L’avventura dell’arte nuova anni 60-80 Cioni Carpi / Gianni Melotti
La Fondazione Ragghianti propone due mostre contemporanee che intendono indagare il periodo di grande fermento nell’arte italiana degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del Novecento.
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Informazioni
- Luogo: FONDAZIONE RAGGHIANTI
- Indirizzo: Via San Micheletto 3 - Lucca - Toscana
- Quando: dal 03/10/2020 - al 06/01/2021
- Vernissage: 03/10/2020 no
- Curatori: Angela Madesani
- Generi: arte moderna
- Orari: tutti i giorni (lunedì escluso) dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 (ultimo ingresso: ore 18:30); aperto anche il 1° novembre, 8 e 26 dicembre e 1° gennaio; chiuso il 25 dicembre
- Biglietti: 3 euro Biglietto gratuito per: minori di 18 anni; scolaresche (della primaria e delle secondarie); studenti di università, accademie d’arte e conservatori provvisti di libretto; insegnanti; gruppi superiori alle 15 unità; soci del Touring Club Italiano e del Club UNESCO Lucca; soci ICOM; diversamente abili (e accompagnatore); un accompagnatore per ogni gruppo; militari e forze dell’ordine con tesserino; giornalisti e guide turistiche con tesserino
- Uffici stampa: STUDIO LUCIA CRESPI
Comunicato stampa
La prima mostra, a cura di Angela Madesani, è dedicata alle sperimentazioni di Cioni Carpi, nome d’arte di Eugenio Carpi de’ Resmini (Milano, 1923-2011), personaggio complesso e ricco di sfaccettature. Figlio di Aldo Carpi, pittore e storico direttore dell’Accademia di Brera, fratello di Fiorenzo, noto musicista, e di Pinin, scrittore e illustratore per l’infanzia, Cioni inizia a dedicarsi alla pittura negli anni Cinquanta a Parigi; da qui si trasferisce ad Haiti, poi a New York e quindi in Canada, dove vive fino alla metà dei Sessanta, quando torna definitivamente a Milano
La mostra alla Fondazione Ragghianti comprende il percorso artistico di Carpi dal 1960 circa agli anni Ottanta. È esposta una quarantina di opere di grandi dimensioni tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, disegni, progetti e libri creati dall’artista in unica copia, ma anche documenti e cataloghi sull’opera di questo intelligente protagonista dell’arte della seconda parte del XX secolo.
Di particolare importanza le nove opere di proprietà della Collezione Panza di Biumo: testi e fotografie su carta come le quattro Trasfigurazioni/Sparizioni (1966-1974) e Abbiamo creato atipici sistemi (1963-1974); Seshspass 01 (Sequoia semper virens) (1976) e Palinsesto 2 (1963), lavori su carta per la composizione dei quali Carpi utilizzò vari materiali. Ma anche una serie di bellissime fotografie e composizioni con immagini e disegni di collezione privata che rendono appieno la multiforme poetica e la statura intellettuale dell’artista, spesso performer delle sue opere dai titoli surreali come quelle realizzate tra il 1963 e il 1976: Me ne tornavo ai luoghi sfatti della memoria, Lasciatemi vedere una cellula viva del vostro cervello, dove Carpi si autoritrae come clown, dati i suoi trascorsi di attore e di mimo (aveva studiato con Jacques Lecoq) e Cadendo mi spezzai le braccia e le gambe mentre saltavo di palo in frasca; o ancora le pitture su tela degli anni Ottanta come Pontypridd con stanza rossa che appartengono al ciclo Le città distanti, complesse utopie spaziali; Blue painting 3 Palinsesto 10 e Blue painting 5 Palinsesto 12 (1973), forme geometriche che riemergono da pitture precedenti. Tra le opere esposte, le strisce di iuta su cui sono applicate fotografie stampate su carta o su stoffa e disegni, che propongono il concetto di arazzo in chiave contemporanea. Anche qui sono lunghe scritte che spiegano l’opera: Va, gira, guarda (1979) e Ga.ga-gak, suono del linguaggio internazionale dei polli che significa “Attenzione-pericolo!”.
