MAD on Paper – Gabriele Casale

Informazioni Evento

Luogo
LIBRERIA LA FELTRINELLI
Via A. Diaz 10, Latina, Italia
Date
Dal al

Tutti i giorni 9,30 – 13,00/16,30 – 20,30. Chiuso il Lunedì mattina.

Vernissage
22/06/2014

ore 18,30

Contatti
Email: eventi@madarte.it
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Gabriele Casale
Curatori
Fabio D’Achille
Generi
arte contemporanea, personale
Loading…

La personale, intitolata Area SVAR – Postcards from the factory, si compone di 22 pannelli, tra pitture a tecnica mista su carta e fotografie eseguite dal 2004 ad oggi, con soggetti ispirati agli scenari dell’ex stabilimento di Viale Kennedy a Latina.

Comunicato stampa

Domenica 22 giugno, alle ore 18,30, nell’ambito della Rassegna d’Arte Contemporanea MAD on Paper, a La Feltrinelli di Latina, sarà inaugurata la mostra dell’artista Gabriele Casale, a cura di Fabio D’Achille. La personale, intitolata Area SVAR - Postcards from the factory, si compone di 22 pannelli, tra pitture a tecnica mista su carta e fotografie eseguite dal 2004 ad oggi, con soggetti ispirati agli scenari dell’ex stabilimento di Viale Kennedy a Latina.
“Le immagini di Gabriele Casale, al contrario di quanto potrebbero far pensare il tema e il titolo della mostra, non nascono né da una volontà di documentazione né da un’intenzione di denuncia sociale, ma da un approccio puramente istintivo, da un desiderio di catturare ciò che ha colpito l’occhio dell’artista e che ha sollecitato la percezione visiva, quasi amplificata da ciò che è rimasto dell’ex SVAR e da quello che sono diventati questi edifici ormai dismessi, contenitori di relitti. Viene a configurarsi un work in progress in cui passato e presente interagiscono, si sovrappongono l’uno sull’altro e stabiliscono un rapporto di osmosi arricchito dall’immaginazione creativa, fondata prettamente sulle modalità di utilizzazione della luce e della scomposizione dello spazio, modalità attraverso cui si verifica una comunicazione, o meglio, un passaggio di riflessioni tra artista/opera /osservatore. Se, infatti, come affermato in precedenza, l’incipit di questa serie di lavori è scaturito da una componente quasi inconscia, da sensazioni non troppo definite, via via che l’opera prendeva vita e si plasmava, si sono affacciate alla mente dell’artista delle considerazioni, così da crearsi una sorta di simbiosi tra la mano e la mente, un connubio tra significante e significato, un’unione contemporanea e intricata tra ispirazione creativa e attività conscia, impossibile da scindere. Così, i capisaldi stilistici dell’opera e della poetica di Gabriele (la riflessione e rifrazione della luce, la scomposizione dello spazio, la ricerca sui colori, sul ritmo e sul movimento) interagiscono con degli spunti riflessivi: un raggio di sole che attraversa una vetrata creando un fascio luminoso che irrompe prepotentemente nella scena per poi rifrangersi in forme geometriche memori dei mosaici e delle vetrate gotiche, stabilisce una relazione tra antichi edifici di preghiera e moderne industrie, entrambi rivestiti di una sacralità e di un alone di inquietudine; l’uso di tinte fredde e di colori tenui è riservato alla resa delle vetrate con i loro giochi di ombre e di luci, in modo da trasportare l’osservatore in una dimensione spirituale e da metterlo in contatto con se stesso, con la sua parte interiore, quella che mostra a pochi o a nessuno. Di contro, gli interni degli stabili sono restituiti con tinte calde, terrene, che assumono qui un’accezione di degrado materialistico. Tramite accorgimenti di questo tipo, Gabriele riesce a dar vita a scene di alta drammaticità, stemperata però da una componente ludica che trasfigura la scena, e che è affidata a cromie che potremmo definire dolci, che strizzano l’occhio al fruitore come potrebbe fare un bambino colto di sorpresa mentre è intento a giocare.
La ricerca dell’artista, pur essendo volta verso l’astrazione formale, conserva sempre un richiamo ad elementi figurativi, a volte voluto, altre casuale, che rivela il suo legame con il mondo naturale e le sue leggi, la necessità di recuperare il rapporto tra l’uomo e le sue origini primordiali, la sua parte più autentica e le stratificazioni di una memoria atavica; necessità che dovrebbe essere alla base dell’istinto di sopravvivenza e di autoconservazione. Ecco allora che, paradossalmente, questo richiamo alla natura e alla naturalezza contro l’artificio, viene a manifestarsi in opere dedicate a un’ex fabbrica, dove, quasi per gioco o per magia, ogni tanto compaiono, tra le velature della polvere e tra lamiere pericolanti che stravolgono la loro originaria geometria, un pesce, dei fili d’erba, delle onde del mare, motivi che costituiscono una costante delle opere dell’artista”. (Laura Cianfarani)
Il vernissage sarà accompagnato dal dj set di Massimo De Martino