Kikko – Le anime annusano giù verso l’Ade
Il titolo della mostra, “Le anime annusano giù verso Ade”, è un altro frammento di Eraclito, il preferito di KIKKO, che ancora una volta ci riporta all’origine del processo creativo dell’artista: una ricerca dei confini dell’anima, che riconosce un’inclinazione alla morte, al Regno delle Ombre, nel cuore stesso del principio vitale.
Comunicato stampa
Testo di Maria Luisa Conserva
Colori e tratti netti. Figure che emergono dal caos. Segni, occhi, visi, corpi, forse anche parole, che arrivano da un altro mondo, o magari da questo. Chi lo sa quanti sono i mondi? La pittura di Kikko arriva dall'incontro dell’artista con un’anima il cui corpo non è più fisicamente presente, l’anima di Andrea, il suo migliore amico, quello con cui ha condiviso gran parte delle esperienze, meravigliose e tragiche, della sua vita. Necessità, spontaneità e autodidattica, nonostante la presenza di questo maestro invisibile come figura guida, inseriscono le opere di KIKKO nel panorama dell’Outsider Art.
Heidegger scriveva che “l’arte è la messa in opera della Verità” e quest’affermazione è quanto mai vera se ci accostiamo al lavoro di questo artista. Qual è la Verità di cui ci parlano? È quella per eccellenza, quella della vita e della morte, dell’aldilà, di una connessione tra questi due mondi. Ed è una verità che si svela e si nasconde, dal momento che nessun uomo ha mai dato una risposta al dilemma della morte, nemmeno la filosofia, il cui compito è di indagarlo, senza mai risolverlo, e nemmeno la scienza, che oggi cerca di imperare su ogni aspetto dell’esistere.
Il gusto del segreto, quello di cui ci parla Derrida, si fa qui immenso, se solo pensiamo al processo attraverso il quale nascono le opere di KIKKO: si tratta di un dialogo con l’aldilà in un orizzonte quasi animistico, il cui risultato formale è un segreto che nessuno conoscerà mai. “L’Origine ama nascondersi”, scriveva Eraclito… L’Arte di KIKKO si configura allora come un incantesimo, diventa espressione di un incontro che dura per un lasso di tempo limitato, in uno spazio di libertà e trascendentalità assolute, e nel quale il segno, il colore e le figure enigmatiche che emergono, ne diventano documento necessario, producendo domanda più che dare una risposta.
L’arte, come scriveva Freud, rimane l’unico ambito in cui si conserva “l’onnipotenza dei pensieri” tipica dei popoli primitivi, presso i quali d’altro canto l’arte è nata, un po’ come una magia. Le opere di KIKKO hanno in loro una magia: ci fanno ritornare in una dimensione in cui il mondo non ha bisogno di una scienza su cui fondarsi perché esso è e basta, così come lo si sente internamente, in cui le anime dei morti possono parlare con i vivi e guidarli nel produrre figure. Un mondo a cui si accede senza sceglierlo, che si apre all’improvviso, una luce da cui siamo divisi da delle sbarre, e della quale qui abbiamo una testimonianza.
Il titolo della mostra, “Le anime annusano giù verso Ade”, è un altro frammento di Eraclito, il preferito di KIKKO, che ancora una volta ci riporta all’origine del processo creativo dell’artista: una ricerca dei confini dell’anima, che riconosce un’inclinazione alla morte, al Regno delle Ombre, nel cuore stesso del principio vitale.