La seconda mostra, a cura di Paolo Emilio Antognoli, presenta i risultati di una ricerca storica e archivistica, ancora inedita, riguardante l’opera di Gianni Melotti (Firenze, 1953) nel suo primo decennio di attività, dal 1974 al 1984, sia nel suo sviluppo storico-artistico, sia nei rapporti che egli ebbe con alcuni artisti legati da amicizia e collaborazione, quali Lanfranco Baldi, Luciano Bartolini, Giuseppe Chiari, Mario Mariotti e altri artisti come Bill Viola legati alla sua esperienza in art/tapes/22, studio dedito alla produzione di videotapes per artisti di cui Melotti nel 1974 diviene il fotografo. Una consistente collezione di queste fotografie è oggi conservata all’ASAC della Biennale di Venezia.
La mostra vuole documentare lo sviluppo dei primi dieci anni di attività del lavoro artistico di Melotti, dalle sperimentazioni cameraless (senza uso della macchina fotografica) in bianco e nero alle sue coloratissime opere tridimensionali, realizzate con materiali cibachrome su tessuti decorati.
A Firenze negli anni Settanta art/tapes/22 video tape production, Zona non profit art space, la Galleria Schema, la Galleria Area e la Casa Editrice e Libreria Centro Di sono state centri-chiave per l’arte contemporanea in Italia, da cui sono transitati grandi nomi dell’avanguardia artistica internazionale come Vito Acconci, Chris Burden, Daniel Buren, Urs Lüthi, Joan Jonas, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Nam June Paik, Giulio Paolini, Robert Rauschenberg.
È attorno a questi spazi che si sviluppa un nuovo circuito artistico e culturale, con la nascita di un clima generale favorevole alla sperimentazione, che interessa tutta la regione e non solo: un ambiente incline all’interazione fra le più diverse attività artistiche e culturali: architettura e design radicale, editoria, cinema d’artista, video, musica contemporanea e i nuovi off-media artistici quali il disco, il libro d’artista, il multiplo. E Gianni Melotti ne è stato senz’altro uno dei protagonisti, con un linguaggio concettuale dai risultati originali e trasgressivi.
Alla Fondazione Ragghianti è esposta una trentina di lavori di Melotti. Tra le realizzazioni emblematiche del percorso di Melotti si ricordano: 9,30/10,30, opera d’esordio del 1975; Giallo (1979), installazione site-specific con fotografie e testi ambientata in un parcheggio genovese; Gli angoli della Biennale (1976), serie di fotografie dedicate a Pier Luigi Tazzi riferite ai Corners Portraits di Irving Penn; Come as you are / Jacket and necktie (1981), fotografie e film super8 in loop sul tema del rapporto di coppia; la dia-proiezione di Uovo fritto (1980) per la piazza fiorentina di Santo Spirito; Ritratti nella rete (1982), serie di polaroid che Melotti scatta agli amici mascherati con una calza a rete, in cui si teorizza il network come arte prima dell’avvento del personal computer; la serie di cinque videografie Foto fluida (1983); Pelle/Pellicola (1987-1989), tre lavori in silicone trasparente, sul rapporto tra opera e cornice.
Accompagnano le mostre due cataloghi editi da Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte.
Cioni Carpi e Gianni Melotti: due artisti diversi, accomunati da una felice vena creativa, con opere multiformi realizzate con differenti materiali che ben identificano la corrente di sperimentazione dell’arte italiana tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo breve, in un percorso sfaccettato e per molti aspetti sorprendente.
I posti disponibili per partecipare all’inaugurazione del 2 ottobre, limitati a causa delle norme anti-contagio, sono esauriti. La mostra sarà aperta a tutti a partire da sabato 3 ottobre alle ore 10.
Orari: tutti i giorni (lunedì escluso) dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 (ultimo ingresso: ore 18:30); aperto anche il 1° novembre, 8 e 26 dicembre e 1° gennaio; chiuso il 25 dicembre
Biglietto d’ingresso: 3 euro
Biglietto gratuito per: minori di 18 anni; scolaresche (della primaria e delle secondarie); studenti di università, accademie d’arte e conservatori provvisti di libretto; insegnanti; gruppi superiori alle 15 unità; soci del Touring Club Italiano e del Club UNESCO Lucca; soci ICOM; diversamente abili (e accompagnatore); un accompagnatore per ogni gruppo; militari e forze dell’ordine con tesserino; giornalisti e guide turistiche con tesserino
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