Leo Matiz – Frida Kahlo e Macondo

Informazioni Evento

Luogo
PINACOTECA ALBERTINA
Via Dell'accademia Albertina 8, Torino, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso alle 17.30). Chiuso il mercoledì.

Vernissage
15/03/2018

ore 18 su invito

Biglietti

intero € 7,00; ridotto € 5,00 bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, studenti universitari fino ai 26 anni, convenzioni; gratuito under 6 anni, insegnanti, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card.

Artisti
Leo Matiz
Curatori
Arminda Massarelli
Generi
fotografia, personale
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A cura di Arminda Massarelli e con la collaborazione di Alejandra Matiz, la mostra raccoglie due momenti della grande attività del fotografo colombiano Leo Matiz (1917-1998).

Comunicato stampa

A cura di Arminda Massarelli e con la collaborazione di Alejandra Matiz, la mostra raccoglie due momenti della grande attività del fotografo colombiano Leo Matiz (1917-1998). Un ritratto inedito della pittrice messicana Frida Kahlo nei primi anni quaranta nella casa Azul di Coyocan, a Città del Messico, che restituisce un’atmosfera d’ambiente, di natura e di cultura che fu di quella casa. Dalla regione di Aracataca in Colombia, dove il fotografo nacque, (luogo poi traslato da Gabriel Garcia Marquez con il nome di Macondo), provengono altre 70 immagini, in un intreccio mirabile di paesaggi di luce, di gente al lavoro, di venditori, di volti unici, che si sintetizzano nell’immagine del pescatore che lancia la rete, capolavoro assoluto di Leo Matiz e manifesto poetico di tutta la sua arte fotografica.

Tutto ha inizio ad Aracataca, remota cittadina colombiana persa tra le pianure polverose della costa caraibica, tra piantagioni di banani e il fiume che sgorga dalla Sierra Nevada de Santa Marta.

Lì nascono i raccontatori della mitica Macondo, il fotografo Leo Matiz e lo scrittore Gabriel García Márquez, accomunati dalla fine capacità di osservare con interesse e rispetto il reale, quello complesso e appariscente così come il più semplice e irrilevante, rintracciando dignità e fierezza nelle persone e restituendo valore all’ordinario, alle povertà, alle solitudini, alle fragilità.

La mostra Frida Kahlo e Macondo nelle fotografie di Leo Matiz è un percorso che porta dall’intimità della Casa Azul di Frida in Messico ai personaggi e ai luoghi di Cent’anni di solitudine. Storie, intrecci, incontri che possiedono la concretezza della realtà e il prodigio della magia.

Le fotografie trasportano dall’immaginazione all’immagine, rendono tangibili angoli di giardino, mercati, venditori, fiumi e pescatori, frutti offerti da alberi dai tronchi soffici, cresciuti nell’aria umida dei tropici. Ritraggono reti nel loro flessuoso volo, nella provvisorietà del movimento e di emozioni transitorie, reti per pescare e reti su cui i corpi, densi di energia, di fiabesche acrobate volteggiano, capaci di creare vento e suono del vento.

Nelle fotografie si riannodano i fili della memoria, dell’identità, della cultura di persone e ambienti, di condizioni e fatti. Frida nella sua casa, le donne, gli uomini, i bambini di Aracataca/Macondo sono osservati da uno sguardo che sceglie, se ne innamora, ne cerca pensieri e anima, ne coglie l’umanità più autentica e profonda. Tutti si svelano nella loro risolutezza che profuma di caducità, di fragilità senza rimedio ma, al contempo, di cammino verso la “impetuosa utopia della vita”.

Matiz ferma il tempo, vissuto e scrutato intensamente, e rende la sua fotografia frammento di storia e di storie, sospensione analitica e poetica di una trama, intrisa ora di nostalgia ora di palpabile presente. Il bianco e nero è elegante, liricamente espressivo, struggente ed evocativo, pregnante di materia, spesso ruvida, erosa, che incarna tensione e fremito. E la luce, strumento e complice, lenisce la durezza di alcune verità e ne mostra la purezza innata.

Così anche la mostra diventa sospensione del tempo, occasione di sguardi silenziosi e attenti che, tra consapevolezza e stupore, ricevono e assaporano bellezza.

