Giulia Madiai – L’acqua lava via le cose
La mostra raccoglie una selezione di scatti dal progetto Tracce Transumanti, un reportage realizzato dalla giovane fotografa in Spagna nel novembre del 2012.
Comunicato stampa
Mercoledì 11 marzo 2015 alle ore 18 ad Arezzo presso Vineria al 10 inaugura L’acqua lava via le cose, personale fotografica di Giulia Madiai. La mostra, curata da Tiziana Tommei, raccoglie una selezione di scatti dal progetto Tracce Transumanti, un reportage realizzato dalla giovane fotografa in Spagna nel novembre del 2012. Le opere esposte sono stampe fotografiche su carta cotone, di formato 45x30 cm, inquadrate con passepartout bianco e cornice nera. Premiato, pluriesposto e pubblicato, ‘Tracce’ viene presentato in questa occasione con un taglio inedito, volto a mettere in luce la valenza autobiografica, personale, emotiva e introspettiva degli scatti di Giulia.
Testo critico
Domenica 4 novembre 2012
«Ho capito che l’acqua è più forte di qualsiasi altra cosa. L’acqua lava via e cose. L’acqua è questa pioggia fredda che bagna ogni angolo del mio corpo. L’acqua lava via ogni pensiero fotografico e porta solo voglia di tornare a casa.»
G. M.
Questa mostra avrebbe potuto intitolarsi semplicemente Giulia.
Io non potevo che aprire il mio testo con una sua citazione, estratta dal diario redatto dalla fotografa nel corso del suo viaggio. Per lo stesso motivo, ho attinto ai suoi appunti per dare un nome a questa carrellata d’immagini proposte. Fotografie in bianco e nero, in cui osserviamo il mondo entro il quale si muove Giulia durante il suo cammino, tra foreste, alture e specchi d’acqua. L’uomo, la natura e gli animali sono presenze costanti, i soggetti ritratti e gli elementi che l’occhio registra scorrendo le opere. Giulia è la regista, che ci permette di vedere attraverso i suoi occhi quello che accade, mostrandoci una realtà particolare e oggi sempre più rara.
Ecco a voi la storia: Giulia nel novembre del 2012 decide di partire per vivere un’esperienza forte ed estrema, «mossa dal desiderio di conoscere e raccontare un’attività antica e oggi quasi scomparsa come quella transumante, dalla passione per il viaggio e per il mondo naturale». Giulia parte con tre degli ultimi pastori nomadi ancora attivi, Juan Manuel, Antonio e Julio. Compie un viaggio lungo più di 420 km dalle montagne alle vallate spagnole. Giulia si accorge presto che l’iter non è fuori, ma dentro di sé.
In quei giorni di cammino, appunta pensieri e ferma in immagini, «visione grigie», quello che la circonda, ciò che osserva, ma soprattutto ella ci mostra il suo sentire, le sue emozioni, i suoi stati d’animo. L'alternarsi di stasi e moto convulso, gli zoom su dettagli e particolari, i fermo immagini su visioni ora dinamiche e claustrofobiche, ora di sospensione in uno spazio infinito. «Sto perdendo la cognizione del tempo. Qui, lontano dalla frenesia moderna, il tempo non scorre normale, nella mia testa si allunga fino a confondersi» G. M. (giovedì 15 novembre 2012). Il tempo diviene un fattore alogico e puro, scardinandosi da ogni schema precostituito, dalle convenzioni, per divenire tempo del racconto. «Oggi ho terra e fango persino dentro le orecchie. E credo di aver perso per sempre sensibilità alla mano destra. Aspetto con ansia il sole». G. M. (martedì 20 novembre 2012). Giulia ci restituisce sensazioni e sentimenti che contrassegnano quegli istanti, ci permette d’immergerci nella storia tramite il suo sguardo e di ‘sentire’ quel momento, di tuffarci in una dimensione che è quella della soggettività. Il viaggio di Giulia è un'esperienza totalizzante: noi non vediamo tramite i suoi occhi, ma sentiamo e immaginiamo grazie ad una assoluta libertà di espressione. Non ci sarà mai nessun autoscatto - e mi permetto di dirlo sapendo che Giulia non approverà - in grado di rappresentarla con la verità e la profondità che è insita in questo lavoro. Un self-portrait, uno degli ultimi ritratti da lei fatti, è stato predisposto per questa mostra. Giulia è immersa tra giganteschi orologi e si muove come in una danza, inscenando una singolare metamorfosi in cui il corpo umano si fonde con la natura. Visionaria, elegante, simbolica, tenta di mostrarsi, celandosi.
Non posso che chiudere con una sua citazione, invitandovi a guardare e riguardare le fotografie oltre la visione.
Mercoledì 21 novembre
«Quel silenzio che respiro la mattina uscendo dalla tenda è fresco e pieno di vita. Mi mancherà? Si, mi mancherà» G. M.
Giulia Madiai
Nata a Bagno a Ripoli nel 1989. Nel 2013 si laurea con il massimo dei voti in Fotografia e Arti Visive alla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze con il progetto Tracce Transumanti. A Settembre lo stesso lavoro vince il concorso Foto Confronti OFF e viene esposto a Bibbiena, in occasione del Festival Foto Confronti. Pluriesposto e pubblicato, Tracce transumanti è stato anche presentato nell’ottobre 2014 all’interno di Clic. hé, selezionato dal Web Magazine di Fotografia per il tema Strada. L’esordio espositivo di Giulia Madiai avviene nell’ottobre 2012, nell’ambito del Florence Art Festival, all’interno della collettiva Le ore, allestita presso l’Auditorium di Santo Stefano al Ponte. Attiva come free-lance, porta avanti collaborazioni, ricerche e progetti personali di fotografia.