Giulio Paolini / Anish Kapoor
Le opere di Kapoor saranno messe in dialogo con il percorso già strutturato da Paolini a partire dallo scorso novembre.
Comunicato stampa
Quest’anno la mia galleria compie 50 anni di avventure e i festeggiamenti cominciano con questa mostra.
Che cos’ha di speciale, oltre ad affiancare due straordinari artisti che la cui fama li precede?
Una combinazione più minimalista che romantica, decisamente più minimalista che figurativa.
Il tempo passa e l’acqua scende rapidamente lungo i fiumi della nostra vita.
Paolini è nato nel 1940, Kapoor nel 1954. Tra queste due generazioni, il mondo è cambiato, in maniera meravigliosa oppure orribile, a seconda dei punti di vista.
Il fatto è che le loro reciproche interpretazioni, così apparentemente distanti tra loro, sono entrambe credibili, possibili, autentiche, ciascuna nella sua evidenza; dalla bomba atomica all’avvento di Google, il bianco e il nero si assomigliano, hanno un valore univoco, un’identità forte, entrambi non-colori (la somma di tutti i colori / nessun colore).
Paolini guarda il muro bianco che gli sta di fronte e attende l’incontro con l’opera, mille volte annunciata, per ritrovare se stesso. Kapoor ci racconta, con le sue nuove superfici estreme: tous les matins du monde.
Giulio Paolini e Anish Kapoor vi attendono dunque giovedì 16 febbraio dalle 16 alle 21 in Galleria con una mostra particolare. Le opere di Kapoor saranno messe in dialogo con il percorso già strutturato da Paolini a partire dallo scorso novembre.
Due grandi artisti che hanno cambiato la nostra percezione dell’arte: Giulio Paolini, con opere al limite del visibile, punteggia lo spazio del white box che lui ha contribuito forse più di ogni altro ad ornare col pensiero dal 1976 ad oggi. Anish Kapoor, che ci ha offerto la sua prima mostra nel 1996, oggi ci regala la sesta.
Questa esposizione prende corpo da un apparente contrasto. Come le opere di uno sono bianche, non invasive, mentali, quelle dell’altro sono rigorosamente nere, forti, occupano il nostro campo visivo con decisione, esigono la nostra attenzione, e la ottengono. Così in questo apparente contrasto, che in realtà è una somma di visioni, si ricompone questa metafora che alla fine chiamiamo arte.
La metafora è un trasporto di significato. Qui l’incontro di due universi di pensiero da vita a un gioco.
Sì, alla fine ci accorgiamo che tutto il fare, disfare, costruire, accumulare è stato un serio gioco, il gioco della vita, oppure, se preferite, il mestiere di vivere.
Così è (se vi pare).
Massimo Minini