Greenwall

Informazioni Evento

Luogo
NOA - NUOVA OFFICINA DELLE ARTI
Largo Giorgio Maccagno, 28 00136, Roma, Italia
Date
Dal al

Lun - 15:00-19:30
Mar-Ven - 10:30-19:30
Sab - 10:30-13:30, al pomeriggio solo su appuntamento

Vernissage
27/01/2022

ore 18

Generi
collettiva, urban art
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MOSTRA D’ARTE COLLETTIVA.

Comunicato stampa

Gli artisti:
Beetroot, Crisa, Diavù, Marco Réa, Project Qwerty, Skan

“Avere la terra e non rovinarla è la più bella forma d’arte che possiamo desiderare”
Andy Warhol

ROMA, 20 GENNAIO 2022
NOA-Nuova Officina delle Arti dedica GREENWALL la prima esposizione del 2022 ad una riflessione sulle tematiche relative alla sostenibilità attraverso il linguaggio della street art.
“Sviluppo che soddisfa i bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.”, questa la definizione data del termine sostenibilità alla prima Conferenza ONU su ambiente e sviluppo del 1992.

Se l’arte è veicolo fondamentale per la diffusione della conoscenza, strumento espressivo potente, diventa a pieno titolo elemento imprescindibile per la diffusione della cultura della sostenibilità, soprattutto se a parlare sono quegli artisti che hanno scelto i muri delle città per esprimere la loro poetica e arrivare così a chiunque.
Dai muri delle strade alle pareti di una galleria: l’arte urbana, immediata, diretta, prorompente e democratica, si sposta nello spazio espositivo di NOA, in un dialogo serrato e avvincente fra Beetroot, Crisa, Diavù, Marco Réa, Project Qwerty e Skan.

Beetroot incide con la forza del suo trapano figurazioni formalmente perfette, citazioni di opere dell’arte del passato, ma subito ci spiazza inserendo all’interno delle sue opere i simboli della sciagura ambientale.

Crisa, con la sua poetica in bilico tra astrazione e figurazione, si sofferma sul degrado urbano, l’ambiente, l’inquinamento, il rapporto tra l’uomo e la natura, spesso raffigurata attraverso rami secchi che si avviluppano a formare quasi un filo spinato.

Diavú ha inventato la piccola Aria, “perché qualcuno doveva pur disegnarmi”. La bambina, che inizialmente dorme ignara dei rischi che sta correndo il nostro pianeta, ora insieme ad Acqua e Fuoco cerca di fermare il tempo per bloccare un disastro ambientale ormai in atto.

L’omino stilizzato di Qwerty, con la sua testona e le gambe magrissime sui tacchi a spillo, ci mette in guardia dall’imminente pericolo di mangiarci l’un l’altro, eppure continua a offrirci un fiore, perché, nonostante tutto, l’importante è “think poetic”.

Gli sgretolamenti di Skan ci sbattono in faccia i frantumi della natura, dell’uomo, dei rapporti umani, con una forza espressiva resa ancora più efficace grazie a una tecnica formale ineccepibile.

Con i suoi inconfondibili grovigli Marco Rèa intreccia figure femminili a labirinti di foreste, ninfe dei boschi, metafore di universi interiori da esplorare e proteggere. Come non pensare anche all’essenziale partecipazione delle donne per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile e alla necessità di prevenire la deforestazione sottolineate dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992?
Sono passati 30 anni. C’è ancora tutto da fare.