Hic et Nunc. Tempo presente

Informazioni Evento

Luogo
FONDAMENTA GALLERY
Via Arnaldo Fraccaroli 9 - angolo Via Guglielmo Stefani 00157 , Roma, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì ore 14.00 - 18.30, preferibile per appuntamento

Vernissage
06/05/2019

ore 19

Curatori
Raffaella Salato
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Mostra collettiva dal titolo “Hic et Nunc. Tempo presente”, che vede quattro grandi artisti attivi sulla scena internazionale.

Comunicato stampa

Inaugura il 6 maggio prossimo, presso Fondamenta Gallery a Roma (spazio della Capitale assolutamente “contemporaneo”: una location dal fascino underground, informale e dinamica), la mostra collettiva dal titolo “Hic et Nunc. Tempo presente”, che vede quattro grandi artisti attivi sulla scena internazionale – Marco Angelini, Luca Coser, Maurizio Pierfranceschi e Vincenzo Scolamiero – dialogare per la prima volta fra loro su un progetto della curatrice Raffaella Salato, che intende indagare il rapporto tra Arte e Tempo partendo dal momento presente, l’hic et nunc di oraziana memoria.
Il tempo è e rimarrà sempre la dimensione più autenticamente umana, che ci differenzia da altre specie animali. Esso è come un magico manto invisibile, che indossiamo fin dalla nascita e del quale non potremo mai spogliarci, se non alla conclusione dei nostri giorni. Con il concetto di tempo si misurano di continuo ed inevitabilmente gli artisti, i quali da un lato tendono tutti, in maniera più o meno consapevole, all’assoluto, dall’altro si qualificano a buon diritto, per natura ed attitudine, come interpreti privilegiati della propria epoca.
Oggetto del dialogo che vede protagonisti allo spazio Fondamenta Angelini, Coser, Pierfranceschi e Scolamiero è l’oggi, il “qui ed ora”, l’”hic et nunc” di matrice latina: in Orazio questa locuzione indica, infatti, non tanto e non solo un concetto quanto piuttosto una vera e propria poetica. Essa è caratterizzata da un elemento spaziale, denominato angulus e riconducibile all’hic, ovvero alla dimensione spaziale dell’immediatezza del presente: uno spazio dove il poeta può trovare riparo dalle fatiche e dagli affanni del presente, un luogo dove può realizzarsi una chiusura protettiva, in grado di confortarlo; e da un elemento temporale, denominato nunc, che indica una chiusura protettiva del tempo (in un tempo proprio, interiore) e dal tempo (dal tempo comunemente inteso, che scorre nella sua inesorabilità e che non torna più) e che può essere ricollegato all’altro famoso concetto oraziano del carpe diem: in qualche modo, anche in questo caso, si tratta di valorizzare al meglio l’istante, nella consapevolezza che è il presente l’unica dimensione in cui si vive veramente.
Marco Angelini è da sempre ossessionato dal fluire del tempo, che egli vive tuttavia senza ansie, come un costante divenire, una trasformazione incessante da ciò che era a ciò che sarà, passando per l’attuale, il presente. La ricerca di Angelini è infatti assimilabile ad un viaggio, che porta con sé tracce di passato (le memorie a lui tanto care) in attesa del futuro, la méta. La forma astratta interpreta perfettamente la poetica dell’artista: fluida e mutevole per sua natura, coglie e restituisce sulla tela il senso del mutamento, suggerendo l’esistenza di multiple realtà, oppure scomponendo una stessa realtà in innumerevoli percezioni, a seconda dell’occhio di chi guarda.
