Jorge Peris – L’Innominabile confuso alla Porta dei Leoni

Informazioni Evento

Luogo
MAGAZZINO
Via Dei Prefetti 17, Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
07/04/2022

ore 18

Artisti
Jorge Peris
Generi
arte contemporanea, personale
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L’innominabile, confuso alla Porta dei Leoni riprende la tradizione, ben radicata nel lavoro di Peris, dell’accostamento libero di elementi in apparenza lontani tra loro, collocati in un sistema di riferimenti che spazia dalla musica alla mitologia, dalla storia dell’arte alla psicologia e alla filosofia.

Comunicato stampa

Magazzino è lieta di presentare la terza mostra personale di Jorge Peris (1969, Alzira) in galleria dopo Diamante del 2007 e Dolmen, Sinfonia nr.7 del 2015. La mostra è il completamento ideale di una trilogia iniziata nel 2020 con Dark Man a lomos del pájaro de fuego (IVAM di Valencia) e proseguita nel 2021 con Desembarco en el País de Nunca Jamás (Nicodim Gallery, Los Angeles). La mostra inaugurerà al pubblico Giovedì 7 Aprile e resterà visibile fino al 14 Maggio 2022.

L’innominabile, confuso alla Porta dei Leoni riprende la tradizione, ben radicata nel lavoro di Peris, dell’accostamento libero di elementi in apparenza lontani tra loro, collocati in un sistema di riferimenti che spazia dalla musica alla mitologia, dalla storia dell’arte alla psicologia e alla filosofia.

Nel percorso che ha portato a questa mostra, Jorge Peris ha operato per sottrazione: un equilibrio stabile di forme e combinazioni spurie, risultato di una distillazione di elementi e di accorpamenti materiali forzati ma armonici. Da una scoria di oggetti dal passato incerto e storie, ove possibili, diverse, Peris ha saputo restituire un insieme unico, organico, forse ancora acefalo come le leonesse di Micene, ma sicuramente polipo. Una delle caratteristiche chiave del progetto di Peris è l’essere frutto di un assemblage di opposti, simili agli accoppiamenti concettuali propri della filosofia, che portano alla superficie conflitti o dicotomie attraverso le loro tensioni ed equilibri: il vuoto e il pieno, il lieve e il grave, la stasi e il dinamismo.

Lo studio nomade di queste tre mostre gioca, di nuovo, il ruolo di luogo alchemico per il compimento di una non meglio precisata albedo; in opposizione a quello che portò alla mostra del 2015 in galleria, in questo nuovo processo le forme entrano in studio compiute e ne escono esplose, gli oggetti vi entrano distinti ed escono fusi. Nella mostra, lo spettatore ha l’esperienza di un caos del tutto apparente, risultato di un disegno complesso e una completa ricostruzione. Il percorso tra le opere esposte risponde ad una logica di equilibrio, la stessa logica intrinseca ad ogni scultura; alla tensione fortemente individuale ed esplosiva della singola opera si contrappone, nell’insieme, un addomesticamento dello spazio alle regole, tanto certe quanto arbitrarie, di una geometria dell’irrazionale.