L’antro dei primati il cibo prima del fuoco

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZETTO SANNINI
v. S. Spirito 6, Firenze, Italia
Date
Dal al

dalle 16 alle 20

Vernissage
08/03/2014
Curatori
Claudio Cosma
Generi
arte contemporanea, collettiva
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In occasione e nell’ambito di Fuori di Taste (manifestazione sul cibo d’eccezione promossa da Pitti Immagine), la mostra “L’antro dei primati. Il cibo prima del fuoco” a cura di Claudio Cosma. Le opere sono un prestito di Sensus.

Comunicato stampa

“L'antro dei primati, il cibo prima del fuoco” a cura di Claudio Cosma.
Opere di Emanuele Baciocchi, Marika Marchese, Misunori Kimura e la partecipazione esterna di Martin Leon, che riporterà lo svolgersi delle due giornate espositive nel suo blog Guaizine.
Sedi espositive: Firenze Palazzetto Sannini, v. S. Spirito 6; Ristorante CUCO Cucina Contemporanea, v. del Melarancio 4/R, 8 e 9 marzo, dalle 16 alle 20, in occasione di Fuori di Taste.
Nell'immaginare un mondo precedente al mito di Prometeo possono venire alla mente visioni di primitività e di arretratezza in quanto il fuoco è il simbolo della scintilla del sapere che differenzia l'essere uomo dall'essere animale. Per certi versi l'immagine del monolito e delle conseguenze che produce, nel film di Kubrik “2001 Odissea nello spazio”, è emblematica di questa differenziazione e delle strade opposte che i generi viventi, senza escludere le piante, percorreranno da allora. Il fuoco è l'inizio dell'evoluzione che ha permesso attraverso la cottura dei cibi il destino onnivoro dell'umanità e mediante un maggiore apporto proteico ne ha segnato un perenne futuro di violenza e di aggressività e di inestinguibile laboriosità. In parallelo all'esistenza di un mondo segnato dal desiderio del progresso, reso possibile dall'energia racchiusa nel fuoco, è esistita un Età dell'Oro, dove la terra produce spontaneamente piante che si possono consumare direttamente senza essere sottoposte all'azione del fuoco. Gli atrii dei palazzi fiorentini sono alla base di questa mia visione che si pone al di fuori di un tempo storico per collocarsi nel vasto territorio evocato dalla memoria involontaria. Questo specifico luogo è simile a quelle caverne rare con due uscite, entrambe piene di luce, la prima che dall'esterno ci introduce ad una parte non ancora intima dell'abitazione, il cui ingresso è protetto da un possente portone e l'altra che sbocca nella civilissima, seppur minima, corte. Dunque in questa zona intermedia, permeata da una perenne penombra che la rende simile ad una addomesticata cavità che io definisco “antro dei primati” è nata l'idea di mostrare attraverso dei lavori d'arte una possibile storia dell'umanità immaginata priva del dono prometeico, un'evoluzione rallentata i cui successi siano dovuti all'istintualità e non al calcolo ma comunque connaturata alle qualità umane perennemente in bilico tra ricerca estetica, spesso confusa con l'ottenimento del piacere, e la violenza primigenia generata dai desideri e ancor prima dai bisogni. Le opere scelte per questa rappresentazione sono le fotografie di Emanuele Baciocchi, in perenne transito tra l'affermazione consapevole della realtà ed un più sottile significato iniziatico. Apparati scenici costruiti con contrastanti componenti che difficilmente potremmo vedere accostate, per confondere quello che pare rassicurante, come un soprammobile o un tessuto broccato, con quello che pare violento come le parti di un corpo animale smembrato. Esiste una violenza archetipica che bisogna cercare sempre di percepire al di là dei contesti in cui ci viene mostrata e se vediamo delle interiora sanguinanti nella bottega di un macellaio siamo assolti dal rilevarla, ma le fotografie dei Baciocchi sono lì a ricordarcela. Una serie di still life di forte impatto e attinenti al cibo in modo ancestrale e primordiale, ricordano l'antica difficoltà dell'accedere al nutrimento e alla violenza necessaria per procurarselo, violenza rimasta comunque inalterata fino ad oggi seppure oggi tutti noi indaffarati nei nostri d'affari cittadini possiamo ignorarlo. Rimanda ad un periodo precedente il mito di Prometeo e al non cotto, ai nostri antenati cacciatori, rappresentati dalle sculture di legno di canfora di Mitsunori Kimura, che ancora conservavano un equilibrio di necessità, ora stravolto dal numero infinito degli umani e dai loro bisogni. Le foto, stilisticamente raffinate, suggeriscono la necessità di elaborazione del cibo, da materia bruta alla perfezione dei piatti finiti dove non c'è più alcun rimando alle singole parti degli ingredienti usati. Le foto hanno la doppia valenza di brutalità, sempre presente nell'alimentazione e di estrema eleganza nella scelta dei dettagli e nella disposizione delle parti di interiora, eleganza sempre mantenuta nella cucina di livello. Altro aspetto è la compassione per gli ultimi, gli animali sacrificati anche al di là delle effettive esigenze umane. Nella mia idea l'androne del palazzo si mostrerà come una fucina di trasformazione, dove il cuore anatomico di Marika Marchese con le sue luci intermittenti simili a battiti, segnerà un tempo mai trascorso, indicando un percorso che ci conduce fino alla luminosa corte aperta dove gli ospiti potranno in realtà assaggiare quanto la cultura gastronomica è riuscita ad ottenere e produrre senza confondere i rituali ancestrali del cotto e del crudo, grazie all'iniziativa di Taste.