Luca De Leva – Fiammetta dixit

Informazioni Evento

Luogo
BASEMENT ROMA
Viale Mazzini 128, Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
21/05/2014
Artisti
Luca De Leva
Generi
arte contemporanea, personale
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Nel doppio spazio espositivo di CURA., Luca De Leva allestisce un universo a pezzi che veste e disarticola il corpo di Fiammetta, la sorella che dà il titolo alla mostra e che della mostra detta la partitura.

Comunicato stampa

LUCA DE LEVA
FIAMMETTA DIXIT
testo di Chiara Vecchiarelli
Maggiordomo magnetico d'un mondo di gadget, un piccolo cesto di banane di plastica introduce il visitatore alla mostra passando per lo più inosservato, attaccato alla parete nei pressi di un angolo di muro, alla stregua di una calamita che non ferma niente. Nel doppio spazio espositivo di CURA., Luca De Leva allestisce un universo a pezzi che veste e disarticola il corpo di Fiammetta, la sorella che dà il titolo alla mostra e che della mostra detta la partitura. Frastagliata chimera fatta dell'unione degli affetti che la attraversano, dei suoi giochi e del suo quotidiano, Fiammetta parla da un luogo privo di fuori campo.
Esile e interrotta, la sua voce recita un Ave Maria dal centro della stanza. Il registratore che si attiva a intervalli è vestito di un diaframma a forma d'anfora, arcaico come la grotta della sibilla, inattuale come Fiammetta: questa sorella minore nata senza possedere il senso del tempo. Dall'anfora adagiata sul pavimento, Fiammetta ripete veloce le parole di un rito che ignora, per i più un Ave Maria, per lei un più familiare "Anna Maria", il nome di mamma, che parla dell'unico corpo per lei possibile in questa fila di parole disincarnate che sono la preghiera che pure recita. Voce che detta, lei che non si pone domande risponde da un presente che non conosce anticipo né ritardo, fatto dell'ora e di ciò che lo arreda nelle immediate adiacenze.
Per terra nello spazio d'ingresso un cavallino di legno si prende per un drago impermeabile. Un cavallo a dondolo sbircia da lontano nel buco nero dell'anfora, attraverso le mutandine in pizzo verde che gli fasciano la testa. Ai suoi piedi le fotografie della bambina che cavalca una giostra, che se ne sta in spiaggia in costume da bagno, che viene ora guardata dall'alto da chi passa in mostra. Adagiati alle pareti intorno all'anfora che incapsula amplificandola la voce di Fiammetta, dei gonfiabili color emergenza compongono i corpi parziali, a modo loro impermeabili, di un torso avvolto da una maglietta, del corpo in costume che gioca a far la verticale contro il muro, delle gambe strette in punta di piede da un paio di calzini color rosa.
È a questa sorella per sempre minore che De Leva chiede risposte sulla forma che deve ancora emergere nei suoi disegni, ottenendo dalla piccola responsi di un arbitrario, sibillino candore. Gli scoiattoli e i draghi che Fiammetta vede correre negli spazi lasciati vuoti nei grandi frottage, che il fratello realizza al proprio risveglio, vengono resi visibili con lo smalto che dona loro il corpo intuito. Tenuti in piedi sulla parete dagli stessi animaletti magnetici che guardano con occhi di plastica ciò che sta loro davanti, rispondono al disegno realizzato da Fiammetta che De Leva ripete ingrandendolo facendone una cifra propria, contrappuntando la fila di gufetti in legno policromo che scandiscono lo spazio di quello che pare un provvisorio asilo minimalista. Ciò che Fiammetta ignora il gesto ricalca – la forma ricorda.