Il filo di Turandot
La MA-EC Gallery presenta la mostra virtuale Il filo di Turandot, visibile solo online sul sito www.ma-ec.it.
Comunicato stampa
L’arte è sempre stata il riflesso del proprio tempo, e spesso lo anticipa.
Quando l’Occidente usufruiva dei benefici del boom economico, la Cina faceva ancora fatica a uscire dalla povertà e dalla chiusura. Man mano con il miglioramento delle condizioni socio-economiche, la situazione iniziava a mutare. Mentre l’America consolidava la potenza delle corporations e il Giappone impressionava il mondo con acquisti da record nell’arte, la Cina affrontava giorno per giorno radicali cambiamenti portati dalla riforma del 1978. Lo sviluppo, l’apertura e il progresso sono elementi fondamentali che segnano quegli anni.
Negli anni 90 la Cina fa il primo esordio nell’ambiente artistico internazionale. In occasione della 45esima Biennale di Venezia (1993), arrivano in Italia una decina di artisti cinesi. Rappresenta un evento di assoluta importanza storica, voluto da Achille Bonito Oliva e Italo Furlan.
Da un lato segnava l’ingresso degli artisti cinesi nell’arte contemporanea occidentale; dall’altro le novità che questi artisti riportavano in Cina aprivano un nuovo orizzonte alle generazioni successive.
La Galleria MA-EC è da sempre molto attenta ai fenomeni di contaminazione culturale tra Occidente e Oriente.
Negli ultimi anni si è registrato un flusso costante di giovani artisti cinesi, nati proprio nel periodo di novità in ogni campo e di crescente benessere materiale, venuti poi in Italia per perfezionare la ricerca, dopo aver già ottenuto una formazione nella propria cultura di origine.
L’immergersi nella cultura italiana rende la loro arte inevitabilmente diversa da quella dei loro colleghi operanti esclusivamente in Cina. Nonostante ognuno segua un proprio percorso individuale, nelle loro opere si intravede un filo di lettura invisibile. Le affinità sono generate dall’ambiente comune di prima formazione e dalle osservazioni delle caratteristiche più allettanti della cultura e società italiana nella visione cinese, poi elaborate nella fase della seconda formazione.
Il Filo di Turandot è la mostra che MA-EC Gallery propone al proprio pubblico nel periodo di nuova partenza in maggio 2020, con opere di tre artisti cinesi selezionati dalla galleria. Per il momento la mostra rimane virtuale, la si può visitare online andando sul sito: www.ma-ec.it
Il filo di Turandot si configura come un percorso di lettura, uno spiraglio per esplorare un mondo diverso, manifesta il desiderio di avvicinarsi e di comprendersi reciprocamente.
I tre artisti selezionati per la prima edizione della serie Il Filo di Turandot sono Maomin Chen, Huiming Hu, Shuai Peng.
Nelle loro opere si scorge un continuo dialogo con la cultura di provenienza e una attenzione sensibile verso i grandi interrogativi della nostra epoca. Nella loro ricerca si percepisce la confluenza delle due realtà lontane, quella di origine e quella di elezione.
Sono artisti cinesi della nuova generazione, attivi nell’ambito internazionale dell’arte contemporanea. Indagano sul significato di libertà, solitudine e sulle contraddizioni tra le verità generate da punti di vista diversi, a volte opposti. Le loro creazioni sono impregnate di questa dualità culturale e nascono da una profonda riflessione su un ideale flusso continuo tra passato e futuro, tra Oriente e Occidente.
Maomin Chen, classe 1990, è nato a Hunan, in Cina. Nel 2012 si è laureato in Scultura / Arte pubblica presso la China Academy of Art. Attualmente vive e lavora a Milano, dove si sta specializzando presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Tra le mostre citiamo Spyglass, Percezioni contemporanee presso MA-EC Gallery, Milano, 2017, Ri-Levante, HOAA, a cura di Laurentiu Craioveanu, Milano, 2019. Nel 2018 con MA-EC Gallery espone alla MIA Photo Fair a Milano. Ha ottenuto due importanti riconoscimenti, “Chong Li” (Ispirarsi alla bellezza) Prize of China Academy of Art e Special winner of Lin Feng Mian Prize of China Academy of Art.
Huiming Hu, classe 1990, è nata a Jingdezhen, in Cina ed attualmente vive e lavora in Toscana.
Il principio fondamentale nelle sue opere è la dicotomia tra realtà e inganno - nulla dà l'impressione di essere reale più della varietà di oggetti di uso quotidiano, come libri, specchi o quadri, ma le cose non sono come appaiono.
Ha partecipato a MIA Photo Fair 2018 ed è stata selezionata
tra le migliori 15 fotografe nella A Curator’s Guide di BNL.
Tra le sue mostre personali, Budapest Art Factory, Budapest, Hungary, 01/08/2017-31/08/2017, Javier Roman Gallery, Malaga, Spain, 15/09/2017-08/10/2017, HUISTHIS?, Milano 2018 a cura di Michela Ongaretti.
Ha al suo attivo numerosi progetti artistici e residenze in diverse città europee. Nel 2018 e nel 2019 partecipa a WOPART, fiera internazionale di opere su carta che si svolge a Lugano. Rappresentata dalla Galleria MA-EC di Milano, ha proposto in tale sede in ottobre 2018 la mostra personale HUISTHIS? .
Nel gennaio 2019 è stata invitata dall’Istituto Italiano di Cultura di Il Cairo per una residenza d’artista. A maggio 2019 è stata selezionata dalla Galleria MA-EC per la mostra Pei’s world. A brief history of a Chinese Gallery in Italy, a cura di Luca Beatrice, svoltasi all’Arsenale di Venezia durante la Biennale.
Shuai Peng (Cina, Xiangtan, 1995) è un artista multidisciplinare. Nel 2004 si traferisce a Reggio Emilia e si dedica al disegno e alla pittura presso l’Atelier di Caterina Coluccio. Dal 2016 vive e lavora a Milano e si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha al suo attivo numerose partecipazioni a mostre collettive. Tra le sue mostre personali ricordiamo La realtà superficiale, Fondazione Paolina Brugnatelli, Milano, aprile 2018, Le arti della Cina, a cura di Giacomo Agosti, Fondazione Italia Cina, Milano, dicembre 2018, INTRO, a cura di Laurentiu Craioveanu presso MA-EC Gallery, Milano, gennaio 2020.
Si è classificato al primo posto al GAEM Prize, CNA Project, Ravenna e al Paolina Brugnatelli Visual Arts Prize.