Karina Bikbulatova

Informazioni Evento

Luogo
MAGA - MUSEO D'ARTE DI GALLARATE
Via Egidio De Magri 1, Gallarate, Italia
Date
Dal al

martedì – venerdì 10.00-13.00 e 14.30-18.30, sabato e domenica 11.00 – 19.00, chiuso lunedì

Vernissage
23/03/2019

ore 18

Artisti
Karina Bikbulatova
Curatori
Mauro Gervasini
Generi
fotografia, personale
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Mostra fotografica personale di Karina Bikbulatova,
vincitrice del Premio Riccardo Prina “un racconto fotografico” 2018.

Comunicato stampa

Mostra aperta al MAGA Museo Arte Gallarate dal 23 marzo al 5 maggio 2019 (orari: martedì – venerdì 10.00-13.00 e 14.30-18.30, sabato e domenica 11.00 – 19.00, chiuso lunedì).
Vernissage a ingresso libero sabato 23 marzo 2019 ore 18:00.
La mostra raccoglie fotografie in bianco e nero che raccontano una storia. Due bambine, Gulshat e Alina, si incontrano in un villaggio russo una volta all’anno. Giocano, parlano e si fanno le trecce ai capelli. Sono sorelle, ma non lo sanno. È una situazione sospesa, che si ripete ogni anno e che nessuno ha mai potuto o voluto chiarire. Sono state abbandonate dal padre con le loro madri, poco dopo la nascita. Lo stesso destino a distanza di pochi anni. Gulshat vive nel villaggio, la sua famiglia è povera, sua madre e il suo nuovo padre sono alcolisti. Alina invece viene da una grande città dove studia in una scuola prestigiosa, la sua passione è la danza. Due vite che scorrono parallele e che non dovrebbero intersecarsi mai, secondo il V postulato di Euclide. Eppure questo accade, come nella geometria iperbolica di Nikolaj Ivanovič Lobačevskij. In un villaggio russo due rette parallele si incontrano una volta all’anno.
La presentazione è a cura di Mauro Gervasini, giornalista, critico cinematografico, consulente selezionatore della Mostra del Cinema di Venezia, direttore del periodico FilmTV.
Di seguito le sue note introduttive:
Dunque è un errore pensare che due parallele non si incontrino mai. Accade invece. Una volta l’anno, in un villaggio russo. Luogo dell’anima: è un’espressione un po’ abusata per indicare qualcosa che non c’è ma “si sente”. Questione di percezione. Nelle fotografie di Karina Bikbulatova però, il villaggio è un luogo dello sguardo. Magari non c’è, magari non si sente, però si vede, diventa quasi tangibile nella riproduzione fotografica. E allora, daccapo. Due parallele si incontrano, una volta all’anno, in un villaggio russo. O meglio, due bambine, Gulshat e Alina, mamme diverse ma lo stesso padre che le ha abbandonate entrambe ai differenti destini delle madri; si vedono per poco, si cercano, giocano, parlano, poi ripartono, separate. Questa esposizione fotografica è la loro storia, che a un certo punto si è intrecciata con quella della fotografa, Karina, capace di cogliere al volo, con pochi, semplici ma sorprendenti scatti, l’intersecarsi periodico delle parallele. Venendo dalla critica cinematografica confesso di essere stato colpito soprattutto dalla fotografia che vede una delle due sorelle ergersi come un gigante in un nero drappo dal quale, subito sotto, fa capolino la seconda. Sembrano creature di un film di Dreyer avvolte nella cappa drammatica resa iconica da Bergman in Il settimo sigillo. Ma non c’è apprensione nei loro occhi. Nessun timore. Guardano in direzioni opposte, fateci caso. Con una certa fierezza, e molta libertà. È lo scatto che ha vinto il premio fotografico Riccardo Prina nel 2018. Il resto della sequenza è una composizione e ricomposizione del loro spazio, con i corpi e le cose, e con un’altra immagine significativa, pasoliniana, quella del muro diroccato e del somaro, dove la figura quasi religiosa della ragazzina rompe l’inganno della natura morta. Karina Bikbulatova è giovane, ha meno di 25 anni, ma la sua è una visione già matura, neorealistica, con tutto quello che di fantastico si può contemplare dentro.