Il Seicento dopo Caravaggio: il Realismo

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO PISANI
Via Garibaldi, 1, 36045 , Lonigo, Italia
Date
Dal al

La mostra sarà aperta il venerdì dalle 15.30 alle 19.30; il sabato, la domenica e i festivi (Pasqua solo pomeriggio fino alle 20.00) dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30

Vernissage
18/03/2016

no. apertura ore 10

Biglietti

Ingresso 7 euro – ingresso gratuito under 14.

Curatori
Matteo Vanzan, Francesco Boni
Generi
arte antica
Loading…

La mostra vuole analizzare il percorso di una pittura che, grazie all’esperienza caravaggesca, acquisisce nuovi elementi espressivi.

Comunicato stampa

La grande pittura del Seicento protagonista a Palazzo Pisani di Lonigo dal 18 marzo 2016.

In occasione della 530° Fiera di Lonigo, MV Eventi e Radio Vicenza, con il patrocinio della Città di Lonigo – Assessorato alla Cultura, presentano la mostra “Il Seicento dopo Caravaggio: il Realismo”, percorso di oltre 20 opere tutte olio su tavola e tela provenienti da collezioni italiane ed estere, su alcuni dei maggiori maestri - tra cui il Vasari, il Guercino, lo Stanzione e il Battistello - che fecero dell'impronta inconfondibile del Merisi il proprio linguaggio pittorico.
La mostra, che sarà aperta al pubblico dal 18 marzo al 5 giugno 2016, sarà curata da Francesco Boni e da Matteo Vanzan, con l'obiettivo di analizzare il percorso di una pittura che, grazie all'esperienza caravaggesca, acquisisce nuovi elementi espressivi. Le luci, il cromatismo, la materia, gli impasti saranno analizzati attraverso un ricco percorso didattico capace di comunicare allo spettatore il fermento artistico vissuto in Italia e all'estero in quegli anni cruciali.
Dipinti che portano con loro gli esiti del Rinascimento maturo e sono al tempo stesso densi della materia intellettuale che Giuliano Briganti insegnò a non più chiamare manierismo ma maniera.

Gli artisti in mostra – per citarne alcuni Il Guercino, Giorgio Vasari, il Battistello, Massimo Stanzione, Francesco Vanni, Theoodor Rombouts, Mattia Preti, il Barocci, Francesco Solimena, Gerolamo Muziano, Giovanbattista Moroni, Sebastiano Ricci, Filippo Lauri, Adrien Manglard, Giacinto Brandi – rappresentano un momento straordinario che ci fa capire quanto avverrà nella storia della pittura italiana dalla fine del ’500 fino all”800, come spiega lo stesso Flavio Caroli con queste parole: “fra il braccio realistico che nasce con Annibale e Caravaggio e quello formalistico di lontano conio rinascimentale, l’arte italiana crea, nel magico passaggio tra il Cinquecento e Seicento, un’accezione espressiva che sarà prevalente fino a tutto l’Ottocento: una lingua sofisticamente atteggiata e avvocatizia che non cede nulla alla retorica e cerca anzi, stringatamente, di nutrirsi di cose e sentimenti”.

“Per Caravaggio, spregiudicato, al di là di qualsiasi regola, non esistono maestri se non la natura ed il vero” afferma il curatore Francesco Boni “Nell’identificazione della luce con la materia nella medesima pennellata, la nobiltà del soggetto non conta più nulla; ciò che ha veramente peso è il rapporto diretto con la realtà che vive in chiave Shakespiriana, in un progressivo cammino verso la tragedia. Un’occasione per vivere delicati accordi cromatici della pittura del Seicento, il luminismo caravaggesco partendo proprio dall’analisi critica delle sue opere più importanti”.

“Abbiamo lavorato oltre un anno per ricercare gli artisti e le opere da presentare in questa esposizione” le parole del curatore ed organizzatore Matteo Vanzan “che sarà suddivisa in quattro sezioni: 'Anticipazioni caravaggesche', 'il Caravaggio', 'Le conseguenze' e 'Il nuovo secolo', dove sarà possibile ammirare la straordinaria Maddalena di Massimo Stanzione, nella quale trova spazio l'interpretazione aulica del verismo di Merisi contaminata dal quel processo di ritorno al classico auspicato da Guido Reni, il Ritorno della Sacra Famiglia all'Egitto del Vanni con le sue forme aggraziate, i cangiantismi e i trapassi luministici, oltre al San Gerolamo penitente del Vasari e alla straordinaria opera de Il Guercino 'Madonna con bambino', opera principale della mostra assieme al San Giacomo del Battistello”.

Fu Giorgione che, come Leonardo, sentì l'esigenza di superare la maniera secca quattrocentesca e affrontare da principio il problema dell'imitazione della natura.
Nasce in pittura la necessità in pittura di eliminare le regole prospettiche che avevano governato l'inizio dell'Umanesimo e del primo Rinascimento: con Leonardo e Giorgione l'artista si concentra sulle possibilità mimetiche del dipingere; nasce l'interesse dell'imitazione dei fenomeni naturali e in particolare per la resa della fusione atmosferica delle forme. Giorgione abbandona l'applicazione delle regole tradizionali, “usando” secondo le parole del Vasari “nondimeno di cacciarsi avanti le cose vive e naturali e contraffarle”; ancora una volta la storia ci dimostra che nel momento in cui un movimento culturale trova la sua piena realizzazione, già nei suoi autori più significativi vivono i germi di quello che sarà il decadimento dell'idea principale. Essendo capaci però di indicare la nuova strada che la creatività proporrà di seguire.
Nella storia del realismo c'è un artista che sconvolge la pittura nella realtà europea. Non dimentichiamo che nel 1585 Caravaggio è un giovanissimo che a Milano studia i pittori lombardi mentre Annibale Carracci realizza la famosa macelleria oggi conservata a Oxford, dipinto che stravolse tutte le teorie sul sorgere della nuova pittura borghese nel nord Europa.
Con Caravaggio si realizza una scossa profonda in tutto l’ambiente dell’arte, sia quello romano dove il suo impatto è devastante, sia nel resto d'Italia: la novità del suo stile viene recepita a Napoli, in Sicilia, in Toscana, nel Settentrione ed ha ben presto diffusione a livello europeo.
La rivoluzione naturalistica costituisce materia di studio per i prosecutori della sua opera in funzione delle tante novità che suggerisce: una pittura che acquisisce nuovi elementi espressivi, l'artista ha il compito di mostrarci la visione della nuova spiritualità impostata sulla connessione e identificazione di divinità e natura. Dello stile di Caravaggio si imitano il più delle volte solo i tratti più evidenti, ossia la manipolazione delle luci e delle ombre e l’impiego di modello dei ceti più umili. Tutti i suoi seguaci in qualche misura ripresero queste caratteristiche.
Ma la sua capacità di penetrazione psicologica e l’autenticità con cui rappresentava l’umanità dei suoi personaggi erano al di là della capacità di comprensione dei suoi seguaci.
La storia del caravaggismo italiano, dunque consiste più in un adattamento dei tratti caratteristici dello stile del maestro che nella riproposta dello spirito della sua arte.