Istante Gesto Vibrazione

Informazioni Evento

Luogo
GATTAFAME ART GALLERY
Via Roma, 90 20881 , Bernareggio , Italia
Date
Dal al

DA MARTEDÌ A SABATO 10:00-12:30 | 15:00-19:00
(DOMENICA E LUNEDÌ - O IN ALTRI ORARI - SU APPUNTAMENTO)

Vernissage
10/02/2017

ore 19

Artisti
Francesco Arecco, Kaori Miyayama, Pierpaolo Curti
Curatori
M. Chiara Cardini
Generi
arte contemporanea, collettiva
Loading…

L’estetica del vuoto è il tema attorno a cui ruotano le opere della giapponese Kaori Miyayama, del lodigiano Pierpaolo Curti e del piemontese Francesco Arecco. Vuoto che non ha a che vedere con il concetto di “nulla”, anzi.

Comunicato stampa

Mariapia Cassago e Sandro Mandelli vi attendono all'inaugurazione della mostra il giorno venerdì 10 Febbraio alle ore 19.00 presso la sede della Galleria in via Roma 90 a Bernareggio (MB).

L'estetica del vuoto è il tema attorno a cui ruotano le opere della giapponese Kaori Miyayama, del lodigiano Pierpaolo Curti e del piemontese Francesco Arecco. Vuoto che non ha a che vedere con il concetto di "nulla", anzi.
Nella ricerca artistica di Miyayama lo spazio vuoto nelle sue installazioni di fili e tessuti, è anche dimensione temporale, istante. Un luogo fisico, forse risultato di uno svuotamento avvenuto in precedenza, o premessa di un riempimento che verrà.
Data l'assenza della figura umana, i quadri di Curti appaiono come paesaggi e architetture vuoti, quasi metafisici. In realtà ci si accorge che quell'elemento assente siamo noi che, come in una soggettiva cinematografica, guardiamo al di qua della tela. L'artista richiede la nostra (sua) presenza e ci sprona a trovare la forza di mutare l'osservazione in azione.
Far agire il vuoto è la prerogativa delle opere di Arecco, in gran parte realizzate con legni di liuteria. Lo spazio interno delle sue opere - sgombro - è tale per poter accogliere altro da sé, che lo faccia vibrare, rendendolo così evidente.
Lo spazio vuoto del conoscibile è per questi artisti un permanente polo d'attrazione, che va goduto così com'è, senza colmarlo subito. L'atto stesso di fare arte (come azione resiliente) e la "pratica del vuoto" sono motivo di arricchimento personale e di un più profondo rapporto con la natura, le cose, le persone.