Luisa Pomar – Per un Erbario dei Sogni

Informazioni Evento

Luogo
LICEO ARTISTICO STATALE DI BRERA
Via Papa Gregorio XIV, Milano, MI, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da mercoledì a domenica ore 11-19

Vernissage
08/04/2025

ore 17

Artisti
Luisa Pomar
Curatori
Angela Madesani
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale.

Comunicato stampa

Luisa Pomar Erbario dei Sogni di Angela Madesani

Ricordo la prima volta che ho messo piede nello studio di Luisa Pomar, due cari amici mi hanno detto che dovevo conoscere il suo lavoro. Mi sono trovata in un luogo organizzato, semplice e di gusto, pieno di oggetti, colori strumenti. Un ex laboratorio dove l’artista, spagnola maiorchina, attende al suo lavoro paziente, il suo è un atteggiamento empirico di sperimentazione sulla materia, sul colore, sulla carta. A ogni campione corrisponde una diversa tecnica pittorica.
Dà il titolo a questa serie di lavori realizzati in seguito a una serie di stimoli visivi un verso del poeta Federico Garcìa Lorca, ucciso dai falangisti spagnoli nel 1936:
«Il viaggiatore del tempo
Porta l’erbario dei sogni».
È un richiamo alla sua terra, alla poesia della perdita, alla nostalgia della vita.
Nel 2015, Luisa scopre alla Biblioteca Braidense di Milano un piccolo erbario, a cui pensa nel corso del tempo. Ritorna, quindi, anni dopo, a cercarlo, a studiarlo, a fotografarlo.
Nello stesso luogo trova l’Erbario crittogamico italiano, realizzato tra il 1858 e il 1885, da numerosi studiosi dell'epoca. Tra le migliaia di specie proposte sceglie alghe e licheni. Pomar non ha una cultura botanica, le sue non sono classificazioni scientifiche, piuttosto morfologiche, legate ai rimandi che diverse forme naturali le trasmettono di volta in volta. La caratterizza un atteggiamento meditativo, di approfondimento, in controtendenza con la semplificazione del nostro tempo. Sono esercizi dello sguardo desideroso di comprendere, di studiare le raffinate impaginazioni degli erbari, la bellezza dei suoi contenuti. L’attrazione è di matrice storica, l’ambito in cui si è laureata qualche tempo fa. Dalla storia ha preso la sua passione per la ricerca e la consultazione delle fonti, come, del resto, il suo approccio progettuale le viene dalla sua formazione in Industrial Design. Vi è in tutto questo una dimensione mnemonica, talvolta autobiografica, che conduce l’osservatore alla poesia di fondo che permea ogni cosa. Molti disegni paiono coperti da una pelle, una dimensione vitale.
In mostra sono anche grandi carte scolorite color indaco, su cui è intervenuta con candeggina mescolata a tempera. Il rimando è alle cianotipie di Anna Atkins, prima donna a utilizzare la fotografia a scopi scientifici, figlia di uno scienziato che le aveva trasmesso la passione per lo studio naturalistico. Strana casualità: le carte su cui Pomar lascia le sue tracce sono appartenute a suo padre architetto, le usava per le eliocopie. Nessuna la citazione, tuttavia.
Una serie di 14 video, realizzati come piccoli protofilm, sono proposti in loop, è lo svelamento del suo modus operandi. In uno di essi Luisa Pomar recita la poesia di Garcia Lorca è la malinconia del tempo, dei luoghi, è l’incontrovertibile fragilità che segna l’esistenza dell’uomo e della natura.