Le città ideali
La mostra dal titolo ‘Le città ideali. Ipotesi per la città’ del futuro si propone di ridisegnare, sia pur idealmente, il volto delle nostre città, facendo appello alla fantasia e alle aspettative che ciascuno di noi nutre nei riguardi del luogo in cui vive.
Comunicato stampa
Marta Babbini / Massimo Barcariol / Riccardo Battigelli / Andrea Bianchini / Antonella Bini Alessandro Brunelli / Giuseppe D’Auria / Luca Di Castri / Francesca Guetta / Roberto Miglietta / Angiolo Pergolini / Willy Pontin / Giovanna Sparapani / Duilio Tacchi / Enzo Verdelli / Maria Chiara Viviani / Marco Vissani
Opening venerdì 21 marzo ore 17.30
“Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno
spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di
pesci, di abitazioni, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire,
scopre che questo paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”.
(J.L. Borges, L’artefice, 1963)
Impossibile non pensare a uno dei testi sacri di Italo Calvino - Le città invisibili - ma fin troppe sono le traduzioni in immagini che vi si sono ispirate, perciò volendo circumnavigare il riferimento letterario, quanto proponiamo in questa mostra è un altro tipo di viaggio, più vicino alla realtà, seppur nel compito, e nello sguardo, trasfigurativo dell'arte. Una breve premessa storica è necessaria per chiarire le origini del concetto di “città ideale” che, nel corso del Rinascimento, indicava un luogo di incontro sociale, di organizzazione politica e di pianificazione economica. L’instaurazione dei regimi signorili e la riscoperta dei testi classici latini e greci furono le ragioni che ispirarono una nuova idea di città, in cui l’uomo era motore attivo di uno spazio concepito rispettando i criteri di razionalità, simmetria, ordine e bellezza. L’aspirazione ad una felice congiunzione tra uno Stato governato saggiamente e urbanisticamente organizzato secondo i principi della pura geometria sfociò quindi nel mito della “città ideale” intesa come simbolo della fiducia nell'essere umano e nella sua capacità di edificare. Le nostre città recano ancora oggi i segni di un passato che ha unito la ricerca del bello all'utilità dell’architettura, per offrire all'individuo una realtà che fosse riflesso di un’armonia insieme politica e sociale.
E oggi? Qual è il volto della città ideale? Il presente ha trasformato la città in uno spazio senza confini e norme, in cui a ciascuno è concesso di ritagliare una propria geometria d’uso. L’assenza di un’identità urbana di riferimento capace di svolgere un ruolo di assimilazione culturale così come di educazione e di miglioramento civico, fa sì che le odierne realtà urbane si configurino come un labirinto di esperienze che finiscono spesso per disorientarci. Lo spazio che ci circonda è, in parte, responsabile del nostro agire: ci invia gli input che ci inducono ad assumere certi atteggiamenti piuttosto che altri. Allo stesso modo, l’uomo è l’essere che più di ogni altro può modificare l’ambiente per adattarlo ai propri scopi. La verità è che siamo noi cittadini che creiamo l’identità del luogo. Assumere un comportamento corretto richiede meno sforzi di quanto si pensi, ma spesso agiamo determinati dal contesto che ci circonda. Per cambiare le persone bisogna, quindi, modificare il loro spazio urbano che, successivamente, indicherà la strada da seguire. Ma quali caratteristiche dovrebbe avere oggi una città per andare incontro alle esigenze dell’uomo contemporaneo? Quali aspetti si possono mantenere e quali invece andrebbero rivisti affinché la città sia di nuovo “un grembo che ci accoglie” (W. Benjamin, 1955)? Come dovrebbe essere la città del futuro? A misura d’uomo? Innovativa, e cioè capace di sfruttare al meglio la tecnologia nella erogazione dei servizi, sia privati che pubblici? Attrattiva, per le diverse categorie sociali e anche per i creativi, che producono idee, dunque beni, dunque ricchezza? Una città verde, con aree pedonali, mezzi pubblici sempre puntuali, percorsi ciclabili, etc? Meritocratica? Competitiva?...
La mostra dal titolo 'Le città ideali. Ipotesi per la città' del futuro si propone di ridisegnare, sia pur idealmente, il volto delle nostre città, facendo appello alla fantasia e alle aspettative che ciascuno di noi nutre nei riguardi del luogo in cui vive.
Gli artisti partecipanti - Marta Babbini, Massimo Barcariol, Riccardo Battigelli, Andrea Bianchini, Antonella Bini, Alessandro Brunelli, Giuseppe D'Auria, Luca Di Castri, Francesca Guetta, Roberto Miglietta, Angiolo Pergolini, Willy Pontin, Giovanna Sparapani, Duilio Tacchi, Enzo Verdelli, Maria Chiara Viviani, Marco Vissani - hanno interpretato il tema della città ideale con opere pittoriche, plastiche, fotografiche e grafiche, che spaziano da una visione più vicina alla realtà dei nostri centri urbani ad una lettura del tema in chiave fantastica e avveniristica.