Joseph De Felici – Sogni d’Acqua

Un bellissimo affresco visivo titolato Sogni d’Acqua a cui è connesso il libro fotografico edito da Electa con un testo della curatrice della mostra, Barbara Martusciello e il supporto culturale della Nikon.
Comunicato stampa
Certi tipi di itinerari, sia privati e in solitudine, sia più condivisi, oppure smaccatamente pubblici, hanno avuto il pregio della scoperta: da diffondere o da serbare come intima rivelazione. Nel caso di Joseph De Felici, il suo nomadismo è prima di tutto esistenziale e giunge a noi venerdì 6 giugno 2025, ore 17:30 sotto forma di un bellissimo affresco visivo titolato Sogni d’Acqua a cui è connesso il libro fotografico edito da Electa con un testo della curatrice della mostra, Barbara Martusciello e il supporto culturale della Nikon.
Joseph De Felici, scrive la curatrice, “è un viaggiatore con la macchina fotografica che usa per cercare e restituire l’altro e per indagarne quel rapporto di mutua assistenza e riguardosa convivenza instaurato con la Madre Terra. In questo legame, rintracciabile in molte popolazioni autoctone dei luoghi che De Felici esplora e letteralmente vive, egli cerca anche di mostrare la fragilità fondativa: non senza portare, in tale sua investigazione, una preoccupazione per certe condizioni sociopolitiche che inevitabilmente hanno un impatto sulle comunità di ogni paese in cui egli è stato. Questo è rintracciabile nell’ampia serie Sogni d’Acqua, realizzata sul lunghissimo fiume Mekong, o Lancang, come lo chiamano in Asia: nelle terre – Cambogia, Birmania, Thailandia, Indonesia, Vietnam – da questo attraversate e da anni interessate a una sorta di “guerra dell’acqua” in cui a perdere sono sempre i meno forti e potenti.
L’approccio con il tema – il fiume, l’articolato ecosistema che vi cresce intorno, la vita sulle sponde, le risaie, la pesca, la quotidianità degli abitanti – è caratterizzato da un’intima connessione con la Natura ma anche, appunto, da una vis etica e di denuncia.
L’acqua, elemento naturale e dalla simbologia archetipica e articolata, è un bene prezioso e diritto di tutti.
Anche l’UNESCO si è interessato e si interessa della questione: nel 2000 ha istituito il Programma Mondiale di Valutazione dell’Acqua (WWAP) in risposta a un appello della Commissione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile (CSD) per la produzione di un piano periodico, su scala del sistema delle Nazioni Unite, sullo stato (quantità e qualità), uso e gestione delle risorse di acqua dolce. L’acqua è elemento vitale ed è limitata: copre il 70% della superficie, ma solo il 2,5% di questa è dolce, se poi escludiamo i ghiacciai ai poli ne resta meno dell’1%; per questo è una risorsa da rispettare, preservare e difendere; la sopravvivenza di comunità e territori dipende moltissimo dall’equilibrio tra la sua presenza, la sua eccedenza e la sua assenza: se questo equilibrio è violato dall'azione umana, ciò si ripercuote sull'esistenza di persone e luoghi.
Per questo l'acqua può diventare pretesto per lotte e sovvertimenti dello status quo. Se una nazione o un paese crea una diga a proprio vantaggio, o impone nuovi percorsi ai fiumi, ad esempio, qualcuno ne gioverà ma qualcun altro potrebbe pagarne prezzi altissimi se questo agire fosse indifferente verso le necessità altrui o se indirizzato proprio al detrimento di altre popolazioni. Ecco che l'acqua diventa quindi anche grimaldello del Potere e assume valore politico.
Dunque le foto dell'area del Mekong di Joseph de Felici non sono reportage turistico affascinato o, peggio, predatorio, né cartoline di viaggio: pur attraverso la bellezza straripante della Natura e delle comunità native, queste sue foto, realizzate dimorando a lungo in quei luoghi, tra quelle comunità, parlano proprio di questo e uniscono mirabilmente etica ed estetica”.