Anche Luca Coser lavora sul recupero della memoria, che è al tempo stesso quella personale e quella collettiva. Ne scaturisce un’arte che il critico d’arte Carlo Sala ha definito “liquida, in costante movimento”, perché attingendo ad un variegato crogiuolo di fonti di varia natura (il cinema, la letteratura, le esperienze personali) dà vita ad una narrazione che non è mai data e compiuta una volta per tutte, ma al contrario sottende sempre qualcosa di non detto, di non mostrato, qualcosa (o qualcuno) di cui nel presente cogliamo un’idea, una sembianza, ma senza mai poter realmente ambire alla verità. Ecco dunque l’uso del colore bianco, che cancella l’immagine svincolandola in questo modo dal suo contesto; ed ecco anche l’apparire ed il sovrapporsi di linee nette e definite, ad imprigionare lo spazio, che rompono la narrazione perturbandola con la loro invadenza, in quella che è un’implicita denuncia della società attuale.
Le forme che caratterizzano le opere di Maurizio Pierfranceschi sono state definite dal pittore e scrittore Ruggero Savinio “presenti, non metaforiche”. Si tratta di un’arte concreta e tangibile, dirompente nel continuo intersecarsi di elementi paesaggistici, figure umane e profili architettonici, destinate a sovrapporsi l’un con l’altro in una resa quasi plastica, tridimensionale, che tradisce l’altra anima – quella di scultore, notevole – dell’artista. Mentre nel tempo cambiano le tecniche ed i supporti utilizzati, i temi sono sempre i medesimi, ricorrenti: Pierfranceschi infatti racconta nelle sue opere la realtà quotidiana, che è fatta di natura, struttura ed interiorità, e lo fa prediligendo quell’hic, quell’angulus oraziano sopra citato (lo studio dell’artista), dove la sua creatività può compiutamente esplicarsi, delineando una dimensione acronica in perenne metamorfosi.
Più lirico rispetto agli altri “compagni di viaggio” è Vincenzo Scolamiero, i cui riferimenti espressivi sono – per sua stessa ammissione – maggiormente legati alla poesia e alla musica che alle arti visive. La pittura di Scolamiero è una pittura fortemente evocativa, che sfugge le maglie del tempo (siano esse quelle malinconiche del ritorno ad un passato ormai perduto, o quelle cariche di inquietudine dovute ad un futuro incerto) per tendere ad una dimensione metafisica, ad un’arte universale protesa verso l’infinito. Il leit-motiv delle tele di Scolamiero è quel soffio leggero che il critico Gabriele Simongini ha definito “respiro interiore”, gravido di significati simbolici, tra cui quello di ispirazione leopardiana dello scorrere inesorabile del tempo.
In sintesi i quattro artisti, ciascuno secondo la propria poetica, attraverso lavori di vari cicli e diverse dimensioni, interpretano – come scrive la curatrice Raffaella Salato – «una realtà fluida, liquida, spesso inafferrabile nella sua vera essenza, muovendosi sapientemente, con una certa dose di ironico disincanto, sul crinale tra il figurativo e l’astratto, e regalandoci così una forma di comunicazione “altra”, dove il tempo sedimentato dell’arte si contrappone all’accelerazione contemporanea e al dinamismo effimero del linguaggio elettronico.».
La mostra, che sarà visitabile dal 6 al 20 maggio inclusi, ha come media-partner la prestigiosa rivista Inside Art ed è realizzata in collaborazione con l’agenzia Simply One Solution di Armando Cinquegrana.

