Luisa Protti – Soffiando sull’inaccessibile

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO PAEPA
via Alberto mario 28 , Milano, Italia
Date
Dal al

lun. - ven. 10,00 / 12,30 - 15,30 / 19,00 - sabato su appuntamento

Vernissage
26/09/2018

ore 18.30

Artisti
Luisa Protti
Curatori
Bruno Corà
Uffici stampa
PAOLA C. MANFREDI STUDIO
Generi
arte contemporanea, personale
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La mostra propone una serie di opere in ceramica realizzate a partire dal 2003 e una trilogia di opere in ferro realizzate nel 2017.

Comunicato stampa

Inaugura il 26 settembre, a Milano, nello Spazio diretto da Giuliano e Nunzia Papalini, Soffiando sull’inaccessibile, una personale di Luisa Protti a cura di Bruno Corà.

La mostra propone una serie di opere in ceramica realizzate a partire dal 2003 e una trilogia di opere in ferro realizzate nel 2017. L’insieme costituisce una sorta di luogo animato da strane figure, che possono richiamare personaggi, espressioni e stati d’animo. Afferma l’artista, citando Josif Brodskij: “L’arte per me riguarda un’esistenza alternativa, genera esistenze alternative, è un tentativo di animare la realtà e questi panneggi di argilla costituiscono questo tentativo. C’è anche “l’impulso a salvare certe cose del proprio mondo, della propria civiltà personale, della propria continuità non-semantica”. “(…)Cercando di sfruttare le potenzialità dell’argilla di essere materia animante, che può generare anime, è stato naturale ritrovare nelle pieghe e in un determinato loro movimento, misteriose forme che possono richiamare caratteri umani, oppure giocattoli con rimandi a maschere o idoli o con echi mitologici.
Nel movimento del lembo di argilla c’è come l’idea dì fermare le forze di qualcosa, catturare, attraverso le pieghe, un carattere, un’espressione, è soprattutto questo a renderli personaggi, oltre al fatto che c’è una parte che fa da testa e un’altra da corpo.(…) Da una parte sono espressioni di un carattere, dall’altra, proprio anche in quanto espressioni di un carattere, entità singolari, un po’misteriose, a volte con un senso di maschera come le divinità africane o dei primitivi, atte a captare le forze della vita e della morte, captare e mantenere un contatto con l’invisibile. (…) Accanto alle ceramiche è proposta una trilogia di opere, tre profili in ferro (…) espressioni di un percorso, un percorso frammentato, una traccia morbida con un’apparenza fragile, interrotta ma determinata, in cui il titolo diventa parte integrante dell’opera, come gli antichi ideogrammi. I titoli accennano all’avventura esistenziale: Anime, Nel mezzo della vicenda, Finale aperto.”

La mostra è accompagnata da una pubblicazione con un saggio critico del curatore (edizioni Quaderni PAePA).