Scrive il Direttore dell’Accademia Albertina Salvo Bitonti nel suo testo introduttivo al catalogo:

Ho conosciuto per la prima volta Alejandra Matiz, figlia del grande fotografo colombiano Leo Matiz, durante l’inaugurazione di una bella mostra fotografica di scatti di suo padre, esclusivamente dedicati a Frida Kahlo, a Venezia, nell’estate del 2015. Oltre la bellezza delle immagini, che ci davano un ritratto insolito e ancora più intimo dell’artista messicana, tra cui alcune rarissime fotografie a colori, erano presenti in mostra anche alcune composizioni a collage di carta e fotografie, realizzate dal fotografo colombiano in tarda età in collaborazione con l’artista italoamericano Emanuele Viscuso, anche amico della nostra Accademia, che ora, per i casi della vita, vive anche lui in Messico. Emanuele Viscuso mi introdusse ad Alejandra, che, oltre a essere un’abile restauratrice e la maggiore esperta dell’enorme lascito di negativi e fotografie del lavoro del padre, Leo Matiz, è anche colei che ha trascorso e trascorre tuttora la sua vita in un’inesauribile attività di mostre, convegni e incontri in tutto il mondo indirizzati alla maggiore conoscenza di colui che è stato il cantore per immagini dell’universo latinoamericano, soprattutto dei più umili, in epoca pre-seconda guerra mondiale e immediato dopoguerra. Un’epoca che ha scoperto questo mondo arcaico e mitico e la sua gente, nelle sue terre della Colombia, del Messico e del Venezuela. Ho ritrovato ancora Alejandra Matiz nella sua bella casa dell’antico quartiere di Cayoacàn, a Città del Messico, nel dicembre del 2016, dove erano conservate, a cura di un’apposita Fondazione, il patrimonio fotografico e la raccolta delle riviste internazionali su cui sono state pubblicate le foto del padre durante tutta la sua lunga carriera. Ho avuto modo di poter consultare personalmente molti originali fotografici, soffermandomi in particolare, data la mia competenza sul cinema, sull’attività che Leo Matiz dedicò alla nascente industria cinematografica messicana, con foto dai set più importanti e foto di celebri attori dell’epoca, anche americani, che andavano, negli anni cinquanta, a girare molti film in trasferta messicana; questo aspetto potrà essere certamente motivo per un’altra mostra fotografica in un prossimo futuro. Oggi alla Pinacoteca Albertina di Torino si presentano due mostre in unica soluzione di continuità intitolata Frida Kahlo e Macondo nelle fotografie di Leo Matiz. La mostra proviene dal Museo Civico di Bari, che ringrazio per la collaborazione, dove ha avuto uno straordinario esito ed è organizzata dall’Associazione Ecomuseo Vallalta di Antonio Massarelli, con la delicata curatela di Armida Massarelli e con la vigile presenza della figlia del fotografo, Alejandra, a cui va il nostro pensiero grato; e qui si desidera ringraziare anche l’Ambasciata della Colombia in Italia, la Signora Carla Tarditi e in particolare l’Ambasciatore, S.E. Juan Mesa Zulueta, che ha voluto concedere il suo patrocinio a questo evento, segno del significato profondo che continua ad avere questo artista per il suo paese. Nello stesso quartiere dove vive Alejandra Matiz a Città del Messico, anzi a pochi isolati da casa sua, a Cayoacàn, si trova la splendida Casa Azul di Frida Kahlo e Diego Rivera. Per i fortunati che hanno avuto modo di visitarla, non potrà sfuggire come la macchina fotografica di Matiz, nelle immagini qui presentate, sia stata capace di offrirci un ritratto inedito di Frida nei primi anni quaranta e del suo tormentato rapporto con il marito, il pittore muralista Diego Rivera. Rivivono gli interni e il giardino di questa abitazione d’artista con tutti i simboli archetipi, mitici e apotropaici che l’adornano ancora oggi, mentre il folgorante bianco e nero è capace di restituirci un’atmosfera d’ambiente, di natura e di cultura che fu di quella casa, insieme al sorriso o all’atteggiamento pensoso dello sguardo di Frida Kahlo, che racconta più di mille biografie sulla grande pittrice messicana.

Direttamente dalla regione di Aracataca in Colombia, dove il fotografo nacque, (luogo poi magicamente traslato letterariamente da Gabriel Garcia Marquez con il nome di Macondo), provengono le oltre 70 immagini presenti in questa altra sezione della mostra. Qui si incontrano alcuni degli scatti più celebri del fotografo colombiano dedicati alla sua terra, in un intreccio mirabile di paesaggi di luce, di gente al lavoro, di venditori, di volti unici, con una predilezione per pescatori o per raccoglitori di frutta, di sguardi di donne e bambini, a volte immobili, come per un’attesa infinita o colti in un movimento vitalistico, come nelle immagini del circo di Macondo o tesi nello sforzo di un atto di fatica nei campi, fino al pescatore che lancia la rete, capolavoro assoluto di Leo Matiz e manifesto poetico di tutta la sua arte fotografica.

Si ringrazia lo Studio legale Alberti Mercati di Milano

sede di rappresentanza in Italia di Leo Matiz