Gregorio Botta – È materia delicata
La mostra a Torino si inaugura poco dopo la personale alla Galleria Nazionale di Roma (4 febbraio-18 maggio) intitolata con un verso dell’amata Emily Dickinson, “Just measuring unconsciousness” che, malgrado la forzata interruzione causata dal virus, è stata visitatissima. La mostra di Torino evoca le stesse atmosfere.
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Informazioni
- Luogo: PEOLA SIMONDI
- Indirizzo: Via Della Rocca 29 - Torino - Piemonte
- Quando: dal 22/09/2020 - al 14/11/2020
- Vernissage: 22/09/2020 ore 14
- Autori: Gregorio Botta
- Generi: arte contemporanea, personale
- Orari: inaugurazione 22, 23, 24 settembre 2020 14:00 - 21:00 martedì - sabato | 15:00 - 19:00 MATTINO SU APPUNTAMENTO
Comunicato stampa
È materia delicata: un bellissimo modo di dire, per indicare un argomento o un problema da trattare con attenzione, cautela, consapevolezza. E forse nessuna definizione aderisce meglio all’arte: materia delicata per eccellenza che va avvicinata senza fretta e senza superficialità, con amore e con cura, e persino con circospezione perché può, e qualche volta deve, essere pericolosa. Ma nel caso di Gregorio Botta la definizione è forse ancora più precisa: perché è un artista che, in un’epoca di cultura sempre più smaterializzata e digitale, ci richiama alla fisicità, all’importanza del corpo (nostro e di ogni cosa)
Ecco l’acqua, che scorre su una lastra di piombo segnata da quattro ferite-sorgenti. Ecco l’alabastro, il più luminoso e diafano dei marmi, che sembra racchiudere un mistero al suo interno: come se un respiro lo avesse scavato per depositarvi qualcosa, una foglia d’oro ad esempio. Ci sono poi le carte giapponesi e la cera dei Noli me tangere, dove foglie e fiori vengono composti insieme a tracce di sangue, come accade nella cella affrescata dall’Angelico nel convento di San Marco a Firenze: un’opera che sembra accogliere il dolore nella bellezza della natura. Ma quel che conta di più, al di là dei singoli lavori, è il luogo che l’artista cerca di creare: uno spazio estetico che invita al silenzio e alla contemplazione.
Come dice la scultura che accoglie il visitatore all’ingresso: una campana tibetana sospesa nel vuoto. Non può suonare, ma il suo silenzio è più forte di qualsiasi rintocco.
Con la collaborazione della Galleria Studio G7 Bologna.

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