BIOGRAFIE

Marco Angelini, nato a Roma nel 1971, vive e lavora tra Roma e Varsavia. Studia il fenomeno metropolitano e il porsi di fronte a processi di trasformazione costante. L’interpretazione sociologica costituisce il suo retroterra culturale e formativo di riferimento. Le città sono lo scenario in cui le pulsioni inconsce sopravvivono interagendo con le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, per questo esse diventano il nucleo e l’habitat ideale di tutti i paradossi e le contraddizioni umane. Marco Angelini fa della superficie pittorica il luogo d’incontro di forme e materie, segni e significati. Una ricerca espressiva dominata, infatti, dalla materia e dai materiali più disparati, per lo più di riciclo: ferro, alluminio, carta, cellophane, polistirolo, chiodi, viti, nastri di registrazione, pellicole fotografiche, e altro ancora. Marco Angelini – lontano da critiche o posizioni ideologicizzate – crede con forza che l’arte abbia da svolgere un decisivo ruolo sociale: quello di ridonare visibilità alle cose, generare attenzione e creare così nuove possibilità di condivisione, comunicazione e interrogazione. Le opere di Marco Angelini sono state acquisite da diversi collezionisti ed una di esse fa parte della prestigiosa collezione privata della Fondazione Roma (Palazzo Sciarra). Ha realizzato, dal 2006 ad oggi, varie mostre personali in Europa (Roma, Milano, Varsavia, Cracovia, Londra, Bratislava) e partecipato a collettive presso spazi pubblici e gallerie private a New York, Washington DC, Tel Aviv, Varsavia, Zamość, Stettino, Monaco di Baviera, Essen, Londra, Bruxelles, Roma. Tra le sue mostre segnaliamo la partecipazione nel 2011 alla 54° Biennale di Venezia (Padiglione Italia nel mondo) grazie al supporto dell’Istituto Italiano di cultura di Varsavia, la mostra personale a Roma nel 2015 presso il Museo Carlo Bilotti, la partecipazione a Stettino nel 2016 al festival di arte contemporanea 11. MFSW inSPIRACJE / Oksydan, mostra dell’installazione Solchi Urbani al Museion di Bolzano nel 2017 (Passage di Museion) e la personale al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza di Roma nel marzo del 2018. E' rappresentato ad Abu Dhabi da Novus Art Gallery.

Luca Coser è nato a Trento nel 1965. Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti a Venezia, con Emilio Vedova, e a Firenze dove si è diplomato. Tiene la sua prima esposizione collettiva significativa nel 1985, a cura di Danilo Eccher, e la sua prima esposizione personale nel 1989 negli spazi della galleria Ponte Pietra di Verona, a cura di Luigi Meneghelli. Da allora ha esposto in numerose gallerie pubbliche e private in Italia e all'estero, presentato da autorevoli curatori e direttori museali. Il suo lavoro è oggi rappresentato da Gilda Contemporary Art, Milano – Kips Gallery, New York. Per Coser, che sembra percepire la realtà della finzione artistica come linea guida, l’opera d’arte si giustifica come una sorta di pittura d’interni, lì dove l’architettura è data proprio dai prodotti dell’arte, siano essi letteratura, pittura, cinema… Arte per l’arte, arte sull’arte, con lo spirito con cui potrebbero operare un ritrattista o un paesaggista davanti ai loro modelli. L’unica possibilità dell’arte sembra essere per Coser quella di rivolgersi a se stessa, dentro se stessa, verso orizzonti propri ed esclusivi. Così, si potrebbe facilmente sbagliare considerando la “figura dipinta” l’elemento principale dell’opera dell’artista. Quello che invece sembra veramente interessarlo è la possibilità di sovrapporsi con una propria traccia alla traccia della storia in una sorta di prospettiva rovesciata, mescolando le carte, destabilizzando le percezioni, mostrandoci in primo piano ciò che in realtà è stato concepito come sfondo. Attualmente vive a Trento e Milano, città quest'ultima dove è docente di ruolo di Disegno (per l'arte contemporanea) all'Accademia di Belle Arti di Brera. E' inoltre docente a contratto presso la Trentino Art Academy per la materia di Elementi di morfologia e dinamiche della forma.

