Magnifiche ossessioni

Informazioni Evento

Luogo
BENAPPI ARTE ANTICA E MODERNA
Via Andrea Doria, 10 - 10123 , Torino, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al sabato 10-13 16-20
chiuso lunedì mattina e festivi

Vernissage
24/11/2011

ore 18

Contatti
Email: benappi@labottegadisanluca.it
Catalogo
Catalogo: a cura di Armando Audoli e Umberto Benappi
Artisti
Agostino Arrivabene, Andrea Barin, Paolo Schmidlin
Curatori
Armando Audoli
Generi
arte contemporanea, collettiva
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L’ossessività è il filo incandescente che lega i tre artisti di questa mostra: Magnifiche ossessioni, appunto. Le magnifiche ossessioni di un pittore, di un disegnatore e di uno scultore.

Comunicato stampa

L’ossessività è il filo incandescente che lega i tre artisti di questa mostra: Magnifiche ossessioni, appunto. Le magnifiche ossessioni di un pittore, di un disegnatore e di uno scultore. Agostino Arrivabene, Andrea Barin e Paolo Schmidlin rappresentano (rispetto al proprio mezzo d’espressione privilegiato) tre punte di indiscussa eccellenza, nel complesso panorama dell’arte figurativa italiana contemporanea. L’originalissima mitopoiesi di Arrivabene – visionaria e inquietante – restituisce forma all’irrappresentabile, al numinoso. Barin, che si è consacrato al disegno in maniera totalizzante e con una disciplina ossessiva, si muove invece in un mondo apparentemente reale. Modellatore di una finezza esasperata e graffiante, Schmidlin – con un tono che dal sublime arriva a lambire le torsioni del grottesco – innalza il suo canto struggente alla bellezza effimera che vanisce.

PALAZZO CORBETTA BELLINI DI LESSOLO

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Agostino Arrivabene nasce l’11 giugno 1967. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1991.Subito dopo Arrivabene parte alla volta delle maggiori città d’arte italiane e internazionali, spinto dal desiderio di approfondire la cultura acquisita durante gli anni della formazione attraverso la conoscenza diretta dei grandi capolavori del passato, che non poco influiranno sui futuri sviluppi della sua produzione.

Andrea Barin è nato nel 1971 a Torino, doveve vive è lavora. Dopo la maturità artistica, conseguita nel 1990 presso il Liceo Artistico Renato Cottini, prosegue gli studi all’Accademia Albertina ottenendo il Diploma di Pittura nel 1996. Dal 2001 si dedica esclusivamente al disegno a matite.

Paolo Schmidlin è nato a Milano, dove vive e lavora. Dopo studi classici ha conseguito il Diploma in Visual Design presso l’Istituto Politecnico di Design e in Scenografia all’ Accademia di Belle Arti di Brera. In seguito ha operato nell’ambito della pubblicità, della grafica e del teatro.Attualmente si dedica esclusivamente alla scultura ; le sue figure in grandezza naturale sono in terracotta, in bronzo ed in resina.

Magnifiche ossessioni
(introduzione dal testo in catalogo)

Ossessione. Obsessio, alla latina: assedio. Nell’etimo c’è sempre l’essenza prima di una parola. Gli ossessivi, infatti, sono “assediati”. Bloccati, occupati. Se si vuole, per traslato, conquistati. Obsessi, appunto. In verità, non si può descrivere un’ossessione. L’ossessione pulsa. Pulsa e pertiene al regno angosciato delle ombre nottambule. Al pari del Sonno e della Morte, anch’essa è figlia della Notte. Il pensiero ossessivo paralizza, col circuito infernale della sua infinita ruminazione. L’idea ossessiva, cronicamente incompiuta, prolifera in un’eterna tessitura; e come la tela di Penelope, che poi era un sudario, subisce un continuo disfacimento notturno. Il lavorio del pensiero ossessivo appare infinito, ma questa ruminazione senza conclusione consente al soggetto di sospendere il tempo della scelta, di rinviare il tempo dell’atto. L’ossessione paralizza, si diceva, con la sua morsa mortifera. Gli artisti – però – sono nevrotici d’eccezione, oltreché individui d’eccezione. A loro soltanto è dato trasformare le pulsazioni ossessive in pulsioni creative. Con quale medium? Con il talento mordente e con la loro sensibilità irritata.
L’ossessività è il filo incandescente che lega i tre artisti di questa mostra: Magnifiche ossessioni, appunto. Le magnifiche ossessioni di un pittore, di un disegnatore e di uno scultore. Agostino Arrivabene, Andrea Barin e Paolo Schmidlin rappresentano (rispetto al proprio mezzo d’espressione privilegiato) tre punte di indiscussa eccellenza, nel complesso panorama dell’arte figurativa italiana contemporanea. L’originalissima mitopoiesi di Agostino Arrivabene – visionaria e inquietante – restituisce forma all’irrappresentabile, al numinoso. Tra anamorfosi e metamorfosi, le sue Proserpine sono eterne isteriche cariche di fobie, le teste svaporano in nubi batteriche, i corpi producono efflorescenze venefiche e mitosi incontrollate, i lagrimanti irrorano la terra con stille di fertile dolore… Arrivabene esprime le proprie ossessioni attraverso un simbolismo ermetico, che coniuga in modo assai singolare echi surrealisti a reminiscenze rinascimentali e barocche. Anche la sua pittura unisce una sbalorditiva sapienza antica al nervosismo tutto “moderno” di una materia in grado di rendere appieno le vertigini di una morbosità sottile e insinuante. Andrea Barin, che si è consacrato al disegno in maniera totalizzante e con una disciplina ossessiva, si muove invece in un mondo apparentemente reale. Sì, apparentemente: perché, a ben pensare, il reale per lui è un altrove sempre alternativo al punto di vista del soggetto eclissato. La realtà si pone quale luogo ideale e vagheggiato, un’apertura esterna in netta opposizione rispetto alla claustrofobica tensione psichica dell’artista. Sotto l’impatto “fotografico”, i disegni di Barin celano una più profonda affinità con il linguaggio e con l’estetica dell’incisione; ma attraverso il virtuosismo d’una miriade compulsiva di segni, che genera una gamma inusitata di grigi, il disegno finisce per diventare qualcosa di unico e irripetibile. Qualcosa di talmente denso e stratificato, da somigliare a una pittura a matita. Paolo Schmidlin dà voce al rodìo del proprio tarlo ossessivo con una declinazione della forma tridimensionale che fin dall’antichità si è situata in una zona di frontiera: la scultura policroma, al confine tra pittura e arte plastica. Modellatore di una finezza esasperata e graffiante, Schmidlin – con un tono che dal sublime arriva a lambire le torsioni del grottesco – innalza il suo canto struggente alla bellezza effimera che vanisce, alla vecchiezza che corrompe le carni, alla morte incipiente che già innerva i volti dei vivi. In questo senso le grandi dive del cinema diventano paradigmi assoluti. Magnifici. Così è, ad esempio, per il busto in terracotta di Gina Lollobrigida o per la Marilyn stesa nel feretro, sospesa a mezzo tra il morbido incanto fiabesco di una bella addormentata e il rigore arcaico di un Cristo morto (entrambe le opere sono inedite e vengono qui presentate per la prima volta).

Armando Audoli