges Pompidou di Parigi.
A giugno 2020 è stata reinstallata, dopo il restauro, la fontana Cinquantasei nomi, 1999-2000, in prossimità dell’ingresso al Castello
di Rivoli. Sempre da giugno 2020 Come figura d’arciere, 1993-2019, è nel Molo E dell’Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
Il 5 maggio 2017 si è aperto a Montelupo Fiorentino l’Atelier Marco Bagnoli, uno spazio multifunzionale, che l’artista concepisce nel
suo insieme come un’opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk), e che in alcuni dei suoi spazi accoglie l’esposizione temporanea in
continua mutazione di sue opere dal 1972 al momento attuale, a cura di Pier Luigi Tazzi.
Nel 2018 è stato pubblicato Germano Celant, Marco Bagnoli, Skira, Milano, una monografia curata da Celant, a cui si deve anche il
saggio introduttivo, contenente una cronologia, firmata dallo stesso Celant unitamente ad Antonella Soldaini, che include testi e
memorie dell’artista.
“…Mi sembrava che, senza abbandonare la scienza ma cercando di applicare le sue conquiste a una reale trasformazione del
materiale umano, con l’arte si potesse toccare questo elemento profondo… Nell’arte trovavo un grande spazio. C’era l’arte
concettuale che portava una forte carica critica verso il sistema artistico convenzionale. In quell’ambito trovai un ambiente fertile e

disponibile ad accogliere con facilità le mie esigenze di ricerca.”
Marco Bagnoli – Da Marco Bagnoli di Germano Celant – Skira 2018
La generazione di artisti, a cui appartiene Marco Bagnoli, che si è andata manifestando, in maniera più o meno compatta, fra la fine
degli anni 1970 e quella del decennio successivo, da Remo Salvadori a Jan Vercruysse, attraverso Ettore Spalletti, Franz West,
Reinhard Mucha, Thomas Schütte, Shirazeh Houshiary, Anish Kapoor, tanto per citare quelli di loro a cui Bagnoli si è più avvicinato,
ha praticato il luogo della mostra come quello
in cui si realizza la teoria come prassi.
Bagnoli in particolare inizia dal 1981, e continua fino al momento attuale, ad occupare luoghi della tradizione storica e religiosa del
territorio di origine e di appartenenza che riconosce e in cui si riconosce, la Toscana. In quell’iniziale 1981 fu la Villa Medicea La
Ferdinanda di Artimino.
Sarà poi la volta della Cappella Pazzi di Filippo Brunelleschi nel 1984, della Sala Ottagonale della Fortezza da Basso nel 1989, del
Palazzo Pubblico e all'Acqua Borra a Siena nel 1999, del Forte di Belvedere nel 2003 e nel 2017, del Giardino di Boboli nel 2013, della
Stazione Leopolda nel 2014. La Basilica di San Miniato al Monte dal 1992 fino al 2018 con la celebrazione del Millenario.
Avendo poi avuto una iniziale educazione scientifica la sua arte sconfina dalla chimica all’alchimia e alla fisica, nello stesso modo in
cui trascorre dall’esoterismo al misticismo, riconoscendo quella che Ananda K. Coomaraswamy definiva come
tradizione metafisica.Spazio X Tempo chiama la banda rossa in proporzione aurea che costituisce la sua cifra. Si addentra nelle
Upanishad e si intona a
Rumi. Parallelamente guarda alle ultime declinazioni dell’Arte Occidentale quali vi si manifestano prima del suo declino, da Cézanne
a Malevič, da Joseph Beuys a Mario Merz.
Pier Luigi Tazzi,
Janua Coeli 2018-2019

La galleria Persano è felice di ospitare, nel giardino interno di Palazzo Scaglia di Verrua, una serie di lavori fotografici di
Per Barclay, la cui intera ricerca è orientata verso lo sconfinamento dei limiti, che siano concettuali, spaziali, materici e
processuali.
L’artista norvegese lavora sulle abitudini percettive, ribaltandole: i suoi ambienti sono indagati come fossero corpi, i
corpi come sculture perturbanti, diventando allora dispositivi enigmatici, perché costringono lo spettatore ad
abbandonare le consuete abitudini fruitive e cognitive, per accedere a un diverso e insolito orizzonte di senso. Nella
costruzione delle fotografie e delle installazioni, Barclay sembra accedere all’insondabile territorio dell’
unheimlich
freudiano, a ciò che è conosciuto e misterioso al tempo stesso. Il gioco della sovversione della visione comune consente
ai soggetti fotografati – siano essi ballerine, giovani donne e uomini o individui maturi – di diventare simboli
dell’inconscio.
Oltre ad un attento impianto formale e concettuale, che gli deriva da una solida formazione storico-artistica, l’ossimoro
visivo è dunque la costante che si riscontra in ogni suo lavoro: nelle ballerine la violenza incontra la levità, la stasi il
dinamismo, la danza la lotta, la bellezza si presenta frammista al dolore. Queste eleganti figure sono compromesse,
sporcate e unte d’olio, trattenute dal dramma esistenziale che incarnano. Ed è il rapporto tra la percezione soggettiva e
le sue deformazioni a costituire il
file rouge della mostra, in un’analisi del potere straniante del medium fotografico, un
invito dell’artista a camminare intorno all’abisso della visione e a scrutarne le ambiguità e le profondità, tra mondo
sensibile e dimensione intelligibile, in equilibrio sulla sottile soglia tra il visibile e l’invisibile.
Marina Guida
Per Barclay (Oslo, 1955), vive e lavora a Torino e Oslo. Ha studiato Storia dell’Arte all’Università di Bergen, completando poi la sua
formazione all’Istituto Statale d’Arte di Firenze, all’Accademia di Belle Arti di Bologna ed infine all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 1990 partecipa al Padiglione dei Paesi Nordici alla XLIV Biennale di Venezia. Le sue opere sono state esposte in prestigiosi
musei, tra i quali: Henie-Onstad Art Centre di Oslo, Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain di Nizza, Museet for Samtidskunst
di Oslo, CCC Centre de Création Contemporaine di Tours, Palacio de Cristal, Parque del Retiro, Museo Nacional Centro de Arte Reina
Sofía di Madrid, Fondazione Merz di Torino, CAC Málaga Centro De Arte Contemporáneo di Málaga. Tra le mostre più recenti, nel
2014 ha preso parte alla seconda edizione di “Icastica”, ad Arezzo, creando una installazione d’olio nella Chiesa di San Domenico,
sotto il crocifisso del Cimabue. Nello stesso anno espone a São Paulo, Brasile, in “Made by Brazilians…Creative Invasion”. Nel
2015 viene invitato a partecipare a "L'albero della cuccagna", manifestazione ideata da Achille Bonito Oliva, realizzando una camera
d'olio a Ca' Pesaro, Venezia. Nel 2017 ha presentato una sua grande installazione all’inaugurazione del Centre de Création
Contemporaine Olivier Debré a Tours, Francia. Nel 2018 ha partecipato a Manifesta 12, Palermo, con una oil room alla Cavallerizza di
Palazzo Mazzarino e nel 2019 ha creato una camera d’olio alla Carpintarias de São Lázaro, Lisbona. Nel 2023 l’Henie Onstad
Kunstsenter di Oslo ha dedicato un’importante personale dell’artista