Maurizio Pierfranceschi nasce a Roma, dove vive e lavora. La sua prima personale si tiene nel 1985 alla Galleria Il Ferro di cavallo di Roma presentato da L. Trucchi, cui seguiranno, negli anni Ottanta e Novanta, numerose partecipazioni anche a esposizioni collettive a Roma, Mosca e Leningrado, Milano.
Nel 1992 è uno dei dieci artisti italiani selezionati per la mostra Giappone Italia Giovani Generazioni, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nel 1993 è presente all’esposizione The Return of the Cadavre Exquis, al Drawing Center di New York e nel 1996 partecipa alla XII Quadriennale d’Arte di Roma ed alla mostra Pitture, a cura di M. Goldin, Galleria delle Arti, Bologna, Casa dei Carraresi, Treviso. Nel 1999 tiene una mostra personale alla Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Ciampino presentato da M. Calvesi e nel 2000 prepara la seconda mostra personale presso la Galleria Il Segno di Roma. E’ del 2005, presentata da E. Bilardello la nuova mostra personale alla Galleria Il Segno di Roma. Nel 2008 insieme a L. Barbarini, O. Casalini, C. Givani, V. Scolamiero ed A. Zelli organizza una serie di esposizioni, Sotto e sopra alla Rampa Prenestina a Roma e poi nel Palazzo Mochi-Zamperoli di Cagli. Dello stesso anno Antico e Novissimo (catalogo con testi di V. Emiliani, M. Scolaro e F. Bottari); Amici pittori (Galleria Ceribelli di Bergamo con la cura di R. Savinio) e Pittura d’Italia (curata da M. Goldin al Castel Sismondo di Rimini). Nel 2010 organizza con C. Givani, V. Scolamiero ed A. Zelli, la mostra Quattro passi presso la Temple Gallery di Roma e, tra gli eventi collaterali della 12. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, partecipa al progetto E-picentro. Nel 2012 inaugura insieme a V. Scolamiero la Galleria Porta Latina di Roma con la mostra Senza specie. Nel 2013 tiene la mostra personale Cartoni animali presso la Galleria Alda Costa del Comune di Copparo (FE) a cura di E. Bertelli e F. Cafagna. Nel 2014 inaugura insieme a K. Corak la mostra Umbratilis alla Temple Gallery di Roma e presso Palazzo Fava di Bologna partecipa alla mostra Attorno a Vermeer invitato da M. Goldin. Nel 2015 presenta la personale In terre limose presso la Galleria Porta Latina di Roma. Nel 2017 inaugura una grande mostra personale presso il Museo Bilotti Aranciera di Villa Borghese di Roma con oltre 50 opere di pittura e scultura curata da F. Cafagna. Nel 2018 è invitato ad una grande mostra di arte italiana in Cina Italian contemporary art of cross-cultural vision nelle città di Fenghuang, Pechino e Shangai, poi alla mostra collettiva Ad oriente a cura di A. Restieri presso la Galleria Fabulaproject di Ferrara.

Vincenzo Scolamiero è docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. Inizia la sua attività artistica con la mostra personale presentata da Antonio Mercadante presso la Galleria Ferro di Cavallo a Roma, nel 1987. Numerose da allora sono le mostre personali e le rassegne espositive di carattere nazionale e internazionale, alle quali ha partecipato: dalla Quadriennale Romana, alla Biennale di Venezia, dalla Biennale d’Arte Sacra curata da Maurizio Calvesi, alla rassegna The return of the cadavre exquis del Drawing Center di New York, alla mostra Italia_Giappone-venti artisti a confronto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, curata da Augusta Monferini. Viene più volte invitato al Premio Michetti dove vince il primo premio nell’estate del 2014, e ancora espone al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al Chiostro del Bramante sempre di Roma. Viene invitato da Marco Goldin ad esporre in diverse sedi museali: dalla Casa dei Carraresi di Treviso e Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto, a Palazzo Fava di Bologna, e Castel Sismondo di Rimini. Espone sue opere presso l’Art Museum di Phoenix e The China Millenium – Monument, China Word Art Museum, in Cina. Sue mostre personali sono state ospitate in rilevanti spazi pubblici oltre che privati, come la mostra La piuma e la pietra nella Galleria Nazionale d’Arte Contemporanea della Repubblica di San Marino, nelle sale della Banca Nazionale del Lavoro-Sede Centrale di Roma presso la Galleria d’Arte Comunale d’AC di Ciampino, e nella Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea di Gaeta. Le sue opere sono state esposte in rassegne a New York, Seul e Busan in Korea, Pechino e Feng Huang in Cina. Attualmente è rappresentato a Roma dalle gallerie Porta Latina, Edieuropa-Qui Arte Contemporanea, e Galleria Lombardi, a Ferrara dalla galleria Fabula Project e all’estero dalla galleria Kips Gallery di New York e Seul.