Kinga Araya – Salty Feet

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO BLUMENSTHIL - ISTITUTO POLACCO DI CULTURA
Via Vittoria Colonna 1, Roma, Italia
Date
Dal al

lunedì - giovedì 10 - 17 e su appuntamento

Vernissage
12/03/2012

ore 19

Contatti
Sito web: http://www.kingaaraya.com
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Kinga Araya
Generi
arte contemporanea, personale
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La mostra di Kinga Araya, Salty Feet: Passeggiate Romane è una riflessione sulla condizione dell’uomo staccato dalle sue radici, un emigrato estrapolato dal suo contesto e privo dei mezzi di comunicazione.

Comunicato stampa

La mostra di Kinga Araya, Salty Feet: Passeggiate Romane è una riflessione sulla condizione dell'uomo staccato dalle sue radici, un emigrato estrapolato dal suo contesto e privo dei mezzi di comunicazione. La mostra è una delle tappe del progetto realizzato dall'artista da parecchi anni che si basa sulla poetica e sulla politica del camminare e del parlare tramite diverse lingue e culture. La mostra costituisce un racconto autobiografico attraverso diversi mezzi: video, fotografie, sculture ed oggetti con i quali Araya analizza in modo critico, a volte anche ironico, i percorsi complessi della propria vita.

Kinga Araya, coinvolta in azioni contro il regime polacco, registrata dalla polizia, senza il permesso di lasciare il suo paese riesce a partire dalla Polonia nel 1988 con il pretesto di una gita organizzata per l'Italia. Si stacca dal suo gruppo e decide di rimanere a Roma dove la sua esperienza non è esente da difficoltà: senza documenti né denaro, e senza conoscere la lingua si reca in un campo profughi. Nel 1990 lascia l'Italia per il Canada dove compie i suoi studi pratici e teorici. Vive a Montreal e poi negli Stati Uniti. A 20 anni dalla sua partenza da Roma decide di tornare in questa città dove vive dal 2010.

Movimento (camminare) e comunicazione (parlare) sono i motivi comuni della ricerca concettuale e critica di Araya, presenti già nella sua tesi di dottorato Walking in the City: Motif of Exile in Performances by Krzysztof Wodiczko and Adrian Piper (Canada, 2004). Nella mostra presso l'Istituto Polacco di Roma vedremo il video Passeggiate romane in cui Araya, camminando con la sua scultura in mano – i piedi di sale (salty feet) - ci porta nei posti per lei più significativi, raccontandoci la sua esperienza del primo soggiorno a Roma come una extracomunitaria senza documenti. Verranno esposte anche le sculture - i piedi di sale, testimoni silenziosi del cammino dell'artista, la metafora della complessità del cammino continuo. Ci sarà anche il video Inventario girato negli Stati Uniti dove l'artista esegue una semplice presentazione degli oggetti cari che viaggiano con lei dovunque si sposti, oggetti legati ad episodi della sua vita.

Una parte della mostra presenterà invece i lavori che instaurano una sorte di dialogo fra l’artista e la sua patrona - Santa Kinga. Anche lei abbandonò la sua patria, l’Ungheria, nel XIII secolo, e si trasferì in Polonia, patria del marito. Il progetto dedicato a Santa Kinga è complesso, interdisciplinare e interculturale e dopo anni di ricerca ha generato diversi lavori. Qui ci limitiamo a quelli che sottolineano le somiglianze nelle biografie delle due Kinghe; ll video Walking in Esztergom dove Araya cammina nella città nativa della sua patrona, un ciclo fotografico che mette insieme oggetti intimi di entrambe le Kinghe e infine un'installazione video che registra un'azione artistica di Araya fatta nel 2012 a Stary Sacz, città polacca del culto di Santa Kinga. Qui Araya cammina con una struttura–veicolo progettata da lei stessa e fatta di metallo e pelle e con ruote di sale. La difficoltà di procedere con questa struttura, il modo di camminare, simile a quello dei pellegrini, e il luogo stesso, fanno pensare ad una sorta di omaggio fatto da Kinga Araya a Santa Kinga. Si tratta del primo progetto, questo dedicato a Santa Kinga, in cui l’artista si confronta con il tema della teologia.

Kinga Araya è nata a Tarnow (Polonia). Nel 1988, mentre studiava storia dell’arte alla Università Cattolica di Lublino, decise di lasciare la Polonia per fermarsi in Italia. Successivamente, nel 1990, trasferitasi in Canada, poté continuare la sua formazione alla Concordia University di Montreal. Dopo aver insegnato per 15 anni storia dell’arte e arti visive in Canada e negli Stati Uniti, nel 2010 ha deciso di ritornare a Roma a 20 anni dall’inizio della sua emigrazione che ha segnato fortemente il suo percorso artistico. Ha partecipato a numerose mostre individuali e collettive, festival di video e performance in Canada, Stati Uniti, Australia, Libano, Cile, Polonia, Inghilterra, Italia, Francia, Spagna, Germania, Croazia, Slovenia. Le sue opere sono state esposte in luoghi come: La Centrale, Montreal; Gallery 101, Ottawa; Real Art Ways, Hartford, CT, USA, Zacheta Galleria Nazionale d’Arte e a Varsavia, presso il Centro d’Arte Contemporanea Zamek Ujazdowski e la Galleria d’Arte Contemporanea Bunkier Sztuki. Araya ha pubblicato diversi articoli e saggi sull’arte contemporanea tra i quali un capitolo in Anthology of Canadian Culture edito da Universitas, Cracovia (2010) intitolato“Deconstructing Canadian Multiculturalism: Critical Art of Vera Frenkel, Jana Sterbak, and Lynne Cohen.”

Araya ha ricevuto numerosi premi come artista e come ricercatrice, tra i quali: Andrew W. Mellon Postdoctoral Fellowship presso l’Università di Pennsylvania in Philadelphia, Stati Uniti; Social Sciences and Humanities Research Council of Canada Doctoral Fellowship, e borse artistiche del Canada Council for the Arts e Conseil des Arts et des Lettres du Québec.