L’insegna della fullonica al MAF di Forlimpopoli
A 137 anni dalla sua scoperta alla periferia di Forlimpopoli, viene esposta per la prima volta al MAF l’insegna della fullonica, uno dei reperti più importanti del Museo Archeologico “Antonio Santarelli” di Forlì.
Comunicato stampa
Indicava la bottega artigiana o il piccolo impianto che follava la lana e i tessuti, qualsiasi romano transitasse lungo la strada la riconosceva ictu oculi. L’insegna di fullonica trovata alla periferia di Forlimpopoli nel 1878 viene esposta per la prima volta al MAF grazie al prestito concordato con il Museo Archeologico “Antonio Santarelli” di Forlì che la conserva da 137 anni.
L’originale reperto sarà esposto per un anno (fino al 30 maggio 2016) in uno spazio appositamente allestito nel MAF, Museo Archeologico “Tobia Aldini” di Forlimpopoli.
L’insegna della fullonica fu rinvenuta nel maggio 1878 a Forlimpopoli, in località Melatello, durante lavori agricoli in un terreno di proprietà del notaio forlivese Federico Foschini. Della scoperta fu subito informato l’avvocato Antonio Santarelli, da poco nominato Regio Ispettore alle Antichità per il territorio forlivese, che intuita l’unicità del reperto lo acquisì nelle collezioni d’arte e antichità della città. Da allora il manufatto appartiene di diritto al patrimonio forlivese anche se ogni sortita per mostre temporanee o esposizioni (come quella di Roma del 1937-38) suscita sempre nel pubblico grande interesse e curiosità.
L'insegna è costituita da una lastra in pietra calcarea di modeste dimensioni (cm 45x34x0,8) lavorata a basso rilievo. La resa grossolana delle figure e la fattura “popolaresca” inducono a datarla al III secolo d.C.
La sua decorazione è una straordinaria finestra sul passato anche se ha posto non pochi problemi d’interpretazione. Il rilievo è composto da varie raffigurazioni: c’è un uomo a torso nudo immerso per metà in una tinozza, un rudimentale telaio su cui è teso un tessuto, una piccola altura su cui svetta un tronco con due rami e una foglia stilizzata, una specie di canale o conduttura idrica che rifornisce una grande vasca e infine un oggetto a forma di ‘capanna’ caratterizzato da un ‘intreccio’ di linee orizzontali e oblique.
Santarelli interpretò il rilievo come la rappresentazione di una fullonica, termine con cui i Romani intendevano sia l’officina destinata alla follatura che l’attività svolta dai fullones, cioè dagli operai che preparavano i tessuti: a Pompei sono state trovate ben 13 fullonicae, tutte perfettamente funzionanti al momento della distruzione della città nel 79 d.C.
Gli scarni elementi naturalistici (la piccola altura coperta da vegetazione e il corso d’acqua che da questa diparte) parrebbero suggerire una localizzazione dell’impianto produttivo in prossimità delle prime pendici collinari di Forlimpopoli mentre resta suggestiva l’ipotesi di un possibile approvvigionamento della fullonica foropopiliense alle vicine sorgenti minerali della Fratta.
Quanto alla funzione/destinazione originaria della lastra, tramontata l’ipotesi che potesse far parte del monumento o area sepolcrale di un fullone, sembra oggi chiaro che il reperto fosse l’insegna di una fullonica, intesa come semplice bottega artigianale o, più probabilmente, piccolo impianto industriale.
Il prestito è frutto della collaborazione tra i Comuni di Forlì e di Forlimpopoli e i Musei Archeologici “Antonio Santarelli” di Forlì e “Tobia Aldini” di Forlimpopoli, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna.
Da ottobre a maggio, l’insegna della fullonica sarà al centro di attività didattiche e laboratori per scuole e pubblici vari a cura della Fondazione RavennAntica-Parco Archeologico di Classe.
A partire da settembre è prevista una serie di conferenze a carattere archeologico, frutto della collaborazione fra i musei di Forlì, Forlimpopoli e Galeata, per approfondire gli aspetti legati alla vita quotidiana e al cibo nell